Palermo-Perugia 4-1. Una sconfitta pesante, grifoni fragili e inconsistenti.
Scritto da Daniele Orlandi il 22/09/2018Come un pugile che prende un colpo, non reagisce, ne prende un altro, di nuovo non reagisce, ne prende un terzo e poi un quarto e, rassegnato, finisce il match perdendolo senza mai aver cominciato a combattere. Il Perugia a Palermo è esistito solo fino al doppio gol del Palermo (1-0 al 16’, 2-0 al 18’). Poi, è scomparso dal campo, interrompendo bruscamente e rovinosamente il processo di crescita di un gruppo totalmente rinnovato. Ed è andato incontro, inevitabilmente, ad una débacle che toglie certezze sul piano tecnico e agonistico, ma anche sulla tenuta mentale di un gruppo che qualche carenza di personalità forse ce l’ha. Nesta mette in campo diverse novità, anzitutto Verre in regia con Bianco in panchina. El Yamiq in difesa è preferito a Cremonesi, sulla fascia destra spazio a Mustacchio, che vince il ballottaggio con Mazzocchi. L’approccio è discreto, con diverse palle recuperate dai grifoni che, però, non riescono mai a costruire oltre la metà campo. Il Palermo colpisce alla prima occasione, su corner originato da un lancio lungo che aveva un po’ sorpreso la difesa perugina. Sull’angolo, un blocco ben studiato dai siciliani su Falasco, mette in condizione Bellucci di battere Gabriel. Due minuti e arriva il 2-0, con un’azione in linea sull’asse Trajkowsky-Nestorowsky-Alesami, il cui tiro fa secco Gabriel. La partita finisce lì, il Perugia non riesce più a mordere, soffre il pressing alto del Palermo e non sa distendersi. I siciliani controllano e, quando possono, tentano la conclusione da tutte le posizioni. Come il gatto con il topo, il Palermo grandi firme aspetta, aggredisce, controlla e colpisce, dimostrando di essere davvero una candidata autorevole alla promozione. Il Perugia balbetta, commette errori dietro (Ngawa qualche incertezza ce l’ha sempre) e a centrocampo subisce la fisicità dei siciliani. I grifoni non riescono ad aggredire il Palermo, spesso girano a vuoto e sbagliano appoggi e passaggi in quantità. La fase della costruzione di gioco del Perugia è molto carente e queso certamente indurrà Nesta a cambiamenti di formazione per i prossimi turni. I due trequartisti del Palermo agiscono tra le linee e mettono in sofferenza la difesa perugina, anche perché il centrocampo biancorosso non riesce a trovare i giusti accorgimenti contro Trajkowski e Falletti, spesso lasciati indisturbati a fare il bello e il cattivo tempo. Verre in regia non va, Moscati rende un po’ meno dei suoi standard, che pure non sono certo di eccellenza. Mustacchio corre e si batte con la solita generosità, ma la precisione nei tempi e nella misura delle giocate sono un’altra cosa. In generale, la linea di metà campo è carente sul piano della prestanza fisica e, in prospettiva, una soluzione di questo aspetto potrebbe essere la conferma di Dragomir e l’inserimento di Kingsley, oggi assente per squalifica. Le punte sono poco e male servite, quelle poche volte che ricevono palloni decenti fanno vedere che, almeno là davanti, Nesta può non preoccuparsi più di tanto. Il tecnico ha probabilmente sbagliato la formazione iniziale: forse Bianco avrebbe garantito maggior sostanza in mezzo; Mazzocchi avrebbe dato più copertura a destra e Cremonesi più reattività dietro. Ma questi sono discorsi del se e del ma. Nesta non ha convinto soprattutto perché, a fronte di un primo tempo inconsistente, non ha saputo tempestivamente trovare correttivi. E allora, il Carpi martedì sera al Curi sarà un test già molto esplicativo sul piano tecnico e ambientale. La squadra emiliana, di nuovo guidata da Castori, è un osso duro, tenderà trappole a Nesta, attendendo e cercando di colpire in contropiede. Il Perugia dovrà giocare con molto raziocinio e sagacia tattica, ma anche con coraggio. Nesta, che probabilmente dovrà rinunciare a Vido, uscito per un problema muscolare, dovrà, in tre giorni, trovare il modo di far metabolizzare la batosta ai suoi. Ridare certezze tecniche e mentali ai suoi, e trovare anche qualche correttivo tattico per affrontare una squadra inferiore sul piano tecnico, ma tatticamente molto rognosa.
Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia