Fabio Bazzani. La ripresa dei tornei un’incognita. Con Serse rapporto schietto e di fiducia Giocheremo col 3/5/2. Nicolussi e Vicario candidati alla serie A.
Scritto da Redazione il 31/03/2020
La ripresa dei campionati solo quando lo dicono i medici. E senza creare tensioni.
Fa fatica ad immaginare la ripresa dei campionati mister Fabio Bazzani. “Se il Paese non riparte nei settori basilari -dice il secondo di Serse Cosmi al Perugia- non vedo come possa ripartire il calcio, anche se spero di sbagliarmi”. Sicuramente il calcio ripartirà complessivamente ridimensionato in tutti i suoi aspetti. In ogni caso, per Bazzani il calcio dovrà aspettare il via libera della scienza e della medicina. Inutile adesso per lui fare ipotesi e previsioni su quando e come; se giocare a porte chiuse o aprendo gradualmente settori; se mettere prima i giocatori in ritiro o altro. Anche l’ipotesi di giocare nei mesi estivi può essere praticabile, purché, per Fabio, non si riverberi negativamente sulla stagione successiva, che tra l’altro avrà gli Europei in coda: “evitiamo il rischio, per salvare una stagione, di rovinarne due”. E, in ogni caso, conclude, chiunque dovesse sentirsi danneggiato dalle decisioni che verranno prese sarebbe bene che lo facesse avendo cura di evitare lo scatenarsi di tensioni sociali.
La vita ora non è semplice, ma va accettata così
Intanto la sua vita quotidiana è scandita da normali occupazioni domestiche, la colazione da preparare per i figli, il cane da accudire, il pranzo da preparare (“faccio solo cose molto semplici”) mentre la moglie segue i figli nelle lezioni scolastiche online. E, anche, lettura, televisione (notiziari e qualche film) senza trascurare il calcio, “studiato” su siti specializzati in statistiche e sistemi di gioco di tutti i paesi e le categorie, “cosa che durante la stagione non c’è sempre a tempo di fare”, spiega. “Lo faccio per tenermi aggiornato”, aggiunge, ma, certamente, la mancanza del calcio giocato, rende la cosa meno viva. “Per chi è abituato ad avere giornate piene, non è un periodo semplice da affrontare, ma se poi pensò ad amici e conoscenti che stanno attraversando il calvario del corona virus, accetto le cose così come vanno”.
Il rapporto con Cosmi
Serse Cosmi lo ha scelto come collaboratore già nelle esperienze di Ascoli e Venezia. Tra loro c’è un’indubbia assonanza caratteriale: “siamo due indoli sanguigne e forti”. Il rapporto tra loro data dal lontano 1999 (Cosmi allenava l’Arezzo e Bazzani ne era un attaccante) ed è di “fiducia e schiettezza reciproche”. Questo implica che, a volte, il confronto dialettico tra i due, nella concitazione delle partire, possa avere toni accesi. “Ovviamente, il giorno dopo neppure ce ne ricordiamo”, precisa. Bazzani attribuisce ad un difetto di comunicazione tra lui e Cosmi la sconfitta interna con lo Spezia, la prima della serie di cinque. Quella partita, che seguiva le due vittorie consecutive con Livorno e Juve Stabia, fu preparata con Cosmi a casa per un’influenza. Bazzani si rammarica per non aver saputo trasmettere adeguatamente a Serse, in quei giorni, la sua preoccupazione per il fatto che la formazione sarebbe stata troppo rivoluzionata cambiando quattro giocatori su dieci. “E, comunque, ricorda, aldilà di questo, la partita non l’avremmo persa se non avessimo subito il rigore alla fine di un primo tempo nel quale eravamo stati in partita senza rischiare niente”.
Il 3/5/2 è la nostra identità. Il ritiro. Il finale di campionato.
Altro errore condiviso tra i due, -“col senno di poi”, precisa- fu quello di cambiare modulo (dal 3/5/2 iniziale della gestione Cosmi al 4/3/3) dopo le due sconfitte con Spezia e Frosinone. “Con il cambio di modulo abbiamo perso la nostra identità e capito in fretta che dovevamo tornare a cinque: infatti, con Benevento e Salernitana abbiamo fatto due buone prestazioni e per questa stagione credo proprio che non si cambierà più l’assetto tattico”. E non è stato tutto da buttare neppure nella crisi delle cinque partite senza punti: “qualcuna di quelle partite avremmo potuto pareggiarla e ora staremmo a commentare un’altra classifica” commenta.
Con la vittoria sulla Salernitana la crisi sembrava superata. “Il ritiro ci aveva fatto confrontare in modo forte e deciso, perché si stava insieme tutto il giorno e non c’erano diversivi. Sono emerse cose che in tempi normali non vengono fuori” rivela. Poi però è arrivato lo stop del torneo e adesso, se si riprenderà, sarà tutto azzerato per tutti. “Tranne Benevento e Livorno, troppo staccate dalle altre in alto e in basso, tutte le altre squadre dovranno essere pronte a tutto perché, dopo una sosta così anomala, diventerà un mini torneo del tutto imprevedibile”.
Il pubblico perugino, sempre la stessa passione.
A Perugia, alla corte di Cosmi, Fabio Bazzani ha giocato nella stagione 2001-2002 (29 partite, 10 gol). L’ambiente intorno alla squadra dice di averlo ritrovato sempre appassionato e partecipe delle vicende del Grifo. “La passione, l’intensità, sono sempre quelle. Normale che l’ambiente poi si adegua all’andamento della squadra”. Come è normale che i numeri rispetto a venti anni fa siano diminuiti, “perché ora ci sono le tv e la crisi e si va meno allo stadio ”, spiega. Però, dopo il fallimento, “Perugia ha dato prova di una buona ripartenza e il calore e la voglia di seguire la squadra c’è sempre”. E l’attaccamento del pubblico alla squadra non è solo e tanto una questione di risultati, per Fabio, quanto di “identificazione”. Concetto che spiega con riferimento alla situazione di questa stagione del Perugia. La squadra non ha avuto continuità, dice, ma, “anche nei momenti più bassi, ai ragazzi non si poteva rimproverare nulla sul piano dell’impegno”. Semmai, spiega, mancavano alcune certezze. Però poi con la Salernitana “la squadra era propositiva, piacevole a vedersi, aveva testa e un’anima”, ed il pubblico si identificava con quella prestazione.
Iemmello, Falcinelli e Melchiorri. Nicolussi Caviglia e Vicario.
Ad un mister con un passato da bomber è d’obbligo chiedere quale dei tre attaccanti del Perugia, Iemmello, Falcinelli e Melchiorri, gli somigli di più come caratteristiche. “É difficile fare confronti -spiega- perché il calcio cambia rapidamente, oggi per esempio si gioca in spazi più stretti e c’è forse minor qualità”. Però, se proprio deve fare un raffronto, dice Falcinelli “perché spazia molto e lo facevo anche io, pur essendo una prima punta”. Iemmello, invece, “è uno che vuole la palla sui piedi, molto tecnico”. Mentre Melchiorri “sa attaccare la profondità”.
E, sempre guardando alla rosa, Bazzani indica due giovani a suo parere molto promettenti. “Nicolussi Caviglia è candidato a giocare nella massima categoria. Deve certamente migliorare, ma ha il culto del lavoro, ha la testa sulle spalle e non sbaglierà, ha ottime qualità tecniche e fisiche e di visione dei gioco”. Parole simile per Vicario. Anche lui, per Bazzani, sa su quali aspetti deve lavorare, cura i dettagli tecnici e fisici, e può arrivare in serie A: “lo vedo dagli occhi quando arriva agli allenamenti”.
Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia