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Michele Gelsi si racconta: “Gaucci un generoso, Novellino il migliore”

Scritto da il 09/08/2022
Basta sfogliare gli almanacchi, leggere la formazione del Perugia 1992/93 per avere la pelle d’oca. Brividi lungo la schiena e un pizzico di malinconia per quel calcio romantico e poetico che oggi non c’è più. Tra i protagonisti di quel Grifo, a cui fu sottratta una promozione più che meritata sul campo, c’era Michele Gelsi. Il biondo centrocampista metodista, piedi buoni, generoso in campo come pochi, si racconta ai microfoni di Tifogrifo. 
Che ricordi ha Michele Gelsi di Perugia?
 
 
Un bellissimo ricordo, la città è stupenda, si vive benissimo. È fredda d’inverno, io amo il mare, ma c’è tutto per stare bene. I perugini sono accoglienti e passionali e la tifoseria biancorossa è splendida. Mi hanno dato tanto e spero di aver ricambiato.
 
 
Correva l’estate del ’92 e… 
 
 
Fui contattato da Luciano Gaucci. Il presidente acquistò me, Rocco Pagano e Andrea Camplone. Eravamo appena stati promossi in serie A con il Pescara ma nacquero alcune divergenze, tra l’altro immotivate, sul rinnovo dei nostri contratti. Si fece avanti il Perugia con cui pensavamo di giocare in serie B, solo che alla fine ad essere promossa fu la Fidelis Andria. Poco male, il progetto della famiglia Gaucci, anche in serie C, si rivelò comunque stimolante e vincente. Accettammo la corte del Grifo con grande entusiasmo. Una scelta che rifarei anche oggi.
 
 
Parliamo del suo rapporto con Luciano Gaucci, a che pensa se si volta indietro?
 
 
Ho incontrato Luciano Gaucci per la prima volta nel giorno in cui ho firmato il contratto. Era una persona squisita con dei valori importanti, purtroppo il suo umore cambiava con l’enfasi e con l’adrenalina delle partite. Non sempre le sue decisioni venivano metabolizzate dalla squadra o dalla piazza. La verità è che comunque presidenti come Gaucci, o come lo stesso Scibilia che ho avuto a Pescara, mancano parecchio al calcio italiano. Con la squadra siamo stati in qualche occasione anche a Torre Alfina, un luogo meraviglioso. Lì si apprezzava il vero Gaucci, con la sua bontà, l’enorme generosità e l’unione familiare. Noi calciatori eravamo un pò come suoi figli.
 
 
Capitolo allenatori, Buffoni, Novellino e Castagner. Chi gettiamo giù dalla torre? 
 
 
Buffoni era un allenatore molto preparato ma un pò vecchio stampo. Il migliore, il più adatto per la piazza era Walter Novellino, che per la causa del Grifo ha dato tutto. Con Castagner le cose non hanno funzionato, ci sono state alcune incomprensioni. Al mio posto fu acquistato un altro centrocampista. 
 
 
L’altro centrocampista era Fiorentini?
 
 
Si, ma ci tengo a precisare che non ho nulla contro David Fiorentini, sia ben chiaro. Io finì comunque in serie A all’Udinese, ma non avrei mai lasciato Perugia dove sentivo di dover completare un lavoro dopo quella promozione tolta dalla giustizia sportiva. Volevo ad ogni costo portare il Perugia in serie B, ci riuscirono nel 1994 forti comunque del lavoro impostato da Novellino un anno prima. Una squadra fortissima con Bergamo e Savi a centrocampo, Cornacchini e Traini in attacco, solo per citarne alcuni.
 
 
Quale fu l’errore più grande di Gaucci? 
 
 
Quello di esonerare Novellino, decisione che la squadra non digerì affatto. Eravamo molto legati al mister e quello fu il danno più grosso che ricevemmo. Affidare la squadra ad un altro allenatore solo ed esclusivamente per fargli disputare lo spareggio contro l’Acireale fu un’idea completamente errata.
 
 
Quando vi informarono della retrocessione? 
 
 
Le voci, nonostante lo spareggio vinto, cominciarono a circolare quasi subito. La retrocessione del Perugia fu eccessiva. Si sono viste cose più gravi, penso al 1998/98 quando la Reggina all’ultima giornata di campionato di serie B, vincendo a Torino, fu promossa in serie A mentre noi del Pescara la perdemmo per un punto. Negli ultimi dieci minuti non si poteva più giocare perché i tifosi erano tutti in campo. 
 
 
Che gruppo eravate? 
 
 
Un gruppo unito dentro e fuori dal campo. Con Camplone e Pagano ci vediamo spesso, viviamo tutti a Pescara. Con Andrea Bergamo e Gianluca Presicci siamo rimasti in contatto. Abitavo a Madonna Alta ma, essendo sposato, non frequentavo locali. Solo “La Taverna”, ristorante di Claudio Brugalossi in centro, dove mangiavamo in maniera divina.
 
 
Rimpianti? 
 
 
Non essere arrivati al primo posto. Forse lo abbiamo gettato via nello scontro diretto contro il Palermo quando, in vantaggio di un gol, abbiamo subito due reti in pochi minuti. La seconda addirittura nei minuti di recupero. Anche all’andata abbiamo perso 2-1 per dei nostri errori. In quella partita fu mio il gol del momentaneo vantaggio. Contro di noi tutte le squadre davano il duecento per cento. Era un campionato tosto con Palermo, Giarre, Acireale, Catania ed Avellino.
 
 
In conclusione, Perugia sempre nel cuore?
 
 
Assolutamente sì, Perugia ed il popolo biancorosso mi hanno regalato tante emozioni. 
Raffaele Garinella – TifoGrifo.com
Scritto da
il 09/08/2022.
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