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Approfondimento tecnico a cura di Michele Antognoni

Scritto da il 28/05/2015

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Affrontare ogni tipo di analisi ed approfondimento tecnico dopo una botta del genere riesce francamente difficile, non tanto per capire dove e come si sia sbagliato, lì ci arriva la ragione. E’ difficile perché il cuore sanguina ed emotivamente siamo tutti scossi da un’eliminazione così, da polli, a cui non eravamo preparati, al di là degli indubitabili meriti del Pescara. Buttare via i campionati in questa maniera fa male per davvero. Il sesto senso al quale ci si affida per cercare di prevenire e prevedere gli eventi negativi, porre rimedi preventivi per evitarli o per prepararsi ad assorbirli e metabolizzarli, stavolta non ha funzionato. Ma proprio per niente ed anche a ragione, perché le avvisaglie erano tutte di segno nettamente contrario. E la botta è stata tremenda. Per fortuna che ci ha pensato la Curva Nord a rianimare tutti coloro che amano questi colori e che hanno lottato per questa maglia con applausi, cori e ringraziamenti che hanno diluito e non poco il dolore per l’eliminazione. A questi Tifosi unici, maturi e appassionati come nessun altra tifoseria in Italia va ogni applauso e va tributato il massimo degli onori. Oggi e non da oggi dimostrano di meritare la Champions League ed è grazie anche a loro che dobbiamo sentirci, noi che siamo nati a Monteluce o al Silvestrini, orgogliosi di essere perugini e girare a testa alta in ogni parte dello Stivale.

La sconfitta patita ad opera del Pescara richiama alla mente, più che il play off di tre stagioni fa contro il Pisa, il ko che subì un altro mito perugino, Gianfranco Rosi, all’inizio della sua eccezionale carriera. Ed attenzione perché è dalla botta tremenda subita al Pala Evangelisti al terzo round da Lloyd Honeygan nel lontano e freddissimo gennaio del 1985 e che gli costò la corona europea dei superwelter, che Gianfranco costruì le sue fortune. Sarà bene meditare attentamente, se la tentazione societaria dovesse essere quella di un nuovo azzeramento, perché il patrimonio acquisito nella presente stagione, a sommesso avviso di chi scrive, meriterebbe di essere conservato e migliorato, sempre nei limiti del possibile e del consentito, non di essere disperso. Ci torneremo sul concetto.

Il Perugia, questa partita, l’ha persa nella più cretina delle maniere. Perché avendo avuto il merito e la fortuna di sbloccarla ad inizio ripresa, dopo un primo tempo di sofferenze, queste partite hai l’obbligo di portarle a casa. Punto. Al di là del valore degli avversari, che per vincerla non hanno fatto i fenomeni: si sono molto semplicemente limitati a fare il loro e a passare alla cassa a ritirare i nostri regali. Giocavi in casa con un pubblico fantastico a sostenerti ed avevi a disposizione due risultati su tre, venivi da un periodo di forma fisica e mentale ottimi, la partita e la qualificazione te l’avevano messa in congelatore Goldaniga e finalmente avevi iniziato a giocare come sai, sfiorando il raddoppio e soprattutto cominciando a non farceli credere più di tanto ai tuoi avversari: orbene, dunque, Maramao, perché sei morto? Pane e vin non ti mancavano proprio. La partita il Perugia l’ha persa tra il pareggio con l’errore sciagurato di Koprivec ed il rigore del raddoppio. E se un rimprovero da matita blu può essere mosso a Camplone (da chi scrive sempre e giustamente difeso) è quello di non avere adottato le idonee contromisure una volta preso il gol del pareggio.

Passo indietro. Il Mister inizialmente aveva optato per un 3-5-2, e la scelta anche se il 4-3-3 riproposto col Carpi e a Cittadella aveva dato risposte confortanti poteva sembrare corretta. Inizio prudente e semmai cambio di modulo in corsa, ci può stare. Ma Rizzo in quelle condizioni non era presentabile. A centrocampo eravamo in superiorità numerica 3 contro 2 ma non sembrava proprio. Di come avrebbe giocato il Pescara si sapeva alla perfezione. 4-2-3-1, i quattro dietro bloccati, con Memushaj e Torreira (gran giocatore ad appena 19 anni: ci ha ricordato il primo Pizarro) a riavviare palla a terra l’azione e ad interrompere sul nascere, ricorrendo sovente al fallo tattico, le ripartenze del Perugia, Pasquato e Politano larghi e pronti ad accentrarsi, Melchiorri (grande rimpianto del mercato estivo, quando sembrava ad un passo) unica punta che si muoveva tra Giacomazzi e Goldaniga e Bjarnason a ridosso in posizione centrale bravo a ripiegare in fase di non possesso su Fossati. Domanda numero uno. Chi doveva andare a prendere Bjarnason: doveva uscire Giacomazzi o abbassarsi Fossati?. La prima che hai detto. Perché se abbassi Fossati non hai più la superiorità numerica a centrocampo. Cosa si è puntualmente verificato? Che a chiudere sull’islandese ripiegava Fossati col risultato, viste le condizioni di Rizzo, che era il Pescara ad essere in superiorità numerica a centrocampo. Ci è invece piaciuta un’altra idea di partenza, solo parzialmente tradotta in pratica nel primo tempo. Fazzi e Crescenzi dovevano fare entrambe le fasi. Stare molto attenti a quella difensiva perché Politano e Pasquato sono due attaccanti puri, ma spingere pure. Perché costoro non li avrebbero mai presi. Ed infatti Crescenzi e Fazzi hanno fatto un paio di belle incursioni ciascuno, Crescenzi anche un paio in più, sbagliando di poco la misura del cross. Col risultato però che il Pescara, al di là dei brividi che faceva venire Melchiorri con le sue funamboliche giocate, col passare dei minuti stava sempre più lontano dalla nostra area, anche se noi avevamo combinato poco: peccato quel traversone sbagliato a fine primo tempo da Verre, che se anziché rimetterla indietro alza gli occhi e l’appoggia centrale Ardemagni o Falcinelli l’avrebbero dovuta solo spingere dentro. I problemi di assetto sono però aumentati nel secondo tempo.

Perché Oddo, che in conferenza stampa pre gara aveva avvertito di saper leggere dove andare a far male agli avversari, con due mosse ha avuto ragione. Ha invertito Bjarnason con Pasquato, costringendo così Fazzi a non spingere più di tanto perché l’islandese a differenza dell’ex juventino gamba per rincorrerlo l’aveva e soprattutto ha spostato Melchiorri ad incidere tra Giacomazzi e Mantovani. Ed in quella posizione, già prima dell’azione che ha portato al raddoppio aveva fatto molto male creando numerosi pericoli. Ma il Perugia aveva avuto l’enorme merito di passare in vantaggio. E di lì cominciare a giocare come sa, con la palla che girava finalmente bene, con Verre che riusciva a partire tra le linee e a strappare come sa fare, con il raddoppio sfiorato in due circostanze fino al patatrac. Crescenzi che come all’andata si perdeva l’uomo sulla fascia, Politano che si accentrava e col piede sbagliato (il destro) tirava tanto per concludere il contropiede. Con Koprivec, protagonista di un eccellente campionato, che combinava il frittatone. Era la svolta della partita perché il Grifo smarriva tutte le certezze acquisite ed il Pescara ritrovava coraggio e giocate pericolosissime con Melchiorri e l’ottimo Brugman subentrato al non eccelso Memushaj.

E’ qui che è mancato Camplone. Perché con i nostri due esterni che non salivano più ed i quattro attaccanti del Pescara era chiaro che andava presa immediatamente una decisione. O dentro Fabinho e Nielsen per un 4-3-3 che avrebbe costretto i quattro attaccanti del Pescara a ripiegare oppure dentro Hegazy per contrastare Melchiorri e magari anche Comotto per Mantovani e Giacomazzi che stavano soffrendo e non poco. Invece ha preferito continuare con quel modulo e quegli interpreti avvicendando Ardemagni con Parigini col risultato che sotto di un gol per rigore provocato da una spizzata dell’incontrastato Melchiorri ( e di avvisaglie prima ce n’erano state almeno un paio), nel prevedibile assalto finale all’arma bianca eravamo anche privi dell’unico vero ariete d’area di rigore, Ardemagni appunto.

Cancelliamo, resettiamo e ripartiamo. Non fa bene alla salute tenersi dentro i dispiaceri, come quello grande per un’eliminazione a casa nostra, dove non sarebbero dovuti mai passare, regalata.

Amen. E’ andata. E questa autentica auto-castrazione non può però scalfire i meriti di un gruppo, di un allenatore e di una società che ci hanno regalato una stagione straordinaria e che vanno pubblicamente ringraziati.

Toccherà ora alla società il non facile compito in poco tempo di analizzare, programmare e ripartire.

La certezza è che come sempre opererà al meglio. Personalmente riteniamo che questo meglio consista intanto nel confermare Camplone e poi non stravolgere questo gruppo, ma semmai andare a cercare le pedine giuste per rimpiazzare i nostri straordinari ragazzi che rientreranno alla base dopo i prestiti.

Con la profonda convinzione in chi scrive che aggiustando solamente il tiro senza fare rivoluzioni il prossimo anno di questi tempi potremmo stare a parlare di ben altro. Non ci dimentichiamo che il Perugia è la squadra che ha fatto il maggior numero di punti nel girone di ritorno.

Scusate se è poco.

Michele ANTOGNONI – TifoGrifo.com

Scritto da
il 28/05/2015.
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