Avellino-Perugia 2-0. Grifoni sbagliano tutto all’esame di maturità.
Scritto da Redazione il 09/04/2018Una sconfitta su tutti i fronti: agonistico, tecnico e tattico. Il Perugia esce dal Partenio sovrastato da un Avellino caricato a mille dal cambio di allenatore. Gli irpini dominano dall’inizio alla fine un Perugia molle e inconcludente, non pervenuto per tutto il match. Le motivazioni di chi aveva l’acqua alla gola e voleva voltare pagina con Foscarini in panchina, sono state superiori a quelle di chi, vincendo, avrebbe potuto avvicinare significativamente la zona promozione. Prova ne sia che gli irpini sono sempre arrivati in anticipo sulle seconde palle e hanno sovrastato i perugini sui contrasti in ogni zona del campo. I grifoni hanno concesso così agli irpini il gol (forse viziato da un fallo a centrocampo non rilevato dall’arbitro) una traversa e diverse altre occasioni nitide distribuite nei due tempi. La situazione di impotenza ha innervosito gli uomini di Breda, a dimostrazione che l’approccio mentale alla partita è stato totalmente sbagliato. E che il Perugia, chiamato a dimostrare la propria consistenza nell’occasione in cui era a portata l’avvicinamento alla zona promozione diretta, ha fallito senza scusanti l’esame di maturità. E la prestazione senza attenuanti, inutile nasconderlo, per come è maturata, getta qualche ombra da non sottovalutare sulle prospettive e ambizioni del Perugia, chiamato a risollevarsi subito, ma apparso mentalmente un po’ scarico e carente in personalità nel posticipo in Campania. Sul piano tattico, gli esterni del Perugia sono stati costretti a fare i terzini, presi in mezzo dalle coppie Pecorini-Molina e Falasco-D’Angelo, quest’ultimo anche libero di svariare tra le linee sulla tre quarti. Come prevedibile, Foscarini ha puntato sulle fasce e sui cross per Castaldo, sul quale i centrali perugini si sono alternati, ma tutti senza costrutto. E se la difesa non garantisce più graniticità, gli esterni non spingono, il centrocampo arranca (Kouan un pesce fuor d’ acqua, Gustafson e Bianco sovrastati dai dirimpettai campani) gli attaccanti non vedono una palla che è una, lo svantaggio è logico, oltre che meritato. Il Perugia ha fatto il primo e unico tiro in porta nei minuti finali della partita. Fino ad allora, un cincischiare perfino irritante dei grifoni, nessuna capacità di costruire più di due passaggi, errori di tutti in ogni zona del campo. Insomma, un buio totale, tipico delle partite che prendono una piega sbagliata e tutto travolgono in una spirale negativa, nella quale un errore tira l’altro e nessuno, proprio nessuno si salva. Neppure quelli messi dentro nella ripresa; neppure Diamanti, che non ha azzeccato neppure un passaggio, e, fra tiri alle stelle e cross in curva, sembrava volersi candidare per la nazionale di rugby. Ora Breda dovrà essere bravo a resettare tutto in fretta, per far riprendere alla squadra e ai singoli il cammino interrotto bruscamente ad Avellino. La prossima è in casa col Venezia, uno scontro diretto in zona play off. Ma ai grifoni farà bene preparare la partita senza guardare oltre e senza pensare alla classifica. Finora ha funzionato così. E sara bene tornare allo spartito tradizionale.
Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia