Perugia-Verona 1-2. Grifo, contro un Verona più forte serviva maggior coraggio.
Scritto da Daniele Orlandi il 09/03/2019
Nella vita ci vuole coraggio. E anche nel calcio. Il Perugia non osa e perde contro il Verona, riprendendo la pessima abitudine del girone di ritorno di lasciare i tre punti agli avversari al Curi, parentesi Salernitana a parte. Una sconfitta con spiegazioni tattiche e mentali. Ma, forse, prima di tutto, e semplicemente, il Perugia ha perso l’ennesima partita contro una squadra si in un periodo di difficoltà, ma nel complesso più forte. La differenza, alla fine, la fa la qualità. Il Verona stasera usciva sempre dalla difesa con palle pulite e giocate precise e veloci. Il Perugia no, a dimostrazione che, quando incontra formazioni superiori nei suoi stessi fondamentali, la squadra biancorossa difficilmente ha scampo. La formazione iniziale schierata da Nesta vede Kingsley di punta, e il trainer spiegherà poi che la scelta era dovuta a problemi di Han. L’impressione è, però, che Nesta abbia provato a impedire ai veneti di impiegare la loro arma letale, il palleggio veloce e ficcante, per colpire di rimessa e giocarsi le sue carte nel finale. Missione fallita, perché per tutto il primo tempo e l’inizio del secondo, il Verona le azzecca tutte e fa girare a vuoto i grifoni, che spesso sbagliano i tempi di intervento e d’uscita. I veneti non arrivano quasi mai alla conclusione per difetto di concretezza e perché la difesa umbra tiene, ma danno sempre l’impressione di comandare le operazioni. Che gli uomini di Grosso trovino il gol solo nella ripresa, e solo da calcio d’angolo, significa poco. Intanto perché di corner il Perugia ne ha concessi un’infinità e, poi, perché il Verona aveva sostanzialmente meritato il vantaggio. Il raddoppio è venuto subito, con i grifoni sbandati (la gioventù evidentemente inibisce la capacità di gestire bene i momenti difficili) dopo l’1-0 e la difesa perugina a maglie larghe e incapace di chiudere i varchi. Solo nel finale il Perugia reagisce con un sussulto d’orgoglio e di nervi, e trova il pregevole gol di Verre (per il resto, opaca la prestazione del trequartista, come di tutti i grifoni). Ma è troppo tardi e il pubblico perugino è costretto ad assistere alla quarta sconfitta nelle ultime cinque partite in casa. Con l’ennesima certificazione del fatto che, se il Perugia sbaglia sempre l’esame di maturità, qualcosa gli manca per essere competitivo ai massimi livelli e contro le squadre più attrezzate. Si sapeva, ma anche stasera c’è rammarico perché il gap tecnico e di esperienza avrebbe comunque potuto essere annullato con un atteggiamento più coraggioso. Tatticamente e mentalmente.
Daniele Orlandi -Agenzia Stampa Italia