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Esclusiva TifoGrifo- Oscar Cordoba, portiere volante e libero aggiunto. L’ex portiere colombiano, oggi commentatore televisivo, apre il libro dei ricordi e parla della sua esperienza nel Perugia di Cosmi e Gaucci

Scritto da il 13/12/2022

Photo: Grazia Neri – Allsport

Esclusiva TifoGrifo- Oscar Cordoba, portiere volante e libero aggiunto. L’ex portiere colombiano, oggi commentatore televisivo, apre il libro dei ricordi e parla della sua esperienza nel Perugia di Cosmi e Gaucci

Ieri portiere rivoluzionario, oggi telecronista appassionato di una delle emittenti più importanti del Sud America. Oscar Cordoba, classe 1970, è transitato nel campionato italiano nellanno di grazia 2001/02. Unoperazione di quelle che ribadiscono come nellera Gaucci tutto era possibile, anche quello che il giorno prima sembrava unimpresa titanica. Cordoba aveva vinto tutto, in Argentina aveva gloria e futuro. Ma ci sono uomini coraggiosi, cui piace il rischio. Quello che hai, nessuno può togliertelo, giusto perseguire altri obiettivi, per arricchire la professionalità.

Amico, ha proprio compreso bene cosa mi spinse ad accettare Perugia, una città che non era nei miei progetti, un campionato che mi affascinava, ma i dubbi, non lo nego, erano legati alla differenza di obiettivi tra Boca Juniors e Perugia”.

Cordoba risponde al telefono con rara disponibilità. Si mette a disposizione per raccontare unavventura che si porta dentro nonostante siano trascorsi più di ventanni. Il suo bagaglio desperienze potrebbe essere superiore a quello di Garibaldi, leroe dei due mondi. Una carriera costellata di successi con addosso le maglie di Atletico Nacional de Medellin, Deportivo Cali, Atletico Quindio, America Cali, Millionarios, Perugia e Besiktas. Ma è la gloriosa camiseta del Boca Juniors che Cordoba considera una seconda pelle. Non potrebbe essere diversamente con una bacheca arricchita da una Coppa Intercontinentale, una Coppa Libertadores, due Campionati di Apertura ed uno di Clausura.

L’idea del mio trasferimento a Perugia venne a Rocco Dozzini, un emissario del Perugia. Sondò la mia disponibilità ad un eventuale trasferimento, e ti confesso che avvertì la necessità di tentare una nuova avventura dopo quattro anni di Boca Juniors. La trattativa procedeva in maniera silenziosa, poi una sera ho incontrato Alessandro Gaucci. Appuntamento in un ristorante riservato, cena a base di Asado. E fu subito sintonia, quel ragazzo dalle buone maniere e dalla spiccata personalità si mise in contatto con suo padre, il grande Luciano Gaucci. Il presidente mi chiese di contribuire alla salvezza della squadra. Accolsi la sfida e firmai il contratto”.

Cordoba è impegnato nei Mondiali del Qatar, i suoi reportage televisivi sono garanzia di successo, perché la competenza è tanta e la professionalità si è affinata nel tempo.

Non so se sono stato il primo portiere aggiunto del calcio mondiale, tra i primi sicuramente, perché avevo capito quanto mi piaceva partecipare al gioco sin da ragazzino. Allorigine non ero portiere ma un calciatore di movimento, sapevo quanto era utile che il portiere servisse i compagni con precisione e velocità. Con le mani e con i piedi ho sempre dato un apporto importante al gioco di squadra. Parare era il mio compito e credo di averlo assolto. Il resto è servito a dare un vantaggio ai miei compagni, come se giocassero con un libero in più”.

Non è facile immaginare il passaggio da un grande club a una squadra di provincia, dal tempio de La Bombonera al piccolo Curi, dai ritiri mega galattici negli alberghi di sessanta piani a quelli monastici di Fratta Todina. Chissà se nelle prime ore della nuova avventura, Cordoba si sia chiesto chi glielo avesse fatto fare e dove fosse capitato. Forse non ebbe neppure il tempo di farsi attraversare da questi pensieri, tanta era la voglia di sperimentare un calcio nuovo con strategie diverse, in uno stadio piccolo ma caloroso.

Perugia ha rappresentato una delle sfide più affascinanti della mia carriera. Non avevo fatto il ritiro precampionato, arrivai a metà stagione in una squadra che non lottava per la conquista del campionato. Il nostro scudetto era la salvezza. Con la città fu subito amore a prima vista. Era molto bella nonostante il freddo. Il clima era differente da quello del Sud America, ma certe differenze sapevo di doverle affrontare. Superarle significava riuscire nellimpresa. Non ho mai perso occasione per visitare il centro storico e godere dei piaceri della buona cucina di Perugia”.

Era la Serie A delle famose Sette sorelle. Lazio e Roma si erano divise gli ultimi due scudetti, Lippi era tornato alla Juventus dopo lanno e mezzo tormentato di Milano, il Milan aveva riabbracciato Ancelotti, la nuova Inter era ripartita da Hector Cuper. Sulla panchina del Perugia era approdato Serse Cosmi, uno sconosciuto. Calcio dilettantistico e poco di più. Una grande scommessa portarlo dalla Serie C alla Serie A. Luomo del fiume spiazzò tutti con 3-5-2 dinamico, innovativo ed aggressivo. Tanti Carneadi che sarebbero arrivati addirittura in Nazionale. Cosmi ci sapeva fare, capace di stabilire unalchimia dacciaio con i calciatori. Una squadra affamata che conosceva i propri limiti e li nascondeva con la corsa e con laffiatamento.

Con Cosmi scoccò subito la scintilla della fiducia, della simpatia e della complicità. Aveva largento vivo addosso ed il temperamento di noi sud americani. Ero stato ingaggiato per giocare subito e così fu. Ricordo la prima partita contro il Verona, lesultanza della Curva Nord e la festa negli spogliatoi per quel successo in rimonta. Vincemmo 3-1 e la mattina dopo andai a leggere i giornali che parlavano di me come di uno che era entrato subito in sintonia con i compagni e con il nuovo ambiente. In effetti ero circondato da dirigenti che cercavano di favorire in tutti i modi il mio ambientamento. In una settimana avevo anche imparato qualche parola ditaliano, anche se ho sempre pensato che il calcio parla una sola lingua ed è quella dei piedi”.

Il debutto alla ventesima giornata, con la squadra a metà classifica, una zona ibrida che non piaceva a Gaucci. Quindici partite alla fine del campionato, Oscar lasciò sempre in panchina Tardioli, il suo sostituto. Con lui tra i pali, la squadra conquistò 24 punti, una media straordinaria che, finalmente, acquietò l’Uragano Gaucci. Nessun ostacolo per una sua riconferma, salvo che il Perugia di quei tempi non si accontentava. La voglia di sperimentare, di salire di rendimento era sempre costante e addirittura ad un mese dalla fine del campionato venne convocato Zeljko Kalac, un australiano in forza agli olandesi del Roda, anche lui in cerca di fortuna in Italia. Cordoba capì che doveva fare il biglietto di ritorno.

Sarei rimasto volentieri un altro anno, ma avevo capito che l’avventura era finita con reciproca soddisfazione. Gaucci mi convocò a Roma, mi versò tutta la somma pattuita, ringraziandomi con un lungo abbraccio. Come faccio a non avere il Perugia nel cuore? Mai uno screzio con i compagni e con l’allenatore, una sintonia perfetta con i tifosi. Continuo a seguire i risultati del Perugia, e mi dispiace che non sia tornata in Serie A, il campionato che gli appartiene”.

Per chiudere il cerchio delle nuove esperienze, non si tirò indietro quando gli fu proposto di trasferirsi al Besiktas di Istanbul. Con i turchi arrivarono altri trofei, uno scudetto ed una coppa nazionale. Ancora una volta i Gaucci avevano visto giusto.

Raffaele Garinella – TifoGrifo.com

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il 13/12/2022.
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