Santopadre mai così accerchiato: il momento no della squadra scatena le critiche, ma sarà bene ricordare che il bilancio è in attivo.
Scritto da Raffaele Garinella il 05/02/2018Le critiche distruttive nuociono e basta, che siano costruttive, e soprattutto, che non si dimentichino i meriti di chi, come Santopadre, ha operato e continua ad operare per il bene del Perugia. Voltaire, filosofo, drammaturgo e storico, certo non l’ultimo arrivato, sosteneva che “la critica è una cosa molto comoda perché si attacca con una parola mentre occorrono pagine intere per difendersi”. Senza volersi ergere ad avvocato difensore del patron Santopadre, chiaramente accerchiato e in difficoltà come mai lo era stato, varrà la pena ricordare che con lui la squadra è arrivata in serie B nella stagione 2013/14 e, dalla successiva, milita stabilmente in cadetteria. La serie A, da tanti agognata, ora come ora resta un miraggio. Nelle tre precedenti stagioni, sono stati centrati i playoff in due occasioni e, nella stagione di Bisoli, se gli infortuni non avessero falcidiato la squadra, forse,- e sottolineamo il forse,- il Perugia avrebbe potuto ottenere molto più di una serena salvezza. Nella corrente stagione qualcosa non ha funzionato. La riprova più nitida è l’esonero dell’allenatore, cosa mai capitata a Camplone, Bisoli e Bucchi. Purtroppo per Giunti, capace di dare un gioco alla squadra che non si vedeva dai tempi della preistoria perugina, Castagner e Galeone docet, è arrivato l’ottobre nero che, oltre a spazzare via il caldo sole, ha spazzato via la sua panchina. La cosa difficile da comprendere è come mai una squadra che fino alla gara contro il Frosinone volava come un’aquila, sia improvvisamente precipitata come Icaro e le sue ali di cera. La scelta del nuovo tecnico non ha convinto nessuno, o quasi. Cosmi, il gladiatore invocato dalla tifoseria, Breda quello scelto dal presidente. Al nuovo tecnico andava concesso il giusto tempo per mettere in campo le proprie idee calcistiche, le proprie convinzioni tattiche. Tempo ne ha avuto, ma sinceramente, pur prendendo le difese dell’allenatore e concedendo allo stesso le doverose attenuanti, tre sconfitte nelle ultime quattro gare disputate in casa appaiono eccessive. La squadra non presenta un’idea di gioco, una propria identità, si affida spesso e volentieri a lanci lunghi, ad improbabili cross quando Cerri, l’unico capace di prenderle di testa, gioca come trequartista. La critica cosa deve fare? Basarsi sui numeri, quelli non mentono mai. Breda in 13 partite ha totalizzato 1,31 punti di media, mentre Giunti in 11 partite ha viaggiato con una media di 1,18 punti a partita. Le migliorie auspicate con l’arrivo di Breda non ci sono state, anzi, il gioco rispetto ai tempi di Giunti si è smaterializzato. Le critiche sulle operazioni di mercato appaiono comunque intempestive. Goretti è intervenuto nei ruoli “chiave”. Troppo facile attaccare Leali dopo l’errore di sabato. Troppo facile affermare che un calciatore che ha riportato un infortunio al crociato è per forza vittima di infortuni muscolari, troppo facile è affermare che Brighi avrebbe fatto comodo o che Falco avrebbe fatto la differenza. Anche in questo caso è opportuno affidarsi ai numeri. Dellafiore rientrava dopo un’assenza di quasi sette mesi. Dopo due gare intense disputate in maniera egregia, ci può stare una contrattura di lieve entità. Quanto a Leali, è sbagliato pensare che un portiere non possa commettere errori. Gli errori li commettono tutti, perfino Buffon che è il migliore al mondo. Solo che, per loro sfortuna, quelli dei portieri sono maggiormente evidenti. Brighi, che resta un calciatore importante, con un passato importante, ha totalizzato 11 presenze e nessuna rete, mentre Falco in 8 gare ha messo a segno un gol, seppur fondamentale, contro l’Ascoli. I numeri ci dicono che Kouan in 3 partite è stato più decisivo di Brighi, mentre Falco non avrebbe accettato la panchina e nessuno poteva garantirgli il posto da titolare. Quanto ad Han, avrebbe fatto più che comodo, ma anche in questo caso, è apparsa lapalissiana la scelta del Cagliari di portarlo a casa. Le critiche sono sacrosante e motivate, ma fare di tutta l’erba un fascio sarebbe disastroso. Non concedere alibi a nessuno è un imperativo ma attenzione: occorre evitare di cadere nella fauci del maligno e continuare ad avere fede nel “Santopadre”.
Raffaele Garinella-TifoGrifo.com