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Grifoni Giunti al capolinea. Signori si scende. Si riparte sperando nello Stellone?

Scritto da il 25/10/2017

Non una fine improvvisa, ma un’agonia lunga, irreversibile, inarrestabile. Come un male incurabile che colpisce inaspettatamente un organismo e, senza concedere a nessuno il tempo di abituarsi all’idea, lo rovina senza scampo. Questo l’incredibile dramma (sportivo, per carità) che ha colpito il Perugia di Giunti e frastornato l’ambiente nell’ultimo mese. La squadra ha perso cinque partite consecutive e, ben di più, la faccia e la dignità. La bella macchina da gol delle prime partite si è trasformata in un’accozzaglia insensata, senza capo né coda, e anche senza anima. Col Cesena, il solito copione. Squadra che dà un abbozzo di impegno più per onor di firma che per convinzione, ma manca di tranquillità e, quindi, di lucidità. Perciò, rumina calcio, si trascina per il campo senza credere in quello che fa, senza sapere cosa vuole, aspettando più o meno inconsciamente come una liberazione che l’avversario segni al primo mezzo tiro verso la porta e, poi, che raddoppi alla seconda conclusione e la chiuda alla terza. Dopo le precedenti quattro sconfitte, lo scenario si è riproposto, con sconcertante puntualità, anche stasera contro il Cesena, ennesima squadra del fondo classifica cui il Perugia concede, generosamente e senza combattere, il lasciapassare verso lidi migliori. Paga per tutti Federico Giunti, non esente da colpe, prima tra tutte quelle di aver fatto perno su alcuni calciatori che non gli hanno corrisposto la fiducia: anche stasera, la formazione iniziale aveva delle conferme inaspettate. Certamente, però, le responsabilità sono di tutte le componenti: la società non ha gestito al meglio il periodo di crisi, da ultimo con un silenzio stampa che, lungi dal migliorare il clima attorno al Perugia, ha più i connotati dell’imbarazzo che non della fermezza. Quanto al giocatori, dopo un mese di ottobre molto da primedonne fragili e stizzose e poco da professionisti, adesso sono chiamati ad un riscatto non solo calcistico. Dovranno farlo con un nuovo allenatore, il cui identikit dovrà necessariamente avere caratteristiche di personalità forte, capace di rimettere insieme in fretta i mille cocci in cui si è frantumato il vaso. Insomma, un profilo del tutto diverso da quello degli allenatori emergenti che hanno caratterizzato il Perugia dell’era Santopadre. In questa direzione si andrebbe se saranno le confermate le prime voci di un incontro imminente, in nottata, tra la società e Stellone. Chiunque guiderà il Grifo, comunque, sarà chiamato a ricostruire il mosaico e a dare all’ambiente una prospettiva di lungo periodo, oggi del tutto scomparsa. Prima di tutto, occorrerà rimettere in linea di galleggiamento la squadra. Solo dopo si potranno misurare le reali capacità del gruppo in rapporto ad obiettivi più o meno ambiziosi, che appena un mese fa sembravano di sicura pertinenza della squadra. È passato un mese, ma è come se fosse trascorsa un’epoca. Ora ne comincia un’altra, piena di incognite e difficoltà. Ma il Perugia, partendo da una rosa di livello medio alto per la cadetteria, può sperare di riprendere un cammino perlomeno normale. Perché quello che è successo finora, normale non lo è stato.

Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia

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il 25/10/2017.
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