Bisoli, ritorno amaro al Curi. Bucchi come Bolìvar, il suo Perugia osa più del Vicenza e centra una vittoria fondamentale in ottica spareggi.
Scritto da Raffaele Garinella il 02/04/2017Il generale, patriota e rivoluzionario venezuelano, Simòn Bolìvar, affermava che l’arte di vincere la si impara dalle sconfitte. Proprio dalle mancate vittorie di inizio campionato, dai tanti punti persi in modo ingenuo durante le prime giornate di campionato, Il Grifo ha imparato l’arte della vittoria. Se il “bolivarismo” puntava alla creazione di una unione politica dei paesi e delle società latino americane, il “bucchismo” punta alla creazione di un grande Perugia attraverso l’unità del gruppo. Bucchi come Bolìvar, in sintesi. E Bisoli? Se è vero che i caratteri non cambiano, spostando la propria residenza e cambiando dimora, si può ben sostenere il pensiero di Lev Tolstoy, attivista, scrittore ed educatore russo, secondo cui il carattere delle persone non si rivela mai così chiaramente come nel gioco. Il Pierpaolo Bisoli di Vicenza è quello che tifosi, società e critica hanno ben conosciuto durante la passata esperienza perugina. L’allenatore di Porretta Terme, insomma, non è cambiato di una virgola e lo ha confermato anche nel dopo partita del Curi. L’ex allenatore del Perugia ha raccontato via etere di aver visto l’arbitro Marinelli concedere un rigore al suo Vicenza per poi tornare indietro sui propri passi. Bisoli è stato un calciatore importante, militando in squadre altrettanto importanti dove è stato apprezzato per il suo attaccamento alla maglia e per la sua generosità. La sua carriera da allenatore, dopo il buon avvio con Foligno e Cesena, ha incontrato alcune difficoltà. Nessuno può contestargli di essere un grande lavoratore, sicuramente un educatore per i suoi allievi, ma è altrettanto vero che molti frequentatori degli stadi non condividono alcune letture che adotta delle partite. A Perugia, forse è entrato in collisione con una parte dell’ambiente proprio per tale ragione, nonostante i tifosi di lui hanno apprezzato l’impegno spasmodico e il modo di lavorare tipico degli allenatori della generazione di Carletto Mazzone, suo antico maestro. Piuttosto che focalizzare l’attenzione su un rigore non concesso, o meglio, sul rigore concesso e poi svanito nel nulla, Bisoli avrebbe dovuto spiegare come mai, dopo un primo tempo giocato alla pari, con propositività e magari con voglia di colpire in contropiede, il Vicenza non ha praticamente quasi mai superato la metà campo del Perugia nella ripresa. Ed ancora, avrebbe dovuto illustrare quanti tiri sono stati indirizzati nello specchio della porta di Rosati nell’arco della gara. Bisoli ha un’attenuante, quella dell’assenza di Ebagua, che sicuramente avrebbe impegnato meglio di Giacomelli e De Luca i difensori centrali del Perugia, capaci di giganteggiare contro le bocche di fuoco del Vicenza. Nella ripresa il Perugia attraverso una netta supremazia territoriale, ha voluto maggiormente la vittoria, meritandola e trovandola nel finale di gara. Memento audere semper, il Grifo ha osato più del Vicenza ed ha vinto, come logica conseguenza.
Raffaele Garinella – TifoGrifo.com