Alvini fuori, Castori dentro. Santopadre vincerà l’ennesima scommessa della sua gestione?
Scritto da Redazione il 08/06/2022
Anche Massimiliano Alvini se n’è ufficialmente andato. Dopo una stagione ben al di sopra delle aspettative di inizio campionato, finita con un’immeritata eliminazione ai preliminari dei playoff sul campo del Brescia, il tecnico di Fucecchio ha preso la sua strada, rispondendo positivamente alle sirene provenienti dalla Cremonese, neopromossa in Serie A. L’opportunità, stavolta, era evidentemente troppo ghiotta: impossibile perdere l’occasione di sedersi su una panchina del massimo campionato italiano, tanto più a 52 anni compiuti.
Le indiscrezioni emerse nelle ultime due settimane hanno permesso di capire meglio quali erano le condizioni – scritte o non scritte – che ruotavano attorno al rinnovo del contratto di Alvini a Perugia. A fronte di una chiamata dalla Serie A, infatti, le parti si sarebbero riservate di parlarsi nuovamente per capire il da farsi. Così è stato. L’ormai ex allenatore biancorosso sta per prendere la via di Cremona, mentre alla società di Pian di Massiano dovrebbe essere corrisposta una sostanziosa indennità di svincolo.
Gran parte della tifoseria è amareggiata e delusa dal comportamento di Alvini. Non tanto per il mancato rispetto del contratto messo ‘nero su bianco’ lo scorso 9 aprile, quanto piuttosto perché alle parole pronunciate dal tecnico varie volte durante la stagione, sono seguiti fatti di segno opposto. La fame di calcio giocato, la provenienza da una lunghissima gavetta, il modo di fare umile e disponibile avevano in pochi mesi trasformato un allenatore quasi ignoto ai più in un beniamino della tifoseria, simbolo di ripartenza dopo l’inferno della Serie C e di speranza in una continuità a lungo agognata.
Con l’arrivo del veterano Fabrizio Castori, che ha firmato per un anno con rinnovo automatico in caso di raggiungimento dei playoff, il Perugia comincia il suo settimo campionato consecutivo con un nuovo allenatore. Poco conta, a fini statistici, la parentesi Alessandro Nesta, spedito in panchina al posto di Roberto Breda all’ultima giornata del campionato di Serie B 2017-’18, appena in tempo per cercare di preparare la squadra in vista di un preliminare playoff, finito poi malissimo in Laguna contro il Venezia (3-0). Il vero banco di prova da allenatore per l’ex campione di Lazio e Milan sarebbe comunque iniziato con il campionato successivo.
Dopo Pierpaolo Bisoli, Christian Bucchi, Federico Giunti, i già citati Breda e Nesta, Massimo Oddo, Serse Cosmi, Fabio Caserta e Massimiliano Alvini, Fabrizio Castori si appresta a diventare il decimo allenatore del Perugia negli ultimi sette anni e l’undicesimo cambio in panchina (Oddo fu richiamato dopo il primo esonero a gennaio 2020). Se da un lato l’allenatore uscente lascia la tifoseria praticamente interdetta e stizzita, dall’altro la società ancora una volta non riesce a costruire un progetto strutturato a lungo termine, ovvero attrattivo sia per il tecnico di turno che per una serie di giocatori importanti in categoria.
Il prossimo campionato cadetto si preannuncia ancor più difficile di quello appena andato in archivio. Usciranno big del calibro di Lecce, Cremonese e Monza ma subentreranno società storiche quali Genoa, Cagliari e Venezia ed altre economicamente ben attrezzate come Bari, Modena e Südtirol, nonché una tra Palermo e Padova. Senza contare chi resterà, con il dichiarato intento di riscattare le recenti delusioni e centrare la promozione mancata quest’anno: Brescia, Pisa, Benevento, Parma, Ascoli, Frosinone e SPAL.
Con le sue 501 panchine in Serie B, primo per presenze tra gli allenatori in attività e quinto in assoluto, Castori appare senz’altro la scelta più indicata in termini di esperienza e concretezza per un’annata che vedrà quasi sicuramente il Perugia costretto a sudare le proverbiali sette camicie per riuscire anche soltanto ad eguagliare il risultato raggiunto quest’anno. Il campo potrà smentirci, ovviamente, ma chiunque pensava di poter ricominciare dalle certezze faticosamente costruite tra settembre e maggio scorsi, deve ora ricredersi. Si ripartirà, ancora una volta, da numerosi punti interrogativi: un gioco da inventare, un rapporto con l’ambiente da sviluppare ed una rosa da riorganizzare alla luce sia delle partenze sicure sia dell’età, sempre più avanzata, di molti senatori.
Che Alvini – al di là delle sue legittime e comprensibili ambizioni di carriera – si sia comportato in modo poco riguardoso verso la tifoseria appare evidente. Ancor più evidente, però, dovrebbe essere il fatto che quella di Perugia, ormai da anni, è una realtà calcistica che sembra poter ambire al massimo ad una partecipazione ai playoff, ma nulla di più.
Se è vero che nel calcio i contratti possono non essere completamente vincolanti, è ancor più vero che questa condizione mette definitivamente al centro dell’attività imprenditoriale un altro fattore: l’attrattività. Come e più delle aziende di qualsiasi altro settore, una società di calcio oggi deve proporre un piano di investimenti a 360 gradi per poter ottenere traguardi importanti.
Attrarre significa ripartire anzitutto dal capitale fisso e da quello umano. In questo caso, dunque, è fondamentale un progetto concreto di ristrutturazione o riqualificazione di tutte le strutture sportive, dallo stadio ai campi di allenamento, dall’accoglienza al settore giovanile, facendo del Perugia calcio un marchio, spendibile anche all’estero, capace di coniugare la tradizione calcistica del titolo sportivo ad uno sguardo rivolto verso il futuro.
Nella pratica, tanti di questi aspetti erano già stati tenuti seriamente in considerazione durante la gestione Gaucci, quando una rete strutturata di osservatori visionava e studiava centinaia di giovani calciatori in Italia e all’estero, la primavera poteva contare su una fucina di talenti conquistando ben due scudetti di categoria nel 1996 e nel 1997, e lo stadio fu ammodernato per il ritorno in Serie A del 1996, presentando contemporaneamente un progetto per una radicale ristrutturazione sostenibile dell’impianto con fondi europei.
Ora sarà possibile dare vita ad un percorso almeno in parte simile? L’arrivo di Fabrizio Castori costituisce una certezza assoluta per la categoria. Non si tratta di un debuttante né di un giovane ma di un professionista affermato, che avrà presumibilmente ricevuto adeguate garanzie in merito al progetto tecnico. Che sia questa la svolta societaria tanto attesa dai tifosi?
Andrea Fais – TifoGrifo.com