Approfondimento tecnico a cura di Michele Antognoni
Scritto da Redazione il 24/02/2015Sarà pur vero che il calcio non è scienza esatta. Ma è altresì incontestabilmente vero che è materia empirica, basata cioè su un fondo di scienza, ma soprattutto sulla sperimentazione e sull’osservazione “clinica” dei risultati di quegli esperimenti. E’ il campo che dice se una teoria di gioco, un modulo, gli interpreti funzionano o meno. Ed ai risultati dell’osservazione clinica, del campo, è bene attenersi: altrimenti se lo sperimentatore si arrende alla tentazione di ascoltare le sirene per compiacerle, non contraddirle, evitare gli scontri, o peggio per vanagloria il risultato non è solo quello che l’esperimento fallisca. Ma che salti per aria tutto: esperimento, sperimentatore, protagonisti dell’esperimento e spettatori. Perchè il calcio non è scienza esatta, ma dar la stura d’amblè con il campionato in pieno svolgimento al modo di giocare, vanificando tutte le certezze acquisite, solo per amore di cambiarella è assai rischioso. E Camplone e chi ha scelto (Goretti) di abbandonare la strada del già visto e sperimentato (Eusepi) per affidarsi alle scommesse (Rabusic, Perea anche se per costui il discorso è molto, molto diverso ed è il Perugia in primis ad essere stato turlupinato) – sappiamo tutti – ci è andato vicino così a fare il botto. Perché? Fondamentalmente perché Camplone si è assunto in prima persona la responsabilità non tutta sua di abbandonare il 3-5-2 che il campo aveva incontrovertibilmente certificato essere lo spartito più adatto al suo calcio, prima ancora che ai suoi interpreti: quelli che almeno sino al mercato di gennaio gli erano stati messi a disposizione ed anche a quelli successivi, a ben guardare. Da Perugia Paganese del campionato scorso in poi, passando per l’amichevole agostana di Latina e fino alla gara interna col Latina di quest’anno sono passate le stagioni, è cambiata la categoria, sono cambiati parecchi (anche troppi) giocatori. Ma i risultati il campo li aveva dati. Serie B prima, dopo la tremarella delle rimonte di Frosinone e Lecce perché il 4-3-3 imbarcava acqua, primato iniziale in classifica di serie B poi con tanto di calcio champagne e assestamento su una posizione di classifica tranquilla dopo, quando l’effetto champagne era svanito (rectius, scialito) e le lacune di una rosa troppo ristretta, mal assortita e priva di giocatori con caratteristiche precise (centravanti di peso, difensore centrale possibilmente mancino, laterale di ricambio, mezzala capace di inserirsi e di mordere le gambe all’avversario) avevano cominciato a farsi sentire. Ma la difesa no. La difesa – uscite pazze di Provedel e mancanza di caratteristiche di baluardo insuperabile in Giacomazzi a parte – era una certezza. Di gol se ne subivano pochi e sempre (o quasi) o per colpa delle uscite di Provedel (altrimenti un fenomeno tra i pali) o per incursione centrale o sul centro destra degli avversari. Dalla trasferta di Trapani in avanti è stata invece una pacchia per gli avversari andati sempre in rete e con relativa facilità. E questo semplicemente perché il Perugia non può giocare con la difesa a quattro e neanche snaturare le proprie caratteristiche di gioco. La trasferta di Carpi da questo punto di vista è stata assolutamente paradigmatica: si è optato per un 3-4-3 togliendo Fossati (il migliore nella partita precedente contro il Pescara e quasi sempre il migliore nelle precedenti e nelle successive) ed il Carpi ha vendemmiato fuori stagione. Queste ultime due partite hanno restituito delle certezze. il 3-5-2 anzitutto. D’accordo, era stato proposto anche a Catania, ma lì erano mancati gli esterni (erano stati adattati giocoforza due attaccanti puri come Parigini e Fabinho), avevamo preso due gol per la solita uscita di Provedel e per aver consentito a Belmonte di trasformarsi in Djalma Santos e se l’arbitro e Gillet non si fossero messi a fare i fenomeni saremmo stati qui a commentare un “clamoroso al Cibali”, altroché. La certezza numero 2 deriva dall’aver riacquisito una certa solidità difensiva: contro il Modena, tremori del priomo tempo, del tutto fisiologici dopo quella settimana trascorsa a parte, non si sono subite reti. Ed il Brescia – che pure aveva Calori che conosceva a menadito il Grifo per essere stato sul trespolo a gufare per più di un mese – al di là del gol su palla inattiva e due contropiede beccati più per assestamento psicologico che altro, dalle parti di Koprivec non si è mai visto. Il Brescia non si è visto: che davanti ha l’Airone Caracciolo, Corvia e Sestu, mica scapoli e ammogliati. La certezza numero 3 è – come ha detto Serse Cosmi in un intervista al Messaggero – che con l’arrivo di Hegazy anche Giacomazzi ha acquisito quella solidità che ci voleva al centro della difesa e gli mancava. Intendiamoci. Hegazy non sarà il Nesta delle Piramidi, ma ha personalità da vendere, è pulito negli appoggi e quel che più conta un fisico da granatiere che lascia negli avversari la sgradevole (per loro) sensazione che se provi a passare possa bussare come un fabbro di Pescaglia (grazioso paesino della provincia di Lucca famoso per i suoi fabbri ed i suoi mugnai: questa – sia detto per inciso – vuole essere solo una nota di colore simpatica, senza che nessuno si offenda e non ci sia un altro sindaco permaloso in giro per l’Italia che si metta a scrivere lettere aperte di protesta, per carità!). La certezza numero 4 è data dalle caratteristiche dell’accoppiata Fabinho- Ardemagni, con quella Falcinelli- Parigini di ricambio che è tutt’altro che di ripiego. Fabinho se l’è inventato adesso Camplone nel ruolo di seconda punta: libero da pensieri di copertura per troppo campo è semplicemente devastante (chiedere alla difesa del Modena ed al malcapitato Tonucci del Brescia). Ad Ardemagni servivano solamente due cose: mettere un po’ di minuti sulle gambe e ritrovare la convinzione (che gli avevano fatto perdere a La Spezia) di essere quello che in realtà è: una prima punta coi controc…A Brescia gli ci sono voluti due gol mangiati per tornare in sé stesso e colpire con un colpo da biliardo la palla sull’assist di Rizzo. Eccola qui la certezza numero 5. Rizzo. Il centrocampista che mancava: per caratteristiche una specie di incrocio tra Gattuso e Tedesco. Come se ne poteva stare ancora a gennaio in lega pro e per giunta in fondo alla classifica un giocatore del genere è un mistero. Certezza numero 6: il portiere. Koprivec, accantonato con troppa fretta da chi aveva la smania di mettere nell’album dei ricordi i protagonisti dalla scorsa stagione (ma proprio tutti!), si sta prendendo delle belle rivincite, ha ridato sicurezza al reparto e poi…il Presidente ci ha fatto un regalino mica da ridere, chiamato Marco Amelia che oltre a contribuire in maniera determinante al campionato del Grifo farà diventare fenomeno vero lo stesso Provedel.
Sabato arriva lo Spezia. E sarà una partita sparti-acque. Tra una stagione di sofferenze ed una stagione di possibili soddisfazioni tardo primaverili. All’andata quel furbone di Bjelica proprio contro il Perugia mise nel cassetto il 4-4-2, virò sul 3-5-2 a specchio con quello bello bello di Camplone, vinse, salvò la panchina e dette il via ad un campionato importante infarcito di diversi colpacci esterni. Anche se non così importante come nelle ambizioni e nelle possibilità della ricchissima società che ha alle spalle. Verrà a Perugia per vincere, poco ma sicuro. Rispetto al girone d’andata sarà uno Spezia molto diverso. Meno granitico dietro (ha perso Ceccarelli), ma molto più forte sulla corsia mancina (Luna è calciatore importante a livello europeo, ma che ancora deve ambientarsi) e davanti, dove a fare da spalla al sorprendente Catellani c’è Nenè, che a Novellino si è già presentato facendogli perdere il sonno. Squadra tosta, quadrata e piena di giocatori importanti (come Brezovec) lo Spezia. Ma troverà pane per i suoi denti: un Grifo rigenerato nel fisico e nello spirito, sia dalla conferma dell’allenatore, sia dagli ultimi risultati, sia dal cambio di modulo e dagli innesti. E soprattutto troverà un Ardemagni a cui hanno fatto fare la panchina preferendogli persino il massaggiatore. Scommettiamo che un filino, ma giusto un filino Ardemagni e tutto il Grifo si faranno valere?
Michele Antognoni – TifoGrifo.com
Foto: Elena Saltafusi