Curti: “Nessun rimpianto per l’esperienza di Torino. Battistini e Cacioli molto importanti per la mia crescita. Grifo, è tempo di tornare in A”.
Scritto da Raffaele Garinella il 29/05/2018Nicolò Curti, difensore centrale, classe ‘95, si appresta a vivere la prossima stagione sportiva con la maglia del Bastia, neopromossa in serie D. Un rinforzo di qualità per il neo allenatore Bonura, un calciatore fino a qualche tempo fa considerato un talento. Abbiamo ripercorso con lui l’esperienza di Perugia, definita la più importante, perché gli ha permesso di indossare la maglia della squadra per la quale fa il tifo, ma anche la parentesi alla Juventus.
Siamo certi che per Curti le porte del professionismo torneranno a riaprirsi quanto prima.
- Buongiorno Nicolò, la prossima stagione ti vedrà impegnato con la maglia del Bastia. Non ci sarà più Grilli, ma Bonura. Contento della scelta?
Sono molto contento e motivato, siamo una squadra ancora in costruzione, ma c’è tempo. Da parte mia garantirò il massimo impegno, poi la parola spetterà al campo. Spero di ripagare la fiducia del mister e del direttore che hanno puntato su di me.
- Torniamo indietro nel tempo, all’epoca in cui militavi nel Perugia. Che ricordi hai di quella esperienza?
L’esperienza a Perugia è forse stata la parentesi più bella che ho vissuto nella mia carriera, almeno fino a questo momento. È stata breve, ma ho coronato un sogno che nutrivo fin da bambino, quello di giocare al Curi. È stato bello giocare davanti agli amici presenti curva pronti ad incitare chi, fino all’anno precedente, si sedeva accanto a loro. È stata un’ emozione unica.
- La tua cessione alla Juventus fu quasi un caso e determinò una piccola crepa nel rapporto tra Santopadre e Damaschi. Perché?
Ad essere sincero, non conosco le motivazioni. Ero solo un ragazzino all’epoca, avevo 16 anni. Fui “obbligato” in quel periodo a compiere una scelta molto importante. Personalmente avevo già deciso di rimanere a Perugia per l’intera durata della stagione. Per il bene di tutti, sono stato purtroppo quasi costretto ad andare via, così la mia scelta ricadde su Torino.
- Eri più legato a Damaschi o Santopadre? Che ricordo hai di entrambi?
Damaschi l’ho conosciuto l’anno della serie D, mentre Santopadre durante la preparazione della stagione successiva, quella della Lega Pro, e sono stato con lui solo sei mesi. Sono stati loro a decidere di inserirmi in prima squadra concedendomi un’opportunità importante. Per tale ragione, mi sento di ringraziarli entrambi.
- Rimpianti per aver perso il treno bianconero?
Non ho rimpianti, forse era destino che andasse a finire così. Mi porto dentro i ricordi belli che ho di quell’esperienza.
- Cosa non ha funzionato a Torino?
Sono arrivato in un ambiente completamente nuovo. Al principio è stato un po’ difficile adattarmi, quando l’ho fatto ed ho cominciato a giocare con continuità, e a farlo bene, ho subito due infortuni che mi hanno condizionato durante la seconda parte della stagione. Non voglio che siano considerati degli alibi, forse doveva andare così.
- Se potessi tornare indietro, cosa cambieresti e, soprattutto, c’è qualcosa che non rifaresti?
Forse ci penserei meglio prima di compiere un paio di scelte. Ormai è andata così, e come ho detto prima, cerco di portarmi dentro le cose belle che ho vissuto in questi anni.
- Qual è stato il compagno da cui hai tratto maggiori insegnamenti?
Luca Cacioli, durante la stagione in cui sono partito con il Perugia per il ritiro, ha rappresentato davvero un grande aiuto per me. Ero giovane, dal carattere un po’ particolare, e tatticamente molto inesperto. Mi ha costantemente martellato, ed è riuscito a tirare fuori il meglio di me. Lo ringrazio molto per questo. Nel corso delle stagioni sportive, ho avuto tanti compagni pronti a consigliarmi e ad aiutarmi nella crescita, ma il primo è stato Luca Cacioli.
- Chi è stato l’allenatore più importante?
L’allenatore che per primo mi ha fatto comprendere come funziona il calcio, quello vero, dei “grandi”, è stato Pier Francesco Battistini. Nei suoi confronti nutrirò sempre gratitudine per avermi concesso una opportunità così importante. Non posso, però, non citare i miei precedenti allenatori, tra cui Renzo Cenci, conosciuto da bambino. È stato lui a notare prima di ogni altro le mie qualità. Lo considero un maestro.
- Senti ancora qualcuno di quel Perugia?
Ogni tanto mi incontro a Perugia con qualcuno dei miei ex compagni.
- Sei tifoso del Perugia. Dove può arrivare il Grifo in questi playoff?
Può arrivare fino in fondo e vincere. Basta ricordare il cammino del Benevento durante i playoff della scorsa stagione. Da tifoso me lo auguro con tutto il cuore. Perugia è una piazza straordinaria, nel 2010 costretta a ripartire dalla serie D. Dopo questa importante scalata, merita solo il meglio. È giunto il momento di rivedere il Grifo in serie A.
Raffaele Garinella – TifoGrifo.com