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Ripartire per accantonare umiliazioni che i tifosi non meritano

Scritto da il 01/12/2017

(ASI) In questi ultimi sette anni, dal fallimento Covarelli in poi, la tifoseria del Perugia, sempre passionale e verace, si è confrontata con molte situazioni scoraggianti, anche con le sconfitte e le umiliazioni più brucianti. Su tutte, indubbiamente, l’esperienza della Serie D, sportivamente drammatica per una società che appena sette anni prima si apprestava a vincere l’Intertoto espugnando il campo del Wolfsburg, andandosi a giocare il passaggio agli ottavi di finale di Coppa UEFA col PSV Eindhoven.

Tornati a fatica in serie B grazie alla buona programmazione della nuova società, senza beneficiare di ripescaggi o di qualche particolare riforma dei campionati, questo è, fra gli ultimi cinque, senz’altro l’anno più duro e complicato che, probabilmente, sta sancendo la fine di un ciclo sportivo, dopo il quale sarà necessario reimpostare il progetto della società attraverso una migliore programmazione ed una guida tecnica esperta della categoria, senza più scommettere su allenatori esordienti.

«Dobbiamo salvare questa stagione», è diventato il leit-motiv di questo assurdo girone di andata che, dopo i trionfi delle prime sei giornate, ha riservato prestazioni paradossali e, per molti aspetti, perfino inspiegabili. L’8-3 subito sul campo dell’Udinese è probabilmente l’emblema di questa prima parte di campionato del Perugia: una squadra bella e a tratti devastante in fase di manovra, ma ingenua o addirittura disastrosa in fase difensiva.

Come ripetono da qualche settimana tutti i tesserati del Perugia Calcio, le responsabilità di questa situazione appartengono un po’ a tutti: giocatori, tecnico (specie quello esonerato) e società. Presunzione, leggerezze, cali di concentrazione, incomprensioni tattiche, errori di valutazione in fase di calciomercato e così via.

Eppure, i tifosi proprio non se lo meritano. Anche ad Udine, di giovedì sera con 0 °C, erano in 100 sugli spalti del “Friuli” a mostrare le loro pezze e le loro bandiere, così come qualche settimana fa erano in 500 a Venezia, dopo la brutta prestazione casalinga contro l’Avellino. Hanno sopportato e accettato nuove rivalità e sconfitte con realtà calcistiche completamente anonime per tutto il secolo scorso, come Frosinone, Carpi, Novara o Virtus Entella. Hanno accettato un preliminare playoff perso in casa, con due risultati su tre a disposizione, tre anni fa. Hanno accettato, lo scorso anno, una semifinale playoff persa, con due risultati su tre a disposizione tra andata e ritorno, contro una squadra che pare salita in serie A solo per fare numero. Hanno accettato l’ingaggio in estate di un tecnico sulle cui competenze diversi osservatori avevano già espresso seri dubbi.

Ora, il risultato di Udine non va certo amplificato o caricato di implicazioni tecnico-tattiche che non ha e che non può avere alla luce dell’evidente divario tecnico e del carattere della competizione. Tuttavia, per il popolo biancorosso, queste otto reti rappresentano l’ennesimo boccone amaro da inghiottire in una stagione (per ora) da dimenticare quasi su tutti i piani. Una figuraccia in diretta televisiva nazionale che, probabilmente, avrà lasciato interdetti i tanti appassionati tra i 30 e i 40 anni che, da Nord a Sud, ricordavano quelle maglie indosso ai ragazzi di Galeone, di Castagner, di Cosmi, a Marco Negri, a Milan Rapajc, a Massimiliano Allegri, a Marco Materazzi, a Hidetoshi Nakata, a Fabio Grosso, a Zisis Vryzas e via di seguito.

Non sembra sortire alcun effetto sull’orgoglio di questi giocatori nemmeno l’inestimabile patrimonio di ricordi ed emozioni custodito dal Museo del Perugia Calcio, realizzato poco più di un anno fa da un comitato di tifosi con il supporto della società. Inutile girarci intorno. La contestazione alla squadra di ritorno dalla catastrofica trasferta di La Spezia e gli sviluppi di quella tesa serata hanno sancito una spaccatura ormai difficilmente sanabile tra buona parte della tifoseria e la squadra. Di fronte a questa situazione, c’è solo da sperare che a gennaio, la sosta da un lato e il mercato (specie in uscita) dall’altro, ripristinino almeno le basi minime per procedere verso un finale tranquillo e poi ripartire da nuove energie.

Andrea Fais – Agenzia Stampa Italia

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il 01/12/2017.
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