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Approfondimento tecnico a cura di Michele Antognoni

Scritto da il 30/03/2015

Approfondimento_antognoni

“Mi ci rompero’ la testa” fu il finale, magistrale proponimento  del protagonista de “Il giorno della civetta” di quell’autentico patrimonio dell’umanita’ che è Leonardo Sciascia:  inno alla cocciutaggine di voler capire ad ogni costo cose troppo complicate o, paradossalmente,  fin troppo semplici da spiegare e da capire.

Esattamente come il Perugia di quest’anno , soprattutto nella versione pranzo ‘ammirata’ contro il Crotone.
La premessa da fare e’ che potrà risultare esercizio ozioso addentrarsi in approfondimenti nel tentativo di capire e magari spiegare materia, che come ama ricordare il mio amico Riccardo Marioni (l’eccellenza tra i giornalisti), sfugge per definizione (quasi) ad ogni spiegazione come una partita di pallone, ove l’alea dell’imprevedibile è troppo alta.
Ma stavolta il Mi ci rompero’ la testa è un imperativo da assolvere in prima persona, nel tentativo di spiegare Perugia – Crotone: dovere morale verso gli oltre 11.000 che come chi scrive erano al Curi pronti a dare la propria spinta verso traguardi inimmaginabili, come solo questo magico stadio sa fare, se acceso a dovere. Dovere morale altresi da assolvere verso un’altra eccellenza della nostra terra, lo chef Donatella Platoni del Borgo Mandoleto di Solomeo che mi ha ospitato al termine della gara: perche’ l’amaro in bocca di un punto guadagnato nella domenica che doveva farci prendere il  volo ha rischiato seriamente di non farmi apprezzare tutta la sublime raffinatezza del suo ragù bianco, con il quale ha soddisfatto palati assai importanti. E non se lo sarebbe meritato. L’Eccellenza perugina: non abbiamo bisogno di andare a cercare tanto lontano da casa nostra L’Eccellenza, non ci stancheremo di ripeterlo. In ogni campo, nessuno escluso. L’eccellenza perugina, quella che dopo Avellino avevamo sognato seriamente di poter rivendicare per la creatura della nostra città che amiamo piu di tutte di un amore viscerale, il Grifo.
E invece? Mi son svegliato ed era tutto qui, come amaramente cantava Vasco in Liberi Liberi. Nel punto guadagnato grazie ancora a Koprivec, con due parate da campione. Nelle uniche due  cose sensate, logiche  di tutta la partita. L’occasione di Lanzafame a fine primo tempo, con cross sensato dalla fascia di Mantovani (sorvoliamo sul dettaglio che si trattasse di cross dalla trequarti e non anche dal fondo), inserimento da dietro della mezzala e tiro respinto coi piedi (e qualcos’ altro) da Cordaz e Fabinho, col piede stranamente trogoloforme, a sballare la respinta. La traversa che ancora trema al 3′ della ripresa sull’unica palla decente (su calcio piazzato) servita ad Ardemagni. Mi son svegliato ed era tutto qui. Perchè sta tutta qui la partita del Grifo. Coi ‘cicombli’ che girano. Perchè girano? Mi ci rompero’la testa, ma la disposta è semplice:il Perugia era stanco, fisicamente e mentalmente ed ha sbagliato completamente ( un’altra volta) l’approccio alla partita. Partita che ci ha fatto letteralmente innamorare (calcisticamente,  si intende) del Sig. DRAGO. Nomen omen: DRAGO. Questo signore, che al pari di Camplone viene sistematicamente ignorato dai fenomeni del giornalismo nazionale (leggi Michele Criscitiello) che pompano Stellone,  Rastelli e addirittura De Zerbi del Foggia nei consigli per gli acquisti ai direttori sportivi per  una panchina da A ( povero calcio!). Drago è già da qualche anno che fa giocare la sua squadra in modo stupefacente. L’anno scorso i play off addirittura,  quest’anno dopo un girone d’andata da brividi (era stata in assoluto la squadra più scarsa affrontata ed avevamo comunque  rimediato una sconfitta), si è presentato al Curi col vestito della festa e le scarpe lucide, presagio di un tranquillo finale di stagione con salvezza anticipata che con l’organico che si ritrova equivale ad una Champions. Squadra corta, pressing alto, 4-3-3 con i due esterni alti ( Ciano e Stojan entrambi molto pericolosi) che restavano molto alti costringendo Faraoni e Crescenzi ad abbassarsi fin troppo sulla linea dei difensori. Aggiungiamo che Faraoni era costretto agli straordinari in ripiegamento sull’ottimo Suciu ( messo bell’apposta da Drago dalla parte di Lanzafame che per caratteristiche non ripiega) ed una fiacchezza generale nelle idee (poche e tutte confuse)  e nelle gambe dei nostri ed ecco bello che servito il primo tempo, con Koprivec a togliere dal sette un tiro velenoso da fuori. Morale? Il Crotone non ha buttato una palla che sia una, roba che se al centro dell’attacco avesse avuto lo squalificato Torregrossa anziché l’acerbo Padovan o l’inaggettivabile Rabusic, staremmo a parlare di ben altro.  Ciò posto, la domanda – come diceva Antonio Lubrano – sorge spontanea: perchè tanta fiacchezza? Al preparatore atletico e all’allenatore, più che la risposta,
i rimedi. Se c’è gente che ha bisogno di rifiatare e ricaricare le pile, la si fa rifiatare e ricaricare le pile. Punto. Altra domanda che sorge spontanea: perchè con la difesa del Crotone schierata alta, anzi altissima e che accorciava a uomo stretta su Ardemagni e Fabinho in fase di pressing sulla trequarti nostra non è stato mai cercato Fabinho con un lancio in profondità nello spazio tra il centrale ed il laterale di difesa? Avrei voluto vedere con quaranta metri di campo a disposizione se lo avrebbero preso a Fabinho. Una volta sola in tutta la partita è successo: minuto venti all’incirca della ripresa, quando Fabinho si è bevuto il suo marcatore che lo ha steso platealmente senza che l’arbitro ( altro bel fenomeno) se ne accorgesse. Perugia fiacco di suo, certo: ma che spreca troppe energie in giocate incomprensibili ed inutili. Prendiamo Ardemagni o Falcinelli che più o meno è la stessa cosa. Entrambi, si sa, in area di rigore sono fenomenali. Matteo più nelle giocate di potenza, Diego se riesce a liberare il sinistro. Orbene, come vengono serviti entrambi? Pochissimo e male. Quasi sempre con inutili palle alte da dietro o con palla bassa con loro spalle alla porta per fare l’uno due o peggio negli spazi per scatti che non sono nelle loro corde. Ma glielo vogliamo fare un cross decente dal fondo? Alto, basso, sul dischetto del rigore rasoterra o a mezza altezza, ma dal fondo? E’chiedere troppo?Ci deve pensare sempre e solo Faraoni? O ci vogliamo sempre e solo intestardire nel cercare la sortita bella di Verre, l’incursione di Lanzafame o Fabinho che per sperare di segnare devono scartare almeno tre avversari o attendere  le improbabili (al momento) penetrazioni centrali di Fossati o Nicco? Drago:eccolo uno che ci piacerebbe vedere sulla panchina del Grifo quando Camplone non ci sarà più.  Ovvero tra dieci anni. Registrato che Camplone ha provato a immettere energie fresche a centrocampo nel tentativo di sbloccare l’inerzia della partita, va detto del cambio di Lanzafame. Molti i mugugni per quel cambio. Di certo in una partita da vincere a tutti i costi quale quella di ieri, si poteva anche pensare di rischiare Fabinho quinto a sinistra e Lanzafame seconda punta, come contro la Pro Vercelli: dai che ti ridai Lanciafiamme la giocata vincente prima o poi la trova. Il problema però è che il Crotone sulla sua destra e sulla sua sinistra raddoppiava o triplicava sempre e aveva Ciano e Stojan che se partivano facevano male. Quindi rischiare Fabinho che non copre sulla fascia col 3-5-2 era un azzardo. Meglio provare Fabinho esterno di un 4-3-3, con Falcinelli largo a destra e pronto a stringre verso Ardemagni  in un ruolo che a Lanciano ha ricoperto sempre. Concettualmente non biasimabile.
Ripassare la lezione in vista di Chiavari, quindi. Dove Camplone dovrà scegliere gli intrpreti migliori per una partita a…flipper. Le dimensioni e la superficie del terreno di gioco infatti non lasciano molto margine a chi ama partire negli spazi, a chi non ha il passo rapido. Il recupero di Rizzo sarebbe fondamentale. Come fondamentale sarà essere solidi e concentrati dietro e cattivi e ben riforniti davanti. Perchè poi la difesa dell’Entella non è irresistibile.
Ci attende una vigilia di Pasqua da vivere intensamente: starà a noi, prevalentemente a noi, fare in modo che sia di Risurrezione e non di passione.
Anche perchè tra gli oltre 11.000 di ieri non so in quanti siano disposti a farsi rimanere indigesto l’agnello o la gita fuori porta di pasquetta causa Grifo.
Avanti tutta, come direbbe il Grande Leo.
Michele Antognoni – TifoGrifo.com
Scritto da
il 30/03/2015.
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