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Retrocessione e riflessioni sulla citta’

Scritto da il 19/08/2020

Ho scritto un articolo di getto sulla retrocessione del Perugia perché ne sentivo il bisogno. Mi domandavo cosa avrebbe fatto il Presidente o Amministratore delegato, non so, Massimiliano Santopadre.
Pensavo che, visti i risultati e visto un certo isolamento dell’ “uomo solo al comando” rispetto alla realta’ cittadina, Santopadre avrebbe preferito cessare la sua esperienza perugina e iniziarne un’altra, magari, in un’altra citta’.
Per carita’, Santopadre è libero di andarsene o rimanere, però mi sembrava più verosimile una partenza.
E invece qualche giorno fa, Santopadre ha confermato di voler rimanere ma ha aggiunto:”Spingere forte sulle gambe e trainare è l’unica cosa che in questo momento posso fare….e lo faro”.
Per Santopadre l’unica cosa che può fare, quindi, è rimanere. Non ha alternative.
Ne prendo atto.
Non resta, quindi, che attendere gli sviluppi. Si è parlato ieri a “Fuori campo”, della possibilita’ dell’ingresso di un altro socio nel Perugia che potrebbe affiancarsi a Santopadre ma tutto è ancora indeterminato. Questo sarebbe l’unico, vero segnale di discontinuita’ rispetto al passato ma bisogna capire se l’indiscrezione sia fondata e, soprattutto, chi sarà questo nuovo socio.
Vedremo poi se e come cambieranno i quadri tecnici e, soprattutto, cosa succedera’ ai giocatori.
Se la società vuol tornare subito in serie B, dovra’ essere allestita una squadra che combini esperienza e un pizzico di “cattiveria”, qualita’ che sono sinora mancate al Perugia, con entusiasmo e determinazione.
Una squadra che sia in grado di sostenere i 90 minuti sia fisicamente che mentalmente.
C’è un altro punto: i gironi. Mantenere quella cervellotica divisione verticale dei gironi del Centro Nord, significa, per il Perugia e per le altre squadre, trasferte lunghissime e pesanti costi ma anche affrontare gli squadroni del Nord come il Modena, il Piacenza, la Triestina, il Mantova con minori chances di successo.
Giocare invece secondo il vecchio schema “latitudinario” significherebbe giocare in pratica sempre dei derbys perché derby non è solo quello “amministrativo” ma anche quello storico e kilometrico. Si giocherebbe con città tutte più o meno vicine, come Arezzo, Grosseto, Gubbio, Vis Pesaro e così via.
E nel girone centrale il Perugia avrebbe molte più possibilita’ di emergere.
Ma Santopadre vuol rimanere perché non può fare altro o perché e’ convinto di farlo ? Se è convinto, dovrà assumersi gli oneri necessari a risalire.
Tanti mi domandano:” ma ti interessi anche di calcio ?”. Questo perché, da quando sono andato in pensione, ho scritto diversi articoli sui temi dell’attualita’ giudiziaria, storici e, in questo caso, anche sulla collocazione storica, mutevole, di questa meravigliosa
e nobile citta’.
Scrivo anche di calcio, da tifoso, perché seguo il Perugia, sistematicamente, dal campionato del 1966 – 1967, quello di quella indimenticabile coppia Lino Spagnoli Presidente – Guido Mazzetti Allenatore, al termine del quale conquistammo la promozione in B.
Ma mi interesso del Perugia perché amo questa città che è capita ed amata
solo da chi ne è figlio perché Perugia è una città difficile da capire e riservata e solo chi è perugino da generazioni o comunque vi è nato puo’ farlo.
Del resto, la squadra di calcio del Perugia ha, come simbolo, quello stesso della citta’, il Grifo, l’animale mitologico mezzo aquila e mezzo leone, tipicamente etrusco ma alludente anche a Cristo, per la sua natura “celeste” e per quella “terrena”, un simbolo impegnativo come pochi altri, per una citta’ altrettanto impegnativa.
Dicono in tanti :”Perugia sta sulle sue”. Può essere, appollaiata com’è sui nostri due colli, ma non per presunzione ma perché la storia l’ha voluta così: citta’ militare, di confine. Cosi’ è stata alle origini e per molti secoli. E le origini marcano l’identita’.


Giuliano Mignini per TifoGrifo.com

Scritto da
il 19/08/2020.
Registrato sotto PERUGIA CALCIO, Primo Piano.

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