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Un tuffo nella memoria del Grifo. Boskov, l’uomo che ha vinto la diffidenza attraverso l’ironia.

Scritto da il 10/04/2018

 

Boskov, l’uomo che ha vinto la diffidenza attraverso l’ironia, che ha conquistato una storica salvezza con il Perugia, oggi allena una squadra di angeli in paradiso.

Febbraio, mese corto e amaro, per alcuni funesto, per altri indigesto, soprattutto per Castagner, esonerato, poi richiamato, quindi dimissionario dopo aver rifiutato il ritiro imposto da Luciano Gaucci in seguito alla sconfitta di Roma contro la Lazio per 3-0.

Contestazioni in serie verso Gaucci, nessuno tocchi Castagner, l’uomo dei miracoli.

Ma tant’è, bisogna rassegnarsi, nel calcio non c’è spazio per i sentimentalismi.

Boskov arriva a Perugia in una mattina piovosa di febbraio del ‘99, scortato da Alessandro Gaucci, che lo ripara dall’acqua, proteggendolo sotto il suo ombrello.

Immagine bellissima, in cui traspare il rispetto per l’allenatore e soprattutto per l’uomo.

Le speranze del Grifo sono ben riposte in chi ha compiuto tante imprese, vincendo anche uno storico scudetto a Genova, con la Sampdoria.

È carico “zio Vuja”, il Perugia ha un’ottima rosa, e poi ci sono Nakata e Rapajc, due grandi giocatori, e si sa, “grandi giocatori vedono autostrade dove altri vedono solo sentieri”.

Il debutto è di quelli proibitivi, almeno sulla carta, contro l’Inter di Mircea Lucescu, chiamato da Moratti al posto di Gigi Simoni.

Sta facendo talmente bene l’allenatore romeno, da mettere in discussione l’arrivo di Lippi.

Boskov può contare su Mazzantini, il gatto volante, e su “El Nine” Kaviedes, autore di un grandissimo gol contro la Sampdoria. In difesa c’è Hilario, portoghese, deciso e sicuro.

A centrocampo spazio alla coppia Olive-Tedesco, molto tecnica ed estremamente grintosa.

Particolare non da poco è che quando c’è da “menare”, non sono da meno a Bud Spencer e Terence Hill.

Il pubblico continua le contestazioni verso Gaucci. Alcuni striscioni esprimono il malumore.

“Era meglio la nostra C, che la tua A. Il Perugia non è la playstation”.

 

“Gaucci vattene”

 

“Gaucci, adesso in ritiro vacci tu, per sempre”.

 

Il presidente, che si trova in montagna, ordina il silenzio stampa, confermato davanti alle telecamere dal team manager, Alberto Di Chiara. Ha le spalle larghe, il presidente, ama Perugia e il Perugia, e vuole solo il bene del Grifo. Le contestazioni finiranno, così come la pioggia, e tornerà il sereno.

L’inizio per Boskov è tutto in salita, ma non si scompone, è il calcio, e sa bene che “gli allenatori sono come le gonne, un anno vanno di moda le mini, l’anno dopo le metti nell’armadio”.

Diciotto minuti e il Perugia è in vantaggio. Rapajc calcia una punizione, scodellando col suo venerabile sinistro una palla in area sulla quale si avventa Tedesco, che la tocca per Kaviedes.

“El Nine” ha talento, fiuto per il gol, e si vede.  È rapido come un ghepardo, e col destro spedisce la palla in rete. Conducesse anche una “vita d’atleta”, sarebbe al Barcelona o al Madrid.

Ha ragione Boskov, “senza disciplina, vita è dura”, e Kaviedes se ne accorgerà qualche anno più tardi.

Nella ripresa le cose sembrano complicarsi.

Olive stende Djorkaeff, viene ammonito per la seconda volta e lascia i compagni in inferiorità numerica.

Nei sette minuti che vanno dal 13’ al 20’, tra i più lunghi vissuti da Boskov su una panchina, l’Inter sfiora ripetutamente il pari. Per buona sorte del mister, in porta è stato ingaggiato, proprio dall’Inter, Andrea Mazzantini, il gatto volante.

Un cane è prosa, ma un gatto è poema, proprio come scriveva la poetessa Jean Burden.

Mazzantini vola da un palo all’altro, neutralizza prima una conclusione del “choloSimeone, poi nella stessa azione annulla due volte l’estro di Djorkaeff.

È bravo nostro portiere”, esclama Boskov che mai chiamerà Mazzantini per nome.

Per lui quell’atleta grintoso, determinato e determinante sarà sempre “portiere”.

E’ sempre Mazzantini a negare per l’ennesima volta la gioia del gol a uno sconsolato Simeone.

Kaviedes ha due occasioni ma i pallonetti, colpi di classe e di genio che ha nel Dna, finiscono fuori di poco. Non sbaglia Rapajc che genio lo è per davvero. Il raddoppio è da antologia, corsa sul filo del fuorigioco, pallone depositato nell’angolino basso della porta di Pagliuca, fatto sedere sul prato neanche fosse l’ultimo degli esordienti.

Un 2-0 è un 2-0 e quando fai 2-0 vinci”, esclama Boskov al gol di Rapajc.

La partita si chiude col cucchiaio di Djorkaeff su rigore e con i rimpianti di Moratti per aver ceduto, forse troppo frettolosamente Mazzantini, il gatto volante.

Settimana dopo settimana, Boskov comincia a conoscere Perugia, o almeno, così sembra.

La smentita arriva puntuale al termine di un allenamento, quando lo stesso Boskov ferma Mazzantini.

“Tu molto bravo portiere, ho bisogno di tuo aiuto, devi accompagnare me a casa”.

 

Mazzantini si aspetta che Boskov gli indichi l’indirizzo, ma resta stupefatto quando il mister chiede invece di poterlo seguire con la sua auto…

Tu vai avanti, portiere, io seguo te”.

Secondo il mister, Mazzantini avrebbe dovuto precederlo verso casa. Il problema, non di poco conto, è che Boskov non si ricorda dove abita, o meglio, non ricorda la strada che conduce alla propria abitazione. Figuriamoci cosa può saperne Mazzantini

Boskov è questo, ironia pura, esplosiva, come quando durante una trasferta, al momento della colazione si presenta teso e cupo in volto. Rivolgendosi sempre verso Mazzantini, il primo a presentarsi a colazione, gli dice: “Io teso, portiere, io molto teso”.

 

“Si, mister, oggi la partita è molto delicata”, la replica di Mazzantini, preoccupato per quella trasferta che avrebbe potuto portare punti importanti.

 

“Ma no, io teso perché non riesco a trovare modo di portare mia Ferrari in Italia”.

Ironia, dunque, ma anche saggezza, carisma e determinazione, qualità che metterà al servizio del Perugia, condotto in salvo nonostante la sconfitta contro il Milan all’ultima giornata.

“Salvezza è quando arbitro fischia fine di campionato”.

 

Boskov lascia il Perugia in serie A, un’altra impresa in una carriera costellata da successi.

Novi Sad, 27 aprile 2014

Piove a Novi Sad, proprio come quel 10 febbraio di quindici anni prima.

Sorride zio Vuja, nel suo letto, adagiato con il capo sul cuscino.

Ripensa alla carriera, ai successi, e con la mente torna, seppur per un breve istante a Perugia, ripensando a quella salvezza così abilmente conquistata, a quella diffidenza così tenacemente annullata, partita dopo partita, battuta dopo battuta, sorriso dopo sorriso.

Ripensa a quel portiere, “non ricordo nome, era gatto volante, bravissimo tra i pali ma che non conosceva strade di Perugia, non è stato capace di portare me a casa.”

 

Si addormenta, chiude gli occhi per sempre, preso per mano da Paolo Mantovani, inviato a prendere zio Vuja, per non farlo smarrire nell’infinito del cielo.

 

“Ciao grande presidente, dove tu porti me?”

 

“In paradiso, amico mio, c’è una panchina per te, sei l’uomo giusto, ti stavamo aspettando”.

 

“Va bene, presidente, ma ricorda che anche con gli angeli, sarò maestro, amico e poliziotto”.

 

“E sia, amico mio.”

 

Così se ne è andato l’intramontabile Vujadin Boskov, abile nel vincere tanto, maestro nell’insegnare a sorridere.

Raffaele Garinella-TifoGrifo.com

 

 

 

Si ringrazia Carlo Giulietti per la gentile concessione del materiale fotografico.

 

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