Vlad Dragomir. Il Perugia è forte, io ho imparato dai miei errori. Benzar ha qualità, contento per Mazzocchi
Scritto da Redazione il 10/04/2020
Le serie tv e le corse nel garage
Nella sua Timisoara la situazione non è ancora di emergenza, ma anche in Romania il covid 19 comincia ad essere un problema. Vlad Dragomir è nel suo appartamento alla periferia di Perugia con la compagna. Le giornate le occupa con le serie tv, la play station e gli allenamenti. Per allungare un po’ la corsa, ogni tanto scende nel garage sotterrato del suo palazzo, dove può disporre di una quarantina di metri.
Una stagione luci e ombre
La stagione 2019/20 di Vlad non è stata scintillante come quella precedente, che lo aveva messo in evidenza nel calcio che conta, tanto che diverse squadre di serie A si erano interessate a lui l’estate scorsa. “É vero, ho fatto esperienza del fatto che per i calciatori tutti i periodi non sono uguali. Anche quando ero nelle giovanili dell’Arsenal ho avuto questi momenti di calo”. È stato comunque un anno positivo, dice, “perché ho imparato come si deve iniziare una stagione: imboccando decisi una strada”. In estate varie squadre lo avevano cercato e le sirene del mercato lo hanno distratto. “Non sapevo se sarei rimasto o sarei andato via, sono giovane e non mi sono saputo gestire bene e così mi sono deconcentrato. Il campionato non è iniziato bene e sono andato fuori squadra”. Un’esperienza negativa di cui Vlad dice che comunque farà tesoro in futuro.
L’espulsione e il cambio di allenatore
Quando, poi, nella partita con il Cosenza, a Drag sembrava di aver finalmente recuperato la forma fisica e mentale dello scorso anno, è arrivata l’espulsione e la squalifica per tre turni. “Ero particolarmente teso nel finale della partita, perché non mi andava giù che io avessi giocato finalmente bene ma il Perugia non vinceva”, perché raggiunto due volte dai calabresi, e nei minuti di recupero “ho perso la testa” (diede una testata a Machach che lo aveva provocato, n.d.r.). Praticamente poi finì il girone di andata e Oddo fu esonerato.
Il 3/5/2 di Cosmi, Oddo e Nesta: ma conta l’approccio di chi gioca
Con Cosmi cambia il modulo. “Il 3/5/2, dice Dragomir, si addice meno alle mie caratteristiche, perché non contano solo le doti tecniche o la capacità di fare un passaggio illuminante, ma è più un modulo basato sui movimenti senza palla”. Il cambio di tattica, aggiunge, non deve, però, essere una scusa, “perché si può giocare con tutti i moduli”. L’importante è l’approccio del giocatore, dice in pratica: “con Nesta giocavo sempre (mi ha dato una grande mano, anche se non l’ho più sentito); con Oddo a volte si, a volte no”. Ma questo non dipendeva dall’allenatore o dal modulo, “dipendeva da me”, ammette. E anche con l’under 23 della Romania, dice, “giocavo in tutti i ruoli, anche da punta esterna: la posizione non è poi così importante”, conclude. Cosmi, poi, vuole che le mezzali si inseriscano in avanti e magari arrivino alla conclusione, caratteristiche che lui ha: “il tiro ce l’ho potenzialmente, posso arrivare a tirare”.
Dall’Arsenal al Grifo. Il calcio inglese e quello italiano
Vlad prima di approdare a Perugia è stato tre anni nelle giovanili dell’Arsenal. “Lì, dice, è stata per me una scuola dove ho imparato cos’è il calcio a 360 gradi. Cosa sono i sacrifici, cosa significa essere un calciatore in campo e fuori, le cose basilari in campo, in palestra e fuori del campo, come lavorare per diventare un grande calciatore. Loro hanno un sistema strutturato che ti aiuta molto”, ricorda. E dopo è arrivato il Perugia che, dice, non è sulla scala dell’Arsenal, “ma per me è stato comunque un passo avanti, perché è pur sempre una prima squadra”. E subito nota che la principale differenza tra il calcio inglese è quello italiano è la tattica, che da noi è fondamentale. “Qui è un’altra scuola, c’è molta tattica, è un calcio che si gioca con la testa e si studia molto anche come gioca l’avversario. In Inghilterra si gioca sempre in avanti ed è inconcepibile per esempio giocare con il portiere”, mentre lo studio dell’avversario è poco curato. Con Nesta ricorda che ogni giorno si faceva tattica e a lui sembrava esagerato all’inizio ma, poi, dopo poche partite, “ho capito che era indispensabile farlo.
Il Perugia è forte, può arrivare ai play off con la testa giusta.
Nonostante le squadre che lo hanno cercato, italiane ed estere, e malgrado una stagione altalenante, Drag è contento di essere rimasto a Perugia. Non guarda a ciò che non è riuscito ancora a dare, ma a quello che che ancora potrebbe dare: “quando fai un passo indietro, devi capire e devi lavorare per farne due avanti”. E, se si riparte, per Vlad il Perugia può lottare per i play off, a condizione che “torni in campo con la testa giusta”. Nel ritiro estivo, a Dragomir il Perugia era sembrato una squadra molto forte. Anche da qui i suoi dubbi se andarsene o meno, perché non voleva lasciare un gruppo forte che, a suo avviso, poteva competere per i primi tre, quattro posti, anche se questo voleva dire che per lui ci sarebbe stata più concorrenza con cui confrontarsi. “Poi la stagione non è andata come prometteva e per lui “non è facile capire cosa è successo: nessuno l’ha capito”. Resta il fatto, per Vlad, che i grifoni sono “forti per la serie B”.
Benzar e Mazzocchi
È forte, sostiene Vlad, anche Romario Benzar, finora oggetto misterioso del mercato di gennaio, anche a causa di due infortuni in successione. L’esterno destro ha qualche anno più di Vlad ed è originario anche lui di Timisoara: “non ci frequentavamo, anche se ci conoscevamo per avere amici in comune”, rivela. Benzar ha disputato una ventina di partite nella nazionale maggiore rumena. “Mi ha cercato prima di venire a Perugia per avere informazioni, e io gli ho detto che per lui Perugia andava benissimo”. Il problema, dice, è che adesso nel suo ruolo ha davanti Mazzochi che sta attraversando un periodo di forma strepitoso. “Mi dispiace che Benzar non giochi, perché ha un grande piede, ha qualità. Sta attraversando un momento di difficoltà, come tutti i rumeni che escono dal loro Paese. Però sono contentissimo per Pasquale Mazzocchi, se lo merita, lui che l’anno scorso lavorava sempre a mille, anche se non riusciva a giocare molto”.
Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia