Perugia-Pianese 0-1. Grifo, un disastro senza fine. Ora pieni poteri a Braglia.
Scritto da Redazione il 27/09/2025Chi pensava che ci fosse un fondo al disastro Perugia, è stato ancora smentito dal campo. Il Perugia perde la quarta partita consecutiva, terza al Curi (è sicuramente un record negativo) e smentisce in un colpo solo le parole rassicuranti del direttore sportivo Meluso e, per lui, della società e le flebili speranze di inversione di un cammino che sembra, ad oggi, destinato al baratro. Un baratro tecnico, certamente. Ma ancor più è prima di atteggiamento, di malessere profondo da spogliatoio. Perché solo un clima evidentemente pesante nel gruppo impedisce ai giocatori di rendere in campo anche solo per il livello tecnico che valgono. Che non è certo da primi posti, ma neppure da ultimo: oggi, la squadra è la peggiore del girone per punti fatti sul campo. E, aldilà della classifica, la cosa più preoccupante è l’atteggiamento inconsistente, senza nerbo, senza logica e concludenza che la squadra sciorina dal primo all’ultimo minuto di tutte le partite. Una costanza desolante e al tempo stesso irritante. Gli stimoli di Braglia non sono stati minimamente raccolti dai giocatori, capaci solo di produrre un calcio ruminato, stantio, a ritmi iper bassi. Nessuna idea e squadra senza anima. Latita anche lo spirito di squadra, il mutuo soccorso tra giocatori e reparti. Ognuno sembra limitarsi a fare lo stretto suo a prescindere dal gioco di squadra. Passare la palla sul compagno per liberarsene, poi come va, va, come se la responsabilità fosse sempre degli altri. Solo Kanoute e Giunti sembrano tenere conto che quello che fanno dovrebbe avere un seguito e una conseguenza nelle giocate dei compagni. Per il resto, nessun sussulto, niente coraggio, una passività sterile, nessun movimento senza palla, nessuno che provi a inventare qualcosa. E, a completare l’opera, errori marchiani sulle iniziative degli avversari, con gol presi sempre in situazioni evitabili. I grifoni si sveglino dal colpevole letargo. Ma si svegli anche la società perché il calcio non è fatto solo, né principalmente, di conti a posto. Il calcio è un gioco di squadra e, quindi, presuppone anzitutto la costruzione di un progetto a tutto tondo di cui un perno imprescindibile è uno spogliatoio coeso attorno a valori di gruppo e principi di gioco semplici. All’insegna e con lo spirito dell’uno per tutti, tutti per uno. Senza senatori e primedonne. Nella situazione data, tra i protagonisti solo Braglia sembra poter provare a riportare la chiarezza necessaria sotto questo aspetto. Pieni poteri a Braglia, dunque, che ha l’ascendente e l’esperienza per rovesciare il tavolo senza guardare in faccia nessuno, compresa la società e il direttore sportivo. Sperando che basti.
Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia