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Un tuffo nella memoria del Grifo. Michele Gelsi, da Pescara a Perugia e ritorno, sguardo dritto sempre verso il mare.

Scritto da il 20/04/2018

 

“Ciao Michele, mi raccomando, quando arrivi non dimenticarti di telefonare, non farci stare in pensiero”.

 

Ha 13 anni, Michele, quando lascia per la prima volta l’isola d’Elba e la sua casa di Capoliveri.

 

Firenze non è così lontana e la notte, volendo citare le parole di Enzo Ghinazzi, è tranquilla, mica come a Roma o Milano.

È città straordinaria,  poi “la Villa di via Carnesecchi è un capolavoro”

 

Quattro anni di “gavetta”, quindi l’esordio a 17 anni appena compiuti.

 

 

 

09 settembre 1985

 

Agroppi si agita in panchina, la Fiorentina è avanti 1-0, ma Souness è un osso duro. Tecnicamente molto forte, fisicamente un “torello”, non facile da marcare.

 

“Te ttu sei pronto, biondino?” urla Agroppi all’indirizzo di Gelsi.

 

“Si, mister”

 

Souness non toccherà palla, la Fiorentina conquisterà due punti fondamentali.

L’anno dopo con Bersellini in panchina le presenze aumentano e le ultime giornate di campionato le gioca tutte da titolare.

 

25 novembre 1987

 

Tutto sembra filare per il verso giusto, la Fiorentina di Eriksson,- lo svedese che ha perso uno scudetto già vinto alla Roma-, gioca molto bene, e la vittoria a San Siro per 2-0 contro il Milan di Sacchi rappresenta uno dei momenti più esaltanti vissuti da Gelsi in viola.

 

Il destino, abile baro, cambia le carte in tavola con una destrezza tale da non permettere alcuna contromossa. Durante un allenamento, nel tentativo di marcare Roberto Baggio, non ancora “Divin codino”, il ginocchio di Gelsi si gira in modo innaturale, e la stagione finisce anzitempo.

 

Dopo l’operazione, nove mesi di riposo forzato, poi la breve esperienza di Parma, quindi Pescara,  l’amore di una vita…

 

 

Pescara 1992

 

Il Pescara allenato dal “profeta” Giovanni Galeone parte molto bene. Calcio champagne, squadra esaltante, calciatori straordinari in ogni zona del campo. Camplone, Righetti e Dicara in difesa, Allegri, Ceredi e Gelsi a centrocampo, Bivi, Massara e Pagano in attacco.

 

Gli ingredienti per centrare la promozione in serie A ci sono tutti e lo si comprende sin dalla gara d’esordio quando Bivi con una doppietta, e Pagano spennano i canarini del Modena.

 

La matematica promozione in serie A giungerà il 31 maggio 1992 con il 2-2 interno contro l’Udinese, reti di Giacomo Dicara e Frederic Massara.

 

Gelsi è tra in protagonisti assoluti di quella promozione.

 

 

Estate ‘92, arriva il Perugia…

 

Ci si attende la consacrazione del Pescara in massima serie, da Galeone a Camplone, passando per Gelsi e Pagano.

 

Il delfino si rinforza; dal mercato arrivano Mendy e Sivebaek, finalisti in Coppa delle Coppe col Monaco, il bomber Stefano Borgonovo, il centrocampista della Selecao, Carlos Dunga, con trascorsi importanti alla Fiorentina, e, come ciliegina sulla torta, ritorna l’idolo Blaz “Baka” Sliskovic.

 

“Abbiamo costruito uno squadrone, vedrai come li farà giocare il Profeta Galeone…”

 

I tifosi non stanno più nella pelle, ma la felicità è destinata a durare un attimo in confronto all’eternità del calciomercato.

 

I quotidiani sportivi, di lì a poco, annunciano il passaggio di Camplone, Gelsi e Pagano al Perugia, voluti fortemente da Luciano Gaucci, desideroso di costruire uno squadrone in grado di volare in serie B.

 

“Avete letto i giornali? Camplone, Gelsi e Pagano ci hanno tradito… Sono andati al Perugia in serie C. Ma vi rendete conto? Hanno lasciato la A per andare in C al Perugia”.

 

Qualche tempo dopo, sarà Andrea Camplone a fare chiarezza su quel trasferimento:

 

Nel 1992 non ci lasciammo bene. Nella squadra della mia città ho giocato per 10 anni ed ho vinto un campionato con Galeone che nessuno potrà mai togliermi.

Scibilia non mi rinnovò il contratto e decisi di andare a Perugia con Pagano e Gelsi.

I tifosi non capirono; passammo per dei traditori ma fu la società a non volerci più.

Questa è la verità”.

 

 

Un cavallino a Pescara

 

Il “cavallino”,- così chiamano Gelsi a Pescara-, arriva a Perugia a bordo della sua Saab 9000.

 

E’ un trasferimento che desta scalpore, ancor più di quelli di Camplone e Pagano.

Gaucci ha vinto la concorrenza della Roma e dell’Inter per accaparrarsi il miglior mediano della serie B.

 

La prima stagione, 32 presenze e 4 reti, su tutte la splendida punizione che regala vittoria contro il Catania, si conclude con lo spareggio di Foggia contro l’Acireale, vinto per 2-1 con doppietta di Traini.

 

E’ serie B, ma solo per pochissime ore. Neanche il tempo di festeggiare che una sentenza della CAF condanna nuovamente il Perugia alla serie C.

 

La delusione è enorme, il Perugia riparte da Castagner subentrato a Novellino proprio alla vigilia dello spareggio. Gelsi decide di rimanere a Perugia.

 

Le premesse, dunque, per disputare un’altra stagione ad ottimi livelli ci sono tutte, ma qualcosa nel rapporto si incrina, o meglio, per usare le parole di Gelsi, sopraggiungono strane situazioni

 

Gelsi ritrova la serie A con la maglia dell’Udinese e saluta definitivamente Perugia.

 

“ Se per certi aspetti sono soddisfatto del passaggio all’Udinese perché ritrovo la serie A, per altri sono dispiaciuto di lasciare Perugia. Non avrei mai pensato al trasferimento, ma poi sono sopraggiunte strane situazioni, certe trattative e sono stato tirato in ballo. Mi spiace perché a Perugia mi ero ambientato, avevo tanti amici anche al di fuori del calcio. Ma la vita del calciatore è questa”.

 

La permanenza in massima serie dura il tempo di un iceberg in un deserto.

Dodici presenze ed una rete non servono ad evitare ai friulani la retrocessione in serie B.

 

A fine stagione lascia Udine e torna a Pescara, il grande amore.

 

 

30 aprile 1995

 

Il Pescara di Gelsi affronta il Perugia in una gara avara di emozioni. Lo 0-0 finale rispecchia fedelmente l’andamento dell’incontro.

 

Dopo la partita, l’ex centrocampista biancorosso si toglie qualche sassolino dalla scarpa:

 

“Non ho visto un Perugia pronto per il salto di categoria, anche se oggi, per la verità, mancava Cornacchini, uno dei più forti. Non so proprio come si possa lasciare fuori un calciatore come lui, e se non era in forma, chi ha segnato cinque reti nelle ultime cinque partite?

Sono cose incomprensibili. Non ho avvertito emozioni particolari nell’affrontare molti dei miei ex compagni.

 

Quella di Perugia è una parte della carriera che ho cancellato volentieri. Da quando sono andato via ho riacquistato tranquillità. Non per la città, sia chiaro, ma per la professione.  A Perugia non sapevo mai quello che mi aspettava il giorno dopo. Era tutto legato ai risultati.

E’ un brutto giocare ed oggi ho avuto la conferma che nulla è cambiato.

Ho visto i miei ex compagni tesi, nervosi.

Prima ad Udine, poi a Pescara sono rinato”.   

 

Parole dolci per la città, molto amare nei confronti della dirigenza.

 

Il presente si chiama Pescara, dove Gelsi si sente felice in compagnia del mare, che ama sin da bambino, da quando giocava in spiaggia nella sua isola d’Elba.

 

Irène Némirovsky, scrittrice francese di origine ebraica era solita dire che non si può essere infelice quando si hanno il profumo del mare, la sabbia tra  le dita, l’aria e il vento.

 

A Pescara, coccolato dal mare, confortato dal vento, abile nel mandar via i cattivi pensieri,  ritrova se stesso.

 

La seconda giovinezza e quella seria A sfiorata e non più afferrata…

 

30 maggio 1999

 

Il Pescara vola, sembra destinato a tornare in serie A, all’Adriatico arriva la Reggina, diretta concorrente per la promozione.

 

Al minuto 45 sul punteggio di 0-0, il Pescara usufruisce di un calcio di rigore per atterramento di Luiso, il toro di Sora, da parte del difensore Poli.

 

Luiso esulta verso la propria curva, come se il rigore fosse già stato realizzato.

Mai suggerire al destino quale mossa attuare, perché potrebbe indispettirsi…

 

Gelsi, il capitano, l’anima della squadra, lo specialista, a quota 13 reti nella classifica dei marcatori spiazza Orlandoni, ma calcia incredibilmente fuori.

 

Mai suggerire al destino quale mossa attuare, perché quando si indispettisce, sono dolori…

 

Un innocuo cross di Firmani viene deviato nella propria porta dal difensore Cannarsa.

 

Sullo 0-1 il Pescara crolla psicologicamente. In campo solo gli amaranto che raddoppiano con Possanzini. La Reggina vince 2-0.

 

 

 

Il mare, sempre e per sempre

 

Gelsi appende le scarpette al chiodo nel 2005.

Venti anni ricchi di soddisfazioni per quel giovanotto partito dall’isola d’Elba con una valigia di sogni, e diventato un ottimo calciatore, ma soprattutto un uomo, un punto di riferimento per i tanti compagni di squadra.

 

Qualcuno ricorderà le punizioni calciate con maestria, o le figurine del Pescara in cui faceva coppia con Bruno, Dicara, Di Già, Baldi, Nobile, o Rachini.

 

Qualcun altro custodirà gelosamente la maglia numero 4 del Perugia, squadra alla quale ha sempre voluto bene, città alla quale è legato da profondo e sincero affetto.

 

Tutti ricorderanno quello sguardo un po’corrucciato, malinconico e nostalgico al tempo stesso.

 

 

Raffaele Garinella- TifoGrifo.com

 

 

 

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il 20/04/2018.
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