Breda’nd butter
Scritto da Daniele Orlandi il 05/02/2018Il pane quotidiano, l’essenziale per sopravvivere. La locuzione inglese bread and butter (pane e burro) in senso figurato vuol dire “quanto basta per vivere”. Vivere dignitosamente, senza strafare, senza lussi, senza bollicine. Il tecnico del Perugia Breda sembra adattarsi a pennello a questo abito mentale, e non solo per il cognome che tanto somiglia alla parola pane in inglese. Vi si adatta per inclinazione mentale e per visone calcistica semplice, senza svolazzi e fronzoli. Per la concretezza (tipica della sua terra veneta e sempre commendevole) nella ricerca del risultato limitando al massimo i rischi. Una concretezza che, sia chiaro, quando le cose sembravano andare a rotoli dopo il picco basso della crisi, molti hanno invocato per salvare la stagione e la società ha privilegiato come approccio per salvare, intanto, il salvabile.
Breda e non Cosmi
Santopadre & C., vedendo le brutte, lo scelsero preferendolo a Cosmi e ad altri nomi proprio per questo: perché sembrava assicurare, con il suo modo di vedere il calcio, un approdo in acque sicure, un salvataggio dal vortice tempestoso in cui il Grifo era caduto, che aveva costretto ad abbandonare le scintillanti ambizioni di inizio stagione per ridurle ad un semplice e quasi disperato “intanto salviamo la pelle!”. E il buon Breda accettò il compito con la serietà di un professionista abituato a lavorare duramente; e con la calma olimpica di chi sa che nei momenti difficili l’unica cosa da fare è tranquillizzare tutti e non agitarsi. E proclamò, su tutte, una parola-programmatica: “equilibrio”.
L’equilibrio.
Equilibrio nell’approccio tattico e in quello mentale da parte dei suoi uomini. Equilibrio, anzitutto, nella fase difensiva, visto che l’ faceva acqua da tutte le parti la squadra biancorossa. E, tatticamente, promosse il 3-5-2 come assetto meglio di altri in grado di assecondare la ricerca di maggiori sicurezze dietro. Tutti all’inizio capirono il concetto, semplice e praticamente scontato, data la situazione. Anche se poi, a vedere le partite della gestione Breda, il Perugia ha continuato a beccare gol a grappoli fino alla fine del girone di andata e, allora, molti si son chiesti in che consistesse la novità portata dal tecnico trevigiano. Qualche ipercritico, data la persistente fragilità difensiva, la individuò in negativo, cioè nel venir meno del gioco offensivo e in un mancato sfruttamento delle potenzialità offensive della rosa.
Il mercato, il 3-5-2 e le due vittorie…
Poi arrivò il mercato, la mezza (a anche qualcosina in più) rivoluzione nella rosa, con arrivi e partenze coerenti col nuovo disegno tattico e la nuova filosofia. E all’inizio tutto è andato per il verso, con le due vittorie senza subire gol contro Entella e Pescara. Stai a vedere, ha commentato qualcuno, che il “prima non prenderle” brediano funziona. Anche perché il Perugia là davanti ha attaccanti di rango che, in un modo o nell’altro, dentro ce la buttano regolarmente. E, come succede dappertutto nel mondo pallonaro, son bastate due vittorie di fila per rispolverare in molti speranze e aspettative che negli ultimi tempi si erano del tutto ammosciate.
..ma poi il Cittadella
Senonchè, sabato scorso il perugia ha inciampato nell’organizzatissimo Cittadella di Venturato, uno cui riesce a meraviglia combinare confezionare il famoso elisir dell’equilibrio, visto che i suoi ragazzi difendono accanitamente senza mai rinunciare a offendere, e attaccano ficcantemente senza mai scoprirsi più di tanto. La partita, è vero, è stata strana, tutta decisa dagli episodi. Però, il calcio è quel gioco nel quale gli episodi sono poco o nulla episodici, cioè casuali. E vince chi sa prima cercare e poi sfruttare quelli favorevoli; e prevenire o semmai neutralizzare quelli avversi. Breda ha molte attenuanti, dagli infortuni di due terzi della difesa (Dellafiore prima di scendere in campo, Volta appena iniziata la partita) alle espulsioni, al gol divorato a porta vuota da Colombatto, all’esordio forzoso di tanti nuovi arrivati tutti insieme.
L’attendismo
Tutte cose da valutare come attenuanti, per onestà intellettuale. Ma attenuanti, non esimenti. Perché, per quanto in campo ci vadano i giocatori e non lui, il Perugia dell’era Breda ha avuto, a ben vedere, più la costante dell’attendismo che dell’equlibrio. Cioè, di una squadra che scende in campo con l’attitudine deliberata di aspettare l’iniziativa dell’avversario, se va bene scamparla e, quando le riesce, provare poi a colpire. Senonché, il giochino non ha funzionato, in casa, già tre volte nelle ultime quattro partite. Perché se aspetti e basta, il gol prima o poi è probabile che lo prendi, specie quando la difesa non è ancora registrata. E il 3-5-2, se interpretato ostinatamente in modo prudenziale, è modulo che non rende agevole le rimonte.
Non di solo pane e burro…
Insomma, modulo e filosofia brediani potevano andar bene per rimettere la barca in linea di galleggiamento, ma ora è richiesto uno sforzo maggiore di fantasia, o anche semplicemente di coraggio nell’osare. Non perché si debba ormai pensare ai play off o a chissà cos’altro. Ma perché, se si continua con l’atteggiamento minimalistico, si rischia di non sfruttare le potenzialità migliori della rosa, che stanno dalla metà campo in su. E perché, per quanto solo alla salvezza si debba pensare, c’è modo e modo di conquistarla sul campo. Lo scollamento attuale tra tifosi da un lato e squadra e società dall’altro, per quanto origini da altri fattori, sta incanalandosi ora proprio nella delusione per una stagione iniziata con squilli di trombe e poi ridottasi ad una non aurea mediocrità piatta e rinunciataria. I tifosi perugini, per quanto memori delle disgraziate avversità del quinquennio 2005-2010, non sanno adattarsi a vivere nel limbo o, perlomeno, vorrebbero essere avvisati prima e non illusi, se proprio bisogna tribolare. In questo contesto, il breda’nd butter non può bastare. Ci vuole qualche pietanza di maggior sapore e spessore. Non di solo pane e burro vive il tifoso, tanto meno quello del Perugia.
Daniele Orlandi – TifoGrifo.com