Camplone “vivere la partita giocandola al cento per cento”
Scritto da Redazione il 12/02/2015
Ha avuto luogo questo pomeriggio la conferenza stampa di vigilia, Andrea Camplone è intervenuto ai microfoni della sala stampa del Curi e fra i tanti argomenti affrontati ha parlato del nuovo arrivato Marco Amelia “sta lavorando come tutti è normale che per un portiere è diverso rispetto ad un giocatore, stare in porta significa, quando è un po’ che non giochi, perdere le distanze, intanto lo convochiamo – dice – poi vedremo, vediamo oggi come sta, la rifinitura di domani e vediamo, è un ragazzo intelligente è un pochino che non gioca ha bisogno di un po’ di più, è un bravissimo portiere , dobbiamo metterlo in condizione di dare il cento per cento… abbiamo tre portieri – aggiunge – domani sicuramente giocherà Jan”.
Inevitabile poi parlare delle ultime vicende svoltesi nella società di Pian di Massiano; Camplone ironizza “nel calcio non si finisce mai di imparare, è sempre in evoluzione, come a livello tattico così anche esternamente ci sono delle evoluzioni; lasciamo perdere – poi aggiunge, in risposta ad alcune domande – quando non vengono i risultati è sempre così, è normale, l’allenatore è sempre messo in discussione quando non ci sono i risultati, anche perché – aggiunge – è la medicina più semplice, un uomo solo si può mandare via, tutta la squadra non si può mandare via – e chiarisce – ho un rapporto schietto con il presidente, se mi avesse voluto mandare via mi avrebbe telefonato”.
Torna poi a parlare in vista alla gara di domani “le mie scelte – afferma – le faccio durante la settimana, ho bisogno di gente che corre, una squadra che che lotta su ogni palla; ho bisogno di uomini in questo momento” e aggiunge “bisogna spingere di più e creare di più per fare goal, non è questione di modulo ma di attenzione, il sacrificio di una corsa in più ma soprattutto il sacrificio mentale” sacrificio dunque chiede Camplone ai suoi per poter tornare al top della condizione; il tecnico biancorosso ha anche assicurato il pieno recupero di Fazzi e Verre, per quanto riguarda la partita di domani, l’unica preoccupazione, come da lui affermato è Novellino “è un maestro della Serie B e sono sicuro che verrà a Perugia per vincere, non si accontenterà di un pareggio – poi aggiunge – per quanto riguarda noi ho visto la squadra molto più attenta e tutti si stanno mettendo a disposizione, questo è molto importante per un allenatore”. In riferimento agli avversari invece, li definisce una squadra molto “maschia”, con molta qualità e fisicità ecco dunque perché esige il massimo dai suoi giocatori.
Parla poi del pubblico “importantissimo – dice – il pubblico ha fatto una contestazione civile, è giusto che sono volati insulti perché qui stiamo parlando di una città, di una squadra che dopo dieci anni è tornata in B e questo è un bene prezioso per questa città, il giocatore deve onorare la maglia, la squadra in cui gioca e deve onorare il posto di lavoro, anche perché i giocatori passano però la squadra rimane, dobbiamo dare il cento per cento per mantenere la categoria a tutti i costi e un tifoso questo lo sa, c’è stata una contestazione, c’è stato un riavvicinamento e sicuramente ci sarà il tifo venerdì sera – e aggiunge – sono sicuro che i nostri tifosi ci staranno vicino”.
Poi risponde ad altre domande riguardo il modulo ideale, “non c’è un modulo vincente, sarebbe troppo facile, è vivere la partita, giocarla; l’allenatore arriva fino a un certo punto poi non c’entra più niente, c’è il giocatore che entra in campo che deve dare del suo”, poi una riflessione riguardo alcuni giocatori adattati in ruoli diversi dai propri “se un giocatore non ha elasticità mentale non arriverà da nessuna parte, se uno vuole giocare si mette in tutti i ruoli, con dei limiti – spiega – però da il cento per cento”, a sostegno di tale tesi fa il suo esempio, era partito come centravanti per poi giocare da terzino, “se non mi fossi sacrificato in quel ruolo forse oggi non farei l’allenatore ma l’operaio”. Gli viene chiesto dunque di Fazzi “si mette in tutti i ruoli, è eccezionale, si impegna moltissimo, sa di essere un classe ’95 è al suo primo anno in B, però da sempre l’anima, questa è elasticità mentale”.
Un Camplone sicuro di se, con le idee chiare, e come dargli torto; quando un allenatore chiede sacrificio ai propri giocatori allora per onore della maglia ma forse anche per rispetto della scala gerarchica è giusto che questi lo facciano, soprattutto in momenti così difficili; come si dice in gergo non si può pretendere di diventare grandi senza aver fatto prima un po’ di gavetta.
Erika Cesari – TifoGrifo Web Radio Tv Perugia