Bilancio torneo apertura
Scritto da Federico Basigli il 04/01/2017
Termina male l’anno a Salerno: una sconfitta senza attenuanti che ha messo in evidenza quei limiti che già si erano intravisti in precedenti occasioni.
Peccato perché la partita è stata quello che è stata, con la Salernitana che poco ha fatto per farla sua, ed è stata persa a causa di un paio di svarioni da serie D.
Peccato davvero.
IL CAMPIONATO APERTURA
Questa serie B modello campionato argentino, con due fasi così distinte e definite che sembrano quasi essere due tornei diversi, termina col Grifo in zona playoff. Che è un primo dato di fatto, aleatorio quanto basta, tuttavia, poiché la classifica è estremamente corta.
C’è chi nella classifica corta legge un livellamento verso il basso, un deterioramento del campionato, che è un ragionamento sempre di moda ma che mi fa pensare a chi dice che il 2016 faceva schifo e che il 2017 sarà certamente migliore. Un po’ troppo semplice, ecco (comunque auguri a tutti, eh!).
Certo, rispetto a venti anni fa la B equivale ad una bassa serie C, lo sappiamo, ma i grandi cambiamenti li misuri in lustri (se va bene), non in annate. È pur vero che ogni campionato porta oscillazioni nei valori dei partecipanti, e questa annata propone particolarità importanti e diverse dall’anno scorso, ma secondo me nel senso opposto, con una soglia di difficoltà un po’ più alta.
L’aspetto più importante è che le retrocesse dell’anno precedente ambiscono tutte a risalire. Sappiamo quale discriminante sia il “rimborso” (cosiddetto paracadute) di cui fruisce chi scende dalla Serie A e come falsi i livelli e le potenzialità tra chi ne usufruisce e chi no.
L’anno scorso solo il Cagliari ha fatto fruttare il tesoretto, col Parma fallito e il Cesena a mantenersi in vita con quei soldi. Quest’anno, invece, tutte e tre le squadre retrocesse sono scese comunque “sane” ed hanno mantenuto la propria ossatura.
Il fatto che anche parecchie neopromosse siano nel giro dei playoff significa invece che la differenza tra alta serie C unica e serie B non è così ampia.
Un complesso che vince un campionato, quindi, se ben integrato può riproporsi in maniera adeguata in un contesto più alto: d’altronde non è un fatto nuovo, ed il precedente del Frosinone di due anni fa è abbastanza esemplare. Altrettanto esemplare è la parabola del Trapani, dalla quasi Serie A a fanalino di coda della classifica in sei mesi avendo venduto essenzialmente 2-3 pedine.
Definire questo campionato come livellato verso il basso, quindi, serve solo ad alzare l’asticella degli obiettivi in maniera innaturale. Sappiamo che faremo il massimo per arrivare al massimo, ci mancherebbe: è chiaro che tutti noi speriamo nella promozione, speriamo nella Serie A, speriamo di fare il culo alle grandi ed andare in Champions, ma non possiamo pensare che sia un fatto dovuto, che se non sali è un fallimento a prescindere.
Certe volte mi domando cosa ci abbia insegnato la Serie D.
IL CAMPIONATO DEL PERUGIA
Ne scrivevo la settimana scorsa. Per me il girone di andata è stato molto buono. Se il punto d’arrivo del girone d’andata resta a 30 punti come nella scorsa stagione, ciò che è cambiato è stato fortunatamente il percorso e ciò che potrebbe cambiare, coi giusti correttivi, potrebbe essere anche il punto di arrivo.
Il percorso è stato buono ed importante non perché si è giocato bene, che è una cosa un po’ onanistica, ma più semplicemente perché – eccetto 2 o 3 partite che è fisiologico cannare, in un girone di Serie B – si è sempre proposto un nostro modo di giocare ed ancora di più perché la squadra, come dire, ha trovato un verso. Poi errori ce ne sono stati, certo.
Forse all’inizio l’aspetto del ritornare a giocare ha portato il Grifo ad eccedere nello specchiarsi, e sono proprio quei 4-5 punti persi nelle prime giornate quelli che pesano di più sul bilancio (alcuni degli ultimi pareggi, invece, li ho visti come fisiologici).
Non ci scordiamo però che all’inizio dell’anno alcuni giocatori erano dei punti interrogativi: Monaco (giunto lo scorso gennaio, ma inutilizzabile fino quasi a fine campionato scorso), Di Chiara e Nicastro sono diventati titolari venendo dalla serie C, Guberti aveva accumulato più infortuni che presenze, Di Carmine veniva dalla mezza bocciatura del prestito all’Entella. Parliamo di 5/11 della formazione titolare, parliamo di metà squadra. Va dato quindi atto alla società di aver azzeccato le scelte fatte, che pure presentavano un margine di rischio, ed al tecnico di aver amalgamato bene le risorse.
Non è stato un percorso netto e non potrà mai esserlo, anche perché pure nei migliori mercati un Imperio Carcione ti capita sempre (il problema semmai è se peschi tanti Imperio Carcione, e cisono squadre a cui capita spesso), poiché alcuni giocatori hanno invece molto deluso tanto da rientrare pochissimo nelle rotazioni.
Il dubbio più grande ce l’ho su Ricci a centrocampo, che in Coppa Italia non mi era dispiaciuto ma che in campionato ha giocato poco, mentre Didibone Joss mi ha sempre dato l’idea di uno che doveva farsi le ossa un anno in LegaPro per tornare più “formato” al fine di essere realmente preso in considerazione.
Penso poi a chi non è riuscito ad esprimersi in attacco, dove gente come Da Silva e Zapata ha combinato pochissimo (Zapata è il mio più grosso rimpianto) finendo ai margini del progetto, mentre Buonaiuto ha giocato di più ma ad ogni azione interessante ha compiuto scelte di gioco sbagliate, avvitandosi mano a mano fino all’evanescenza mostrata a Salerno. Sempre in Campania penso si sia evidenziato come l’apporto di Bianchi non comporti un salto di qualità per il Grifo (eufemismo), così speriamo di aver chiuso un’altra pagina di giocatori – feticcio attesi come il Messia e rivelatisi ben al di sotto delle aspettative.
COSA FARE DA GRANDI
E’ la domanda che si è fatto Bucchi dopo Salerno ed è stato il titolo del Bisbylandia scorso. Cosa fare da grandi? A me viene da rispondere: altri venti punti prima possibile e poi, a seguire, appena si può, puntare ai playoff. Se ci avanza tempo, cercando una buona posizione di accesso, perché si sa quanto è importante, quasi fondamentale, il piazzamento.
Ma è inutile porsi obiettivi senza aver esaminato un fattore che potrebbe sconvolgere il Clausura, tanto per restare ai tornei argentini. Con la sosta, infatti, si è aperto il mercato, e girano nomi reali e di fantasia come non ci fosse un domani.
Io, prima ancora di intavolare discorsi, cercherei di capire innanzitutto come giocare. Sull’atteggiamento penso non ci siano dubbi, e – l’ho già detto – quello che ha scelto Bucchi, per come personalmente intendo il calcio, è un modo estremamente condivisibile. Dopodiché c’è da stabilire, di base, quale sia lo schieramento per far rendere al massimo i giocatori a disposizione, ed acquisirne altri funzionali.
Posto che la linea a 4 penso sia la scelta già presa, e quindi possiamo togliere alcune variabili, quello che farei è cercare elementi che servano in un contesto tattico definito, e che al limite vadano bene anche in uno schema diverso. Insomma, se ad esempio il 4-3-3 sarà l’opzione base, elementi che si collochino bene in quel contesto e che sappiano adattarsi ad uno schema secondario (ed io come opzione secondaria un 4-3-1-2 non lo vedrei poi così male, con questa rosa).
LE NECESSITA’ ED I SAREBBE MEGLIO SE…
La prima necessità su cui si è deciso di intervenire sembra sia quella del portiere, a causa del problema fisico di Rosati e delle prestazioni di Elezaj. L’eventuale scelta di Brignoli, a mio avviso, sarebbe molto buona, data la qualità dell’estremo difensore. C’è chi ha storto la bocca per i suoi trascorsi ternani ma – passatemi la battuta – chi di noi non ha avuto un periodaccio nella propria vita? Dovesse arrivare, benvenuto a Brignoli.
Dato atto che, come detto, per me come si vorrà giocare è un concetto dirimente, per arrivare preparati in ogni situazione le necessità penso siano quelle di un terzino che possibilmente faccia le due fasce, di uno o due centrocampisti, ma uno sicuramente che abbia le competenze di base per impostare il gioco ma che sia soprattutto un buon roncolatore che quando c’è da tirare una zampata lo faccia senza scendere in deliri mistici, un esterno sinistro di attacco (che se fosse capace anche di ricoprire il ruolo di trequartista, nel caso il 4-3-1-2 venga tenuto in considerazione, schifo non farebbe) e la punta. Questo al netto di partenze significative.
Dopodiché, come detto, se capiteranno occasioni per migliorare la squadra (penso specialmente agli esuberi di squadre di Serie A, e se leggete le rose ne trovate di importanti e di stuzzicanti, vedi Lukic del Torino) credo che la società, come sempre, non resterà con le mani in mano. Teniamo anche presente che individuare giocatori adatti è facile, prenderli un po’ meno e piazzare gli esuberi un gran casino. Io comunque non vedo l’ora di tornare allo stadio.
Dai che il 23 gennaio arriva presto.
Nel frattempo buon anno, forza Grifo e forza Norcia!
Federico Basigli-TifoGrifo.com