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Carpi-Perugia 2-0. Grifo, è l’ora delle responsabilità, in società e sul campo.

Scritto da il 05/10/2025

Senza essere blasfemi, potremmo paragonare questo inizio di stagione del Perugia ad una via crucis. Tutto negativo, tutto senza apparenti, o forse con troppe, spiegazioni. E il peggio non sembra nemmeno essere finito, vista la situazione. Forma fisica scadente, atteggiamento mentale fragile e perdente, nessun verso tattico, nessuna reattività individuale, nessuno spirito di squadra, encefalo piatto anche sul piano dell’orgoglio. Come se solo ieri, non due mesi e mezzo fa, qualcuno (che non ha potuto o non ha saputo operare) abbia messo insieme senza un disegno, senza un progetto, un’accozzaglia mal assortita di giocatori peraltro tecnicamente mediocri e li abbia affidati ad un allenatore scelto senza curriculum e senza un suo staff. Salvo poi, dopo un inizio negativo, individuare un altro malcapitato mister, questo di provata ed elevata esperienza, ma anche lui lasciato senza un suo staff. L’uno e l’altro mister incapaci di raccapezzarsi nella gran confusione in cui si sono trovati ad operare. Tanto che entrambi hanno provato di tutto, improvvisato e, alla fine, senza lucidità, aggiunto caos al disordine trovato. Insomma, tutt’altro che una organizzazione esemplare, o meglio, il contrario dei presupposti minimamente necessari in una società professionistica della tradizione del Perugia. E questo si riflette in campo all’insegna dell’ “ognuno per sé e Dio per tutti”. Solo che anche il Cielo si rifiuta di dare uno sguardo misericordioso a questa incredibile deriva, perché troppe e di troppi sono le responsabilità e le colpe. Praticamente, dalla società allo staff tecnico, dal direttore sportivo ai giocatori, nessuno si salva, ovviamente chi assai più e chi molto meno. E questo rende difficile individuare vie d’uscita. A Carpi la formazione iniziale, non si sa se dettata dalla società o scelta pura di Braglia, non ha convinto nessuno, con una difesa costituita da un difensore reperito sul mercato degli svincolati, un centrocampista adattato e un esordiente assoluto. I due gol, puntualmente presi sulle prime due azioni del Carpi verso l’area perugina, hanno impietosamente evidenziato questa costruzione precaria della retroguardia. Il centrocampo del Perugia poi non ha praticamente mai dato l’impressione di esser capace di costruire qualcosa di buono, e in avanti non arriva un pallone giocabile degno di questo nome. Le sostituzioni nella ripresa hanno dimostrato che la formazione iniziale era sconclusionata e velleitaria, ma non hanno cambiato la sostanza delle cose. Il Perugia ha potuto tentare tre conclusioni verso la porta, ma il Carpi ha giocato come il gatto con il topo e controllato senza problemi la insostenibile leggerezza dei grifoni sotto tutti i punti di vista. I cocci sono sotto gli occhi di tutti ed è l’ora della responsabilità, per tutti, a partire dalla società, che evidentemente di calcio ne mastica ben poco, non ha scelto gli uomini giusti al posto giusto e non può sottovalutare gli aspetti sportivi della gestione di una squadra di football, come fa perdurando nel silenzio in questo momento difficilissimo. Perché davvero, come mai nella sua storia, il Perugia rischia di andare incontro ad un fallimento sportivo senza giustificazioni.

Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia

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il 05/10/2025.
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