Santopadre in pillole a Fuoricampo-Umbria TV.
Scritto da Redazione il 04/10/2022Deluso dall’inizio della stagione, ma con tanta voglia di combattere. Era importante farmi rivedere per informare chi ama il Perugia e chi mi stima. E poi non volevo che il silenzio fosse confuso con la disillusione. Non pretendo che tutti concordino con me ma ritengo che, dopo dieci anni, dovrei esser creduto, poiché un minimo di fiducia dovrei essermela meritata. Le persone dovrebbero riflettere che qualcosa di buono l’ho pur fatto. Tre mesi fa mi applaudivano per quello che abbiamo fatto nella stagione scorsa. Gli errori si fanno e si rifanno nel calcio, che è un campo dove tutto è legato ad un’alea molto alta. Come Amministratore unico del Perugia devo portare avanti il club tenendo tutto in equilibrio, tra conti e passione. Ma questo non sempre è facile.
Se riuscissi a guadagnare col Perugia, farei salti di gioia, perché guadagnerei con una passione. Ma purtroppo non accade. Se si creano utili in un club, non è una vergogna. La vergogna sarebbe di farlo fallire. Ma, ad oggi, non sono ancora riuscito a farlo. Non ho mai portato altrove le plusvalenze, che ho sempre e solo utilizzato per ripianare i disavanzi a fine stagione. Qualsiasi introito non basta mai a ripianare le perdite, che al 90% sono dovute alle spese per gli stipendi dei giocatori.
Alle contestazioni che ricevo in questo momento, sono abituato. Ad oggi non rifarei la scelta di Castori, che abbiamo cambiato perché la squadra non riusciva ad entrare nei suoi meccanismi, nel suo gioco poco scorrevole. Non si riusciva a mettere in moto la macchina, e non solo per colpe di Castori, i cui meriti sono assodati. Castori pensavamo che ci potesse aiutare nella transizione al dopo Alvini. Quando abbiamo capito che Alvini se se stava andando, abbiamo virato su Castori. Si è valutato che la difesa continuava ad essere a tre, ma forse si è tenuto poco conto del fatto che si andava a cambiare radicalmente il tipo di gioco.
Con Baldini trovo un allenatore che non ha paura di esternare le sue idee, in cui crede ancora, e lo appoggio. Noi sappiamo che l’obiettivo primario è la salvezza, ma perché dovrei azzittire Baldini quando esprime le sue ambizioni di serie A?
La progettualità per me parte dal 2011. Noi abbiamo avuto la nostra progettualità i cui primi obiettivi erano le strutture e infrastrutture e la serie B. Facevo le squadre coi prestiti e venivo attaccato, ma poi pian piano siamo arrivati ad avere, oggi, 22 giocatori. A anche con gli allenatori, con Alvini, con Bucchi, con Nesta. Ma poi loro se ne sono andati. E ogni allenatore è una prova i cui esiti si vedono dopo un anno. Comunque, aver cambiato tanti allenatori è stato il grande limite della mia gestione. Ma la progettualità è tutto quello che abbiamo fatto.
I giocatori se ne vanno anche se sono contrattualizzati, perché se hanno le sirene delle categorie superiori non ci si può fare niente.
Siamo alla settima giornata, io sono preoccupato ma ancora mancano 31 giornate alla fine. Baldini andando avanti col lavoro troverà la quadra e io lo supporterò. La difesa a tre non è un totem, vedrà il mister se e come cambiare. Baldini può farci divertire, ma certo che, se non arrivano i risultati, è dura.
Su me in questo momento c’è un preconcetto ed un attacco alla persona che però non ci deve distogliere dal perseguire gli obiettivi del club. Bisogna crederci, come ci credemmo quando Caserta, a sette giornate dalla fine del campionato e 8 punti di distacco dal Padova, mister Caserta disse che lui ci credeva.
La serie B da anni sta crescendo e facendo salti di qualità continui. Ci sono cinque/sei capoluoghi di regione, ci sono proprietà con ingenti disponibilità. Eppure, questo campionato è quello che pesa meno tra tutte le leghe è quello che ha le cifre più esigue in termini di diritti televisivi.
Il mio rapporto coi tifosi è peggiorato, non da parte mia, dopo la retrocessione. Io sarei comunque ben lieto di poterli reincontrare.
A chi dice che da anni la gestione del Perugia è fatta di tutti “anni zero”, rispondo che noi siamo in una serie di transizione, dove ogni anno sette squadre cambiano. E, con esse, cambiano molti giocatori. È così per tutte le squadre. E a chi dice che completo le squadre all’ultimo minuto inutile, rispondo che spesso solo negli ultimi giorni i giocatori si decidono a cambiare squadra. E , poi, nella tradizione, a Perugia i successi sono sempre arrivati con gli allenatori esordienti e con i giocatori sconosciuti. I giocatori affermati, a Perugia fanno spesso flop.
Se vado negli spogliatoi è solo quando c’è bisogno di correggere la rotta, ma non dico mai agli allenatori chi devono far giocare. Chi dice il contrario è forse qualche allenatore da me esonerato che ha il dente avvelenato.
Foto dal facebook Umbria TV