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B!

Scritto da il 06/05/2014

Bisbylandia

Bentrovati, e Bentornati. B… sì, appunto… B!!!

So chi sono e da dove vengo, ed il mio Grifo deve essere certo e fiero di quel che ha fatto quest’anno E DI QUEL CHE ANDRA’ A FARE DOMENICA.

La settimana scorsa il Bisbylandia (https://lnx.tifogrifo.com/a-testa-alta/105201/) finiva così.

L’abbiamo fatto, l’abbiamo fatto davvero. Doveva andare così perché altri finali non sarebbero stati coerenti né giusti col Dio del Calcio (quello con la C maiuscola, non quello preso in ostaggio nella finale di Coppa Italia).

I ciociari hanno impostato la gara secondo la loro logica: di cattiveria, palloni avanti come capita e mestiere. Il Perugia ha usato quello che è il principio base del judo: usare la forza dell’altro a proprio vantaggio. Esemplare ciò che è accaduto alla prima azione: quando il Frosinone ha battuto il calcio d’inizio, Curiale ha scagliato la palla in fallo di fondo, dando la rimessa a Koprivec, come per dire presuntuosamente “ti vengo a prendere”, senza pensare che in quel gesto, a ben vedere, c’era anche un altro significato ancora più evidente: “della palla non so cosa farci” (cosa confermata dai 97 minuti di gioco).

Il Grifo ha abbozzato e non si è scomposto, giocando la sua partita con attenzione alla ricerca dell’attimo giusto. Come il torero che fa sfogare per un po’ la bestia, prepotente ma scomposta ed ignorante, e poi pianta la banderilla. Il Grifo evita le incornate provocatorie di Blanchard e Curiale, gioca come ha imparato a fare nell’ultimo periodo e legittima la vittoria.

El Matador Moscati chiude il campionato e scatena la festa. Proprio Marco, il ragazzo veterano di questa squadra, mette i sigilli ad un’epoca. Quella della rabbiosa rinascita del Grifo. Quella di tre primi posti ed un secondo in quattro anni.

Domenica 4 maggio, ore 7.00. Perugia, interno casa.

Romanticismo

romanticismo-grifo

Ho visto tanti ragazzi di 15- 16 anni in gradinata: il Perugia ha un futuro”

(Massimiliano Santopadre, 4-5-14)

Già. Che avessimo un futuro l’ho capito a giugno del 2010. Il Perugia era annichilito da una serie di umiliazioni. Il secondo fallimento, la possibilità di sparire per sempre, di fondersi con realtà provinciali, la perdita di identità. Eppure lo zoccolo duro ha retto e quasi ha tratto nuova linfa da quelle disgrazie. Quelle 2000- 3000 persone che “non resisto lontano da te” hanno tenuto fede all’impegno. Un atto di fede, appunto, quello che portò tanti tifosi da Piazza del Circo a Corso Vannucci in una manifestazione di orgoglio e di passione per un’ideale, quello di una squadra e di una città profondamente nostra nonostante tutto, nonostante tanti.

Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior, diceva De Andrè, e se il poeta genovese aveva ragione, con tutto il letame che si era visto prima del secondo fallimento, Perugia non poteva che tornare ad essere una serra magnifica. E quindi dirigenti in serie, con ognuno a dare un proprio contributo, da Damaschi a Fedeli, da Moneti a lui, Santopadre, colui che ha assunto in prima persona l’onore e l’onere di condurre il Grifo da solo, secondo le sue convinzioni. Il sodalizio con Camplone e Goretti, la terza gamba della guida Perugina. La delusione del 2 giugno 2013, cancellata dalla gioia del 4 maggio 2014.

Ha ragione il mio Presidente: anche io ho visto tanti ragazzi in campo dopo la partita, ho visto quello che ero io 20 anni fa, ed ho rivissuto la magia dell’invasione sul campo da calcio, come dopo il famoso Perugia- Verona. Intanto, noi che ci siamo da vent’anni, che ormai facciamo parte dell’arredamento del Curi, siamo cresciuti, con tutti i cambiamenti che la vita ti porta ad avere: ne parlavo proprio la settimana scorsa: Ricordiamoci i vecchi compagni di partite, e chi si è trasferito (e sono in tanti, tantissimi, di coetanei miei nati nella seconda metà degli anni ‘70), chi ha preso altre strade, e chissà se ancora si informano del Grifo. Martedì sera su facebook mi scrive un mio vecchio amico che non sentivo da anni: abita ormai all’estero, e mi fa i complimenti per l’articolo. Spera che il Grifo ce la faccia. Siamo in B, amico mio, ce l’abbiamo fatta. E c’è dell’altro.

Assieme a noi stanno arrivando i ragazzi che dovranno affiancarci. Eravamo 22mila, ieri, e qualche altro migliaio sarebbe voluto venire. I 2000- 3000 che ci sono sempre stati, insomma, potranno frequentare anche gente diversa, vivaddio!

Ha ragione il mio Presidente a fare investimenti oculati, perché è difficile trovare i giusti equilibri tra ambizione e sostenibilità in un calcio italiano sempre più in crisi (morale, in primis). A proposito: chissà se il Dott. Ghirelli verrà alla finale di Supercoppa contro l’Entella o se avrà preso anche stavolta altri appuntamenti, chessò, una cresima…

Ho un debito con la città di Perugia dopo gli ultimi play-off: la serie B sarebbe il miglior modo per sdebitarmi”

(Andrea Camplone, agosto 2013)

L’ho sempre scritto: adoro Camplone, perché assieme a lui è arrivata una mentalità diversa di fare calcio: propositiva sempre, organizzata, di attacco. In più l’ho sempre visto come un antipersonaggio, uno che fa (bene) il suo lavoro e che va per la sua strada. Che non vuol dire non saper correggere i propri difetti, come ha dimostrato di saper fare, ma semplicemente che non è interessato ad allenare né i mass media né i tifosi, perché il suo lavoro è quello di allenare la squadra. Ed in un mondo di paraculi, di reti amicali formali ed informali, quelli come lui sono quasi strani e spesso non sono molto apprezzati. Almeno non quanto dovrebbero.

Il Mister con me non aveva alcun debito: l’anno scorso aveva riportato il Grifo da una metà classifica tendente ai playout al secondo posto. Una rincorsa fantastica. Aveva lui, assieme ai giocatori, al Presidente, al Direttore Sportivo, creato una situazione che ci dava l’occasione per una promozione che, per come si erano messe le cose, pareva semplicemente impossibile.

La sconfitta col Pisa, è vero, fu una coltellata, ma che qualcuno lo abbia bollato come perdente per quel ko fu comico. La ritenni una definizione risibile ed infatti usai una barzelletta per smontarla. Questa: un attore porno sul set di un film hard ha 100 rapporti sessuali in un giorno; stremato, fallisce il 101esimo. E il regista: “Frocio!”. D’altronde anche Ancelotti veniva definito un perdente. Il Mister con me non aveva alcun debito. Da oggi, ecco, sono io eventualmente ad avere un debito con lui.

Frosinone è stata per Camplone l’alfa e l’omega. Il 2 a 2 che ha segnato il suo debutto, frutto del suicidio collettivo che portò i ciociari al pareggio segnando i 2 gol entrambi oltre il novantesimo e l’1 a 0 che testimonia il percorso di crescita condotto in questo anno e mezzo (quasi ininterrottamente) alla guida del Grifo. 112 punti in un anno e mezzo, media punti ben oltre i 2 a partita. E la lode, oggi, della promozione. Grazie.

E grazie a tutti voi che avete avuto la pazienza di leggermi ed al mio correttore di bozze Giorgio che nonostante sia emiliano si è appassionato al Grifo anche lui (chiaramente se trovate refusi la colpa è sua).

In fondo, quando si arriva al termine di una stagione calcistica ci si sente alla fine di un ciclo, specialmente quando porta ad un cambiamento, in questo caso straordinariamente positivo.

E’ stata una annata esaltante ed un piacere potervela raccontare.

Adesso cerchiamo di vincere la Supercoppa e poi… poi…

Oh, ma da quando si può rifare l’abbonamento???

Tutti insieme abbiamo raggiunto l’obiettivo, a testa alta!!!

Federico Basigli

 

Scritto da
il 06/05/2014.
Registrato sotto PERUGIA CALCIO, Primo Piano.

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