Ravenna-Perugia 3-2. Grifo, menti fragili, secondo tempo da incubo.
Scritto da Redazione il 19/09/2025Primo tempo da leoni, secondo da..ballerine di quart’ordine. Il Perugia si smarrisce nella ripresa nella propria fragilità mentale, dopo un primo tempo più che accettabile, in cui ha funzionato tutto. Pressing efficace a tutto campo, squadra corta, centrocampisti veloci nelle transizioni, attaccanti finalmente efficaci: Matos sugli scudi, un assist e un gol; Ogunseye che da solo tiene alta la squadra, Kanoute che segna un gol ed è sempre nel vivo del gioco. Al Perugia viene anche annullato un gol parso regolare ma poi, allo scadere, i grifoni permettono al Ravenna di segnare il gol dell’1-2. E su quel tiro da lontano di Spini, lasciato troppo libero da Dell’Orco, svolta il match. Perché nella ripresa il Ravenna entra in campo in trance agonistica. I romagnoli pressano, corrono, aggrediscono, schiacciano il Perugia nella sua area dal primo minuto. E i grifoni, come singoli e come squadra, si squagliano come burro sul fuoco, perdono la lucidità, arrancano, sono passivi e smarriti di fronte al forcing del Ravenna. La resa del Grifo è senza dignità, nessuno ragiona, nessuno prova ad allungare la squadra per allontanare il Ravenna dall’occupazione perenne della metà campo biancorossa. Nessuno fa neppure le cose semplici che potrebbero almeno far salvare la faccia e la dignità. Niente cattiveria, niente Una resa incondizionata, un blocco anzitutto mentale, dovuto a cause da indagare con l’aiuto di un bravo psicanalista. Come se la squadra sappia rendere al suo meglio (che non è comunque di alto valore) solo in condizioni ambientali asettiche, sotto una campana di vetro, mentre, nella realtà di un match in cui gli avversari ti aggrediscono, la squadra, alla prima difficoltà, evidenzia tutte le sue tante fragilità e tutti i limiti di personalità dei singoli. Di fronte ad un Ravenna che ha dimostrato cosa vuol dire giocare con coraggio e lucidità, i grifoni hanno scoperto le loro pessime carte caratteriali. Dunque, se si vuole, il problema è essenzialmente mentale, e lo ha certificato anche Cangelosi a fine gara. Ma questo sembra complicare assai le cose. Se dopo un primo tempo ben giocato, con personalità, efficacia e due reti siglate, basta un un gol preso allo scadere per andare in confusione e mettere in dubbio, nelle teste dei grifoni, ogni certezza, la terapia non è semplice e non si sa nemmeno se esiste. Qualcuno prenda il gruppo per mano, qualcuno dia un’anima a questa squadra e, prima ancora, alla società. La tecnica magari è scarsa, la tattica è incerta. Ma se c’è il gruppo, almeno si lotta, si è “tutti per uno e uno per tutti”.
Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia