L’avvocato del diavolo
Scritto da Redazione il 20/10/2015“Aridatece Er Puzzone” era la scritta che comparve nei muri di Roma nel luglio 1944. Quando l’euforia per la cacciata di Mussolini (“Er Puzzone”, appunto) e per la stecche di cioccolata lanciate dai carri armati dagli americani che ci avevano liberato dal duce erano solo un lontano ricordo, la Capitale era un cumulo di macerie e la gente moriva di fame come e peggio di prima.
“Aridatece Er Puzzone” lo si sente sussurrare a più di qualche angolo della Perugia calcistica, mai come in questo momento incazzata e delusa, laddove ovviamente “Er Puzzone” in questo contesto ha le sembianze e la desinenza del mister dell’Adriatico.
“La classifica non la guardo. La guarderò a dicembre”, ama ripetere il misterone di Porretta Terme. Converrà – mi sa tanto – che un’occhiatina Bisoli gliela dia prima del derby e prima delle successive due gare che ci attendono (Cagliari e trasferta di Salerno). Affinchè quel sussurro non si trasformi in una acclamazione a furor di popolo.
Concordo con l’ottimo Tramontana (al secolo l’amico Moreno Castellani) quando ha scorso nelle ultime due prestazioni del Grifo (Entella e Latina) i segnali di una preoccupante involuzione, dopo una serie di partite che avevano fatto registrare un Perugia in ripresa. Sarà pur vero, infatti, che il Grifo si è avvicinato maggiormente (ma non più di tanto pericolosamente) alla porta avversaria rispetto alle prime apparizioni, ma è innegabilmente vero che per farlo (con risultati invero modesti) ha tirato un po’ troppo la coperta col risultato che ha concesso troppo alle due avversarie, laddove in precedenza agli antagonisti venivano lasciate le briciole ed i rischi (e le reti subite) erano ridotti al minimo. Personalmente ritengo che ciò dipenda in gran parte dal cambio di modulo, dal passaggio dal 4-2-3-1 al 4-3-1-2. Dispiace ripetere un concetto già espresso, ma il Perugia attuale non è attrezzato per il 4-3-1-2 fondamentalmente perché manca alternativamente o il frangiflutti alla Salifu in mezzo o il regista classico a dettare i tempi. O meglio, di registi in rosa ce ne sono due. Uno di ruolo (Filipe), l’altro adattabile alla grande (Taddei), ma entrambi (al pari di Fabinho) alle prese con problemi di impiego dalla giustificazione ufficiale così fumosa da ricordare tanto i comunicati stampa della Pravda (l’agenzia di stato dell’ex URSS) che quando un capo di Stato dell’Unione Sovietica era in fin di vita se non proprio defunto, si limitava frettolosamente a dire che aveva il raffreddore. E a diffondere per tutto il giorno musica classica per radio, televisione e nelle piazze.
La potenza della comunicazione. Per giustificare un inizio campionato che più tribolato (almeno nei risultati) non si può, il Presidente Santopadre ha pensato bene lunedì scorso, ospite a “Fuori Campo” di prendersela coi giornalisti e con quelli che scrivono sui siti e sui social, colpevoli di destabilizzare i calciatori che poi ne risentono, ne soffrono ed in campo non rendono. Ma per favore. Stimiamo, ammiriamo e vogliamo così tanto bene al nostro Presidente da non credere che abbia detto sul serio, quanto piuttosto che abbia voluto fare un doveroso richiamo alla misura nei commenti ed alla compattezza di tutto l’ambiente in un momento così complicato. Perché in caso contrario, che cosa avrebbe dovuto fare allora (più che dire) al proprio direttore tecnico, al proprio allenatore ed ai propri calciatori dopo che il Perugia ha il quinto budget della serie B (parole sue) per investimenti e si ritrova terz’ultimo in classifica? E col Crotone che ha il quindicesimo budget che vola invece in testa alla classifica? A proposito: ma Capezzi perché è finito a Crotone anziché al Perugia? E Mandragora, Verre e Lapadula perché a Pescara? Si parla di giovani dall’ingaggio non impossibile, non di Porcari, Bianco, Giorgi e compagnia cantante fuori budget.
La potenza della comunicazione. Quella che fa dire a Del Prete che a Latina ha colpito il palo da un metro dalla porta spalancata perché ha colpito troppo bene la palla. Del Prete, scusi, ma è connesso o pensa davvero che siamo tutti scesi dalla tradotta con l’anello al naso? O quella che fa dire a Bisoli, sempre dopo Latina e dopo aver preso due gol come l’hanno presi il suo portiere e la sua difesa che nel calcio sono cose che succedono, gli errori individuali ci stanno. Mister Bisoli, scusi, ma è connesso? Lei la classifica non la guarda (almeno fino a dicembre), ma noi tifosi sì e se ci consente e noi ci girano un po’ le cosiddette a perdere i punti così, a ritrovarci in fondo alla classifica e a non sentire dall’allenatore nemmeno un rimbrotto ai propri calciatori, manco avessimo perso scapoli – ammogliati e non la delicata sfida in terra pontina che doveva segnare la svolta del nostro campionato. Non dico che avrebbe dovuto ripetere l’exploit dell’ineguagliabile Eziolino Capuano, ma un minimo questi calciatori che commettono errori del genere di fronte alle proprie responsabilità ce li vogliamo mettere? Il suo maestro Mazzone cosa avrebbe detto al posto suo a Rosati e Rossi? E Luciano Gaucci, che è stato suo Presidente, come l’avrebbe presa?
Ciò doverosamente premesso non mi pare ci siano i presupposti per intonare la marcia funebre ed iniziare la caccia alle streghe, come in tanti già fanno. Non è questione – mi si passi la licenza – di fare l’avvocato del diavolo: questo Perugia in via generale non ci dispiace. Ci fa incazzare di brutto, ma non è da buttare. E’ una squadra viva che deve ritrovare anzitutto la compattezza con il ritorno al 4-2-3-1, opinione strettamente personale. Questo aveva sentenziato il campo. Con i giocatori più esperti e capaci (Comotto su tutti) che prendono per mano e trascinano gli altri. Il Cesena lo abbiamo asfaltato così. Zero rischi, tanto pressing e tanta voglia di vincere, senza la minima paura. Potrà andar male una volta, due, ma alla terza canta il gallo, soprattutto se in mezzo al campo dovesse tornare Salifu. Il 4-3-1-2 può andar bene a patto che ci sia un regista vero a dettare i tempi o un mediano di rottura puro (stile Rigoni del Chievo, Magnanelli del Sassuolo, Gazzi o Vives del Torino), che si difenda e si attacchi tutti insieme stando raccolti su trenta metri, che Lanzafame o Zapata trequartisti cerchino maggiormente Parigini e Ardemagni o Parigini e Drolè piuttosto che sempre la battuta (frettolosa ed imprecisa) a rete. Parigini e Drolè: perché no? Con una coppia di attaccanti piccoli ma velocissimi (Eder e Muriel) non ci gioca con ottimi risultati anche la Sampdoria? Personalmente, almeno in allenamento, una volta recuperato Fabinho proverei il 4-3-3, ma questo non è decisamente tempo di esperimenti. Qualunque sia il modulo, comunque, la sensazione ora più che mai è che al Perugia manchi un’intuizione tattica per svoltare davvero la stagione, stile quella del Napoli di Sarri o della Ternana di Breda, che ha rivitalizzato con il suo 4-2-3-1 una squadra che nelle precedenti cinque partite aveva racimolato un solo punto.
Mente sgombra da cattivi pensieri, dunque, mentalità da coltello tra i denti a lottare su ogni pallone come si conviene ad ogni buona squadra che lotti per non retrocedere (questo ci dice la classifica attuale), maggiore cattiveria (il Perugia insieme al Brescia è l’unica squadra a non avere subito ancora espulsioni: è l’ora forse che un pò di legna del nostro bosco quando c’è da difendere un risultato i nostri avversari comincino ad assaggiarla) e convinzione nel puntare a rete cercando maggiormente le punte, che anche per loro sarebbe pure bella che suonata l’ora che si risveglino dal sonno profondo in cui si trovano.
Quanto a tutto il resto basta alibi. Basta alibi. Incombe un trittico per uomini veri e occorre fare punti contro tutte e tre le avversarie. Senza se, senza ma, senza pali, arbitri, sfortuna, rosa carente, errori strutturali, mercato di gennaio, e via discorrendo. Punti, punti. Punti. A qualunque costo e senza guardare troppo per il sottile. Alla “turiamoci il naso e votiamo DC” coniata dal geniale Indro Montanelli per invocare gli elettori a scongiurare il rischio del sorpasso comunista, quando ancora a Berlino c’era il muro e quelli di oltre cortina facevano paura.
E concretezza. Quella del Frosinone ad esempio, che si permette il lusso di andarsi a salvare in serie A, schierando Crivello e avendo in rosa Matteo Ciofani. Mediti caro Sig. Goretti, mediti. Frosinone che sa giocare solo sull’errore avversario, sulle palle inattive e sulla cattiveria agonistica. Prendiamo esempio dal Frosinone, se questo scorcio di campionato ci ha insegnato qualcosa. Questo Perugia non è stato costruito per far girare bene la palla. Questa squadra ha bisogno di coprirsi bene (e lo sa fare molto bene) e di ripartire veloce e cattiva nel puntare a rete (e questo lo sa fare molto meno bene e occorrerà lavorarci tanto).
Fare possesso palla e arrivare alla conclusione per avvolgimento era prerogativa del Perugia di Camplone, licenziato più per avere osato contraddire e litigare con l’Intoccabile – Infallibile (che è infinitamente più strategico di qualunque allenatore nei piani societari), piuttosto che per aver cannato il play off contro il Pescara, quindi lasciamo perdere. Facciamo punti in queste prossime partite stringendoci a coorte in difesa della Serie B: per farlo non serve che ci ridiano nessun Puzzone.
Almeno per il momento.
Michele Antognoni – TifoGrifo.com