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A chi giova?

Scritto da il 14/10/2020

 

 

Scrivo, forse, più a scopo scaramantico che per reale bisogno. L’ultimo Bisbylandia è uscito col Grifo in zona salvezza, in Serie B, e da quel momento ad oggi ci è mancata solo l’invasione delle cavallette, ma magari in questo magico 2020 arriva pure quella.

La retrocessione è stata un duro colpo per tutti. Pur abituati nel corso degli anni alle montagne russe di declassamenti d’ufficio, fallimenti e spareggi cannati, perdere la B dopo averla vissuta per 6 anni quasi sempre dalla parte sinistra della classifica non poteva non portare a scoramento, astio, gente che si insulta a vicenda e generalizzato giramento di coglioni.

Averla persa in questo modo, in una annata dove in pochi hanno fatto il loro dovere e qualcuno in squadra sembra aver anche remato contromano, ha fatto andare tutti in tilt, concorrendo a creare un clima tremendo. Aggiungiamo che ciò è avvenuto a stadi chiusi, con una pandemia in atto dove questo calcio liofilizzato si faticava quasi a considerarlo reale.

Meglio: la retrocessione è stata reale, ma è avvenuta in un panorama così artificiale in cui per la prima volta in vita mia in uno spareggio non si cercava nemmeno più la squadra più meritevole. Era più onesto retrocedessero entrambe, per lo schifo visto.

 

Se qualche mese fa parlavo della necessità della congiuntura astrale perfetta per salire in Serie A, perché in alcuni degli anni di B non era mancato tantissimo per poter davvero realizzare il sogno di tutti, in questo 2020 già di suo di merda sul Perugia calcio si è compiuta la congiuntura astrale perfetta, peccato sia stata quella NEGATIVA. Acquisti sbagliati, dichiarazioni sbagliate, rapporti sbagliati, persone sbagliate, situazioni di campo sbagliate. “Tutti i miei sbagli”, avrebbero detto i Subsonica.

Solo che nella canzone c’è una strofa, “A caduta libera, in cerca di uno schianto”, che ci illustra la situazione di oggi: siamo caduti in C, ma ancora dello schianto paradossalmente non ci siamo resi totalmente conto. Mio zio avrebbe detto: “Semo morti e n’ce semo acorti”.

 

Siamo in quella fase in cui non ci siamo ancora fatti la diagnosi reale: ci sono molti, tra i tifosi ma anche in squadra, forse, che non hanno capito che siamo retrocessi e per risalire servono lacrime e sangue, che mettendo davanti blasone e supponenza ti fai male ulteriore. Che non abbiamo nessun diritto divino alla promozione, per averne conferma basterebbe citofonare ad alcune nostre nuove coinquiline, tipo la Triestina o il Padova…

Ripartire sarebbe stato già faticoso dopo ferragosto “”””””””solo”””””””” per essere retrocessi. Abbiamo fatto in modo di retrocedere male e di non capire (o far finta di non capire) che la C è un campionato peggiore, ben peggiore, della B. Io ormai ho un’età: come tifoso “nasco” in C (girone B, quello del sud), e come funziona me la ricordo bene. So che una C a vincere la fai o spendendo i soldi che ci mise Gaucci comprando gente di A o – se non hai i soldi per “comprartela” la promozione, uccidendo il campionato come il Monza lo scorso anno – passando per le forche caudine di campi e campetti dove devi costantemente guadagnarti i punti che servono per arrivare PRIMO (solo PRIMO) su diciotto squadre. Il che non è semplicissimo.

La C è un pantano dove per uscirne devi trovare umiltà, identità e coesione su tutti i livelli. E detta così, già viene male. Se ci soffermiamo poi sul concetto di coesione, viene voglia di darsi alle bocce in discesa.

Il Grifo è partito in ritardo, essendo retrocesso a Ferragosto, cambiando guida tecnica nella pausa campionato più corta della storia, iniziando un percorso tecnico non banale, cominciando tardi il percorso di preparazione, cambiando molti giocatori e tenendone alcuni che forse non so quanto fosse da progetto tenere.

E però i problemi fisici e di amalgama, se potevano valere nella partita contro il Fano, hanno lasciato il campo ad altre valutazioni, dopo la vittoria ad Arezzo, nella sconfitta casalinga contro il giovane Cesena ed in quella rovinosa di Mantova. In queste ultime due occasioni, infatti, abbiamo preso il gol del pareggio subito dopo aver segnato l’1 a 0 e nei primi minuti di gioco, nel primo caso a fronte di un errore individuale che non era nemmeno il primo (vedi gol sciupato dal Cesena nei primi secondi di gioco), nel secondo di un approccio alla gara sbagliato ancora più generale, che sembrava di vedere in campo 11 iemmelli con le unghie incarnite o 11 Buonaiuti che mangiano torrone.

 

Fa specie, inoltre, che nelle ultime partite i peggiori in campo, al netto del povero Kouan che, con Melchiorri, era per me tra i pochi da confermare, siano stati proprio i reduci della scorsa stagione, quelli che in teoria dovrebbero rappresentare quest’anno i valori aggiunti ed avere dentro il fuoco sacro di chi qualcosa deve farsi comunque perdonare. È necessario capire che almeno fino a gennaio la casa comune è questa, e che per certi versi quest’anno sarà più importante dei precedenti. Resettare le scorie del campionato precedente e mettere impegno, passione e sudore. Solo così il Grifo potrà fare un buon campionato.

Poi per carità, possiamo anche parlare di amalgama ed abitudini, di scelte tattiche e posizioni, coi centrali molto larghi in fase di impostazione e con Melchiorri largo a sinistra quando forse al centro dell’attacco potrebbe dare un apporto più sostanzioso, ma se l’approccio alla gara è quello di Mantova non basta nemmeno Ronaldo (il Fenomeno). La questione principale, poco da dire, riguarda la testa.

Se, come spero, Mantova sarà quella tappa che imporrà di mettere da parte gli alibi ed inchioderà tutti ad assumersi quelle responsabilità necessarie anche solo a pensare ad una difficile risalita, la cinquina presa sarà stata salutare ed il nostro campionato potrà davvero cominciare. Altrimenti si va verso una nuova via crucis.

E però c’è anche un altro aspetto che viviamo costantemente e non posso permettermi di ignorare, se voglio scrivere un articolo intellettualmente onesto.

 

L’elefante nella stanza è il rapporto proprietà – tifosi.

 

Compromesso dopo i fatti post La Spezia di qualche anno fa, la mia impressione è che, dati i risultati buoni e la serie B, si sia vissuti per anni con l’ascia di guerra sepolta sotto un pioppo di Pian di Massiano, in una sorta di patto di non belligeranza, nella speranza di magnifiche sorti e progressive su cui il 2020 ha calato un colpo di mannaia. La retrocessione è stata una sorta di liberi tutti ad esprimere quel che alcuni avevano in animo da tempo, e più in generale ha unito malumori di varia risma, da quelli dovuti a quel fatto, a quelli personali, a quelli delusi, dalla retrocessione e da dichiarazioni che non si sono rivelate esatte (la serie A in 3 anni, la corazzata, ecc.), fino a chi due male parole non le disdegna mai verso nessuno.

 

Il mondo (stavo scrivendo il mondo del calcio, ma è un atteggiamento ben più generale) ha una naturale propensione a tessere le lodi della persona in carica fino a che… la persona in carica non incontra difficoltà.

Il mondo del calcio, appunto, non fa eccezione, e la parabola del Grifo di Gaucci, e di Gaucci in persona, ci dovrebbe aver insegnato qualcosa (in teoria).

Ognuno può avere la propria opinione sul Presidente (perché poi il pomo della discordia è questo), ed ogni contestazione che rientri nella soglia dell’educazione è a mio avviso legittima. Errori ne ha fatti, dall’esterno direi anche umanamente poco carini verso alcuni (cito il trattamento riservato a Breda o Mazzeo, per dire). Mi pare tuttavia di assistere oggi ad una deriva in cui per vari motivi si tende a buttare via con l’acqua sporca il bambino società Perugia Calcio, che – seppur ad oggi bruttino – è pur sempre un bambino che deve crescere e per me può farlo anche bene, se le varie componenti sapranno accompagnarlo nella giusta maniera.

Poi se vogliamo giocare al tanto peggio tanto meglio, chi ne ha voglia libero di farlo, ma che almeno non si spacci questo atteggiamento per amore verso il Perugia.

Non ho mai conosciuto il Presidente Santopadre, non ci ho mai parlato. Non so umanamente come sia, ed anche se lo sapessi non penso sia giusto dare patenti. Che abbia fatto degli errori, specie ultimamente, penso sia innegabile, che abbia fatto cose positive, nel corso degli anni, anche. Credo in definitiva che la situazione odierna non gratifichi nessuno ed abbia come prima vittima il Grifo e chi per la squadra deve lavorare.

A chi giova? Cui prodest?

Che sia forse il caso di sopportarsi e supportarsi un po’? E nel caso di risposta negativa, quali sarebbero le alternative? Buttare per strada la presidenza del Perugia in attesa del primo Manenti (dico Manenti per stare esterno al nostro circuito) che passa?

 

Penso inoltre che qualche parola detta da Comotto in conferenza stampa riveli come la società abbia monitorato con attenzione le ultime gare trovando alcuni aspetti che in questi giorni dovranno essere chiariti coi giocatori.

Da questo punto di vista la mia percezione è che lo “schianto” citato dalla canzone dei Subsonica sia avvenuto a Mantova e si stia concretizzando in questi giorni, e che con la Fermana il Grifo inizierà il suo vero campionato. Il che non vuol dire che non perderemo (tanti o pochi, non so) punti qua e là, cosa che è nella natura di un campionato professionistico, ma che la squadra spero possa iniziare ad affrontare come va affrontato questo torneo, con l’attenzione che richiede, con l’umiltà necessaria, con l’impegno indispensabile.

E se qualcuno non è disposto a starci, scenda dalla barca. Vale per tutti. Lo diciamo spesso: i presidenti, i giocatori, i giornalisti, i tifosi (se non altro per limiti di età, il nostro Grifo è a 115 anni…) vanno.

Il Perugia resta.

 

Il risultato che speriamo non è e non sarà semplice: possiamo solo cercare di renderlo meno difficile.

Vogliamo provarci o campiamo nella speranza di perdere con la Fermana per poter insultare qualcuno?

 

Forza Grifo!

 

Federico Basigli – TifoGrifo.com

Scritto da
il 14/10/2020.
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