Perugia, è il momento di stringere i tempi. Due-tre pedine per volare in alto. Prendere come esempio, il Perugia del ’98.
Scritto da Raffaele Garinella il 03/07/2017La serie B, campionato arduo ed oscuro quasi più della selva attraversata da Dante, si vince grazie alla qualità e all’esperienza di calciatori navigati, ma ancora con forza nelle gambe e fiato nei polmoni. Non basta: occorre la voglia di spaccare il mondo, la cosiddetta fame, di giovani calciatori alle prime esperienze nel professionismo. Al momento tutto tace a Pian di Massiano, ad eccezione degli annunci sul nuovo organigramma e sul rinnovo di Belmonte. Per il resto, il silenzio si protrae dal giorno dopo il ritorno contro il Benevento. Di sicuro nella stanza dei bottoni, Santopadre, Goretti e Pizzimenti, lavorano per allestire una rosa competitiva e vincente. Chi conosce un po’ di storia del Grifo si augura si possa prendere come esempio l’ultimo Perugia che vinse la B, stagione 1997/98. Quella squadra possedeva tutte le qualità sopra riportate. I Gaucci e lo staff furono abili nel costruire un team capace, proprio come una fenice, di risorgere dalle ceneri della stagione precedente. Dopo le partenze di Giunti, Negri, Di Chiara, Di Cara, Kreek, vagoni di qualità, esperienza e voglia di emergere, raggiunsero Perugia. Tornarono alla base Materazzi e Rocco, forse valutati frettolosamente nel precedente mercato. In difesa, ai confermati Traversa, Matrecano e Mijalković si aggiunsero Tangorra e Colonnello, provenienti da Foggia e Pescara. In porta Angelo Pagotto, proveniente da Milano con una medaglia d’oro al collo, conquistata da assoluto protagonista durante gli Europei under21 disputati in Spagna. Una rosa competitiva , campagna acquisti da stropicciarsi gli occhi. Manicone,-prima accantonato da Perotti e Bigon e poi assurto a gloria grazie alle intuizioni di Castagner-, Cucciari proveniente dal Lecce e Bernardini, autore di 11 gol, furono supportati da “Re Nato” Olive, colpo prezioso del mercato di riparazione. Meno decisivi furono Bruno Versavel, Marc Emmers e Massimo Lombardo, che pure realizzò tre reti in ventiquattro presenze prima di tornarsene in patria, al Lugano. Per rinforzar l’attacco, Gaucci decise di affiancare a Milan Rapaijc “cobra” Tovalieri e il generoso Stefano Guidoni, prelevato dal Cosenza, abile nel costruire spazi per i compagni. Da Parma fu preso Alessandro Melli. Un flop si rivelarono il danese Thorninger e l’argentino Pandolfi. Una squadra, quella del 1997/98 che aveva tutto per vincere, e si vedrà se verrà tenuta a mente quella strategia, anche se molta acqua è passata sotto i ponti. Per ora basterebbero, anche in vista della campagna abbonamenti, due-tre pedine per un salto di qualità ad una squadra che vuole tornare a volare. Brignoli e Cerri, rappresentano un ottimo inizio e, come dice Richard Bach, più alto vola il gabbiano, più vede lontano.
Raffaele Garinella – TifoGrifo.com