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Leccellenza

Scritto da il 04/02/2014

BisbylandiaNel pugilato una volta si diceva fuori i secondi. Bene: il Perugia vola a Lecce e, a meno di cataclismi, estromette dalla corsa per la promozione diretta la rivale che, assieme al Grifo, ha dimostrato i maggiori valori tecnici e di gioco.

Il Lecce arrivava alla sfida che poteva riaprire il campionato con tanta qualità in campo ed in panchina gente del calibro di Barraco, Zigoni e Beretta: uno schiaffo alla miseria dei campi di LegaPro. I giallorossi, dopo lo choc delle troppe iniziali sconfitte consecutive, si presentavano con uno score gemello di quello messo insieme dal Perugia nelle giornate successive al filotto negativo. Se il Frosinone, l’arcirivale ormai designata alla promozione diretta, per l’occasione poteva godere dei 3 punti a tavolino del match contro la Nocerina (respiro forte, vado avanti a scrivere), Perugia e Lecce davano invece vita ad una sfida campale, che verrà ricordata per la qualità messa in campo, testimoniata anche dagli applausi che i tifosi di casa hanno riservato ai loro giocatori, sconfitti, ma a testa alta, dopo aver dato tutto contro la capolista. Il Perugia. Applausi per tutti, giusto così.

Dicevo valori tecnici e di gioco ma sarà bene essere più specifici.

Sui valori tecnici poco da dire: la rosa del Lecce è importante, quasi al livello di quella del Grifo, una compagine con ottimi titolari e valide alternative che non sfigurerebbe nella categoria superiore; poi potremo discutere per ore di come sia messo Miccoli, per assurdo ieri uno dei punti deboli dei salentini, e di quanto aleatoria sia l’incidenza del curriculum nelle categorie di calcio, se il curriculum è ormai storia e non più cronaca.

Oggi infatti, in Legapro 2014, è Fabinho (e non il Romario del Salento) l’equivalente di quel Miccoli che 10 anni fa sfuggiva ai suoi marcatori e faceva impazzire le difese avversarie. Il tempo passa per tutti e sta alla bravura dei presidenti e dei dirigenti delle squadre di calcio allestire rose importanti per il presente (qui ed ora), sostenibili economicamente e possibilmente che siano base anche per il futuro.

Grazie a Santopadre- Goretti- Camplone, è il caso di ribadirlo.

Sui valori di gioco, invece, la differenza è stata più marcata: mentre il Lecce, avendo l’obbligo di attaccare, ha per forza dovuto fare la partita, il Perugia, sbloccando e raddoppiando, l’ha governata e quando il rigore di Miccoli, giunto sul finire del tempo in maniera piuttosto inaspettata e nato da un fallo non sanzionato subito da Fabinho, ed il bel gol di Beretta (bello ma… centrale, eh! Kooooopriiiii???) l’hanno riaperta è stato bravissimo Scognamiglio a ribadire la superiorità del Grifo e Sprocati a chiudere la contesa.

Il Grifo, è vero, ha una propria identità di gioco che viene esaltata quando l’avversario affronta le partite a viso aperto: non so se questa fosse la reale intenzione del Lecce di Lerda (i salentini hanno comunque interpreti più portati ad offendere che a difendere), ma le reti di Eusepi e Moscati (azione da cineteca e tiro da antologia) hanno costretto giocoforza i giallorossi ad un confronto aperto. Ed a quel punto il Perugia ha dimostrato quanto forte sia il suo impianto di gioco, concetto reso ancora più chiaro dalle ridicole dichiarazioni del tecnico salentino, l’unico vero sconfitto di ieri. Lerda dixit: “Il pallino del gioco è stato sempre nelle nostre mani e gli abbiamo fatto girare la testa per tutta la partita”.

Tanto che parla di pallino, a mister Lerda posso consigliare di andare a giocare a bocce…

Il Perugia, eppur lo dovrebbe sapere, gioca verticale, accelera ogni volta che può. Dire che il primo tempo è stato appannaggio del Lecce denota una smaccata disonestà intellettuale, e ciò è un problema, sì, ma per chi la esprime: cavoli di Lerda, insomma!

Godiamoci le giocate al fulmicotone di questo Grifo e lasciamo ad altri le masturbazioni mentali di un 51% di possesso palla, se c’è stato, o la recriminazione di aver messo dentro, nel primo tempo, molti cross con il corazziere Miccoli a saltare contro Big Puffo Massoni. Prendiamola a ridere…

Due menzioni speciali per due protagonisti di ieri. Per il Lecce mi ha davvero impressionato Abdou Doumbia, uno che ha dimostrato di sapersi muovere davvero bene sulle fasce, con velocità e tecnica. Per il Grifo encomio per Filipe, spesso criticato ma determinante domenica sia in regia che in interdizione. A Lecce, opposto ad avversari impegnativi, il metronomo biancorosso ha dettato coi tempi giusti e lavorato con e per la squadra. Bene così.

Cosa si può migliorare? L’arrivo di Franco è una importante opzione, anche perché Vitofrancesco ha sofferto parecchio. Con il neoarrivato a sinistra, Comotto, imprescindibile (guardate come nasce il 4 a 2 del Grifo), a destra e Conti primo rincalzo il Grifo sembra completo anche sulle fasce.

È un piacere per gli occhi questa squadra.

Splendido!

Ed ora?

Il Prato.

Ariamoli ma con attenzione: non sono ammesse distrazioni!

Quindi continuiamo così… ed ancora… Salirò!

Sipario!

Federico Basili

Scritto da
il 04/02/2014.
Registrato sotto PERUGIA CALCIO, Primo Piano.

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