Perugia-Bari 1-1. Dopo l’ennesimo pareggio, definire gli scenari aiuterà tutti a recitare meglio.
Scritto da Daniele Orlandi il 24/01/2015
Camplone sostiene che la squadra, come spesso le succede, ha giocato bene e con intensità, però ha preso gol alla prima occasione. Sostanzialmente ha ragione, ma questo non basta a spiegare la situazione complessa dei grifoni, mentalmente scarichi e incapaci cronicamente di tradurre in occasioni il possesso palla. Il Bari non ha impressionato, ha subito e aspettato il Perugia per tutta la partita. Dopo il pareggio dei grifoni e con l’uomo in meno, il tecnico pugliese Nicola non ha fatto complimenti nell’ordinare ai suoi l’indietro tutta, anche tramite sostituzioni di chiaro stampo difensivista. Il Perugia non ha saputo approfittarne, perché la manovra avvolgente e i cambi di campo non sono stati sorretti dalla necessaria velocità. Quando poi i grifoni hanno cercato per lo più gli sfondamenti centrali, è mancata la precisione negli appoggi. Ed anche una buone dose di coraggio e personalità: Nicco nel primo tempo, per ben due volte, ha avuto l’opportunità di battere a rete da dentro l’area e da posizione centrale, ma si è smarrito in improbabili aperture laterali. Anche altre risposte sul campo sono state oggettivamente scarse, come per esempio quella di Vinicius. E alcune esclusioni, come quella di Lanzafame, non hanno convinto, anche se motivate con ragioni tattiche e di condizione. Il fatto è che in attacco Falcinelli non ha le doti di un attaccante che in area, oltre che lottare come un leone, sappia colpire come un falco. Questione di caratteristiche, non di capacità intrinseche, sia chiaro. Ma nodo che il mercato è in qualche modo chiamato a sciogliere. E non il solo, perché serve anche un difensore di ruolo (Giacomazzi e Crescenzi non lo sono) e un centrocampista lottatore e mastino. Poi, certamente, bisogna vedere come questi innesti potranno inserirsi nella pianta che esiste e a quali adattamenti tattici condurranno. Ma anche Camplone lo ha ammesso chiaramente in sala stampa: serve puntellare la squadra anche numericamente, per non fare un girone di ritorno con l’affanno. E mentre le voci su tecnici oggi presenti a Curi (Calori, tra gli altri) e su incontri tra questi e la società si rincorrono, servirà molta lucidità per gestire una situazione che gradualmente è andata complicandosi. I grifoni oggi sul campo sono sembrati nervosi, ansiosi di fare, ma a tratti fragili e poco lucidi. Sono in molti, anche tra i tifosi, ad invocare un chiarimento sulla dimensione e gli obiettivi reali di questa squadra, prima che la zona calda si avvicini troppo e risucchi speranze o illusioni: sarebbe molto pericoloso. Per molti grifoni che non hanno nel proprio dna il sacro furore agonistico, non sarebbe semplice doversi calare nella mischia in cui serve concretezza, praticità e spirito di lotta, piuttosto che la propensione al possesso palla e il senso estetico del gioco. Forse con pochi e mirati innesti il Perugia può risolvere i problemi di fondo e impostare un girone di ritorno che permetta di chiudere la pratica salvezza senza troppi patemi. Primum vivere, deinde philosophari. Se ragionare così è riduttivo delle intenzioni della società, chi la guida dichiari qualcos’altro e lo dimostri poi con fatti concludenti nel finale di mercato. Altrimenti, con tranquillità, lo confermi, e faccia quel che può per rinforzare la squadra nell’ottica del mantenimento della categoria. Perché il Perugia è una matricola e puntare a salvarsi, in un campionato equilibrato e complicato come la serie B, non sarebbe affatto un ripiego. Almeno per quest’anno.
Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia
Foto: Fabio Arcangeli
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