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Bologna-Perugia 2-1. Il solito Perugia gioca, non concretizza e subisce.

Scritto da il 19/01/2015

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Viva la concretezza. Lo può gridare il Bologna, lo deve recriminare il Perugia. La squadra di Camplone alla ripresa dopo la sosta ha messo in vetrina le solite virtù e gli stessi limiti che ne hanno caratterizzato tutta la stagione fin qui. Possesso palla e buona personalità nella creazione del gioco, con particolare capacità sulle fasce, dove nel primo tempo ha messo in difficoltà i felsinei, anche grazie a continui cambi di gioco e ad una frequente inversione delle coppie Lanzafame-Fabinho e Nicco-Verre. Per converso, però, una sterilità congenita, contrassegnata da zero conclusioni verso la porta di Coppola: basti dire che il gol di Taddei nel finale è stato il primo tiro a bersaglio! Questo aumenta il rammarico per una squadra bella, ma che non sembra conoscere la concretezza. Come un amante che ama i preliminari ma non riesce mai a passare alla fase successiva. La prima mezz’ora è stata emblematica di questa specie di schizofrenia. E, anche nel secondo tempo, dove pure il Perugia si è espresso su livelli certo inferiori e con minor lucidità, i grifoni tenevano palla e costruivano gioco, ma era il Bologna a creare le occasioni con il falco d’area Cacia. Un attaccante come manca al Perugia, una punta capace di trasformare in occasioni anche palle sporche o casuali. Malgrado anche altri ruoli abbiamo bisogno di miglior copertura, certo quella della punta resta la priorità del mercato. Perché nel secondo tempo il Perugia tatticamente le ha provate tutte. Prima un 4/3/3 con Lanzafame in mediana che diventava 4/2/4 in fase offensiva. Poi, con gli ingressi di Parigini e Taddei, un 4/2/3/1 con Fossati e Taddei davanti a Lanzafame, Parigini e Fabinho, e Falcinelli di punta. Ma il risultato non è cambiato. Sempre sterili, i grifoni. Sempre incapaci di cambiare spartito e trasformare in occasioni, o almeno in situazioni potenzialmente pericolose, la mole di gioco creata. Quanto ai singoli, Fabinho, al rientro, non è stato tatticamente disciplinato e sulla fascia ha lavorato poco in copertura. Lanzafame meno brillante nel ruolo di esterno d’attacco di quando, nelle precedenti partite, ha potuto svariare tra le linee. La mediana con luci e ombre, con Verre e Nicco che non sembrano in grado di assicurare continuità e alta precisione alla manovra. Bene Del Prete, specie nel primo tempo, e finché uno stiramento non lo ha tolto di mezzo chissà per quanto. Crescenzi solito motorino, ma non sempre lucido e preciso. I centrali difensivi non ineccepibili in chiusura sul gol di Cacia e anche in altre circostanze. Certo, il 2-0 subito su una punizione inesistente proprio nel momento in cui Camplone aveva messo in campo tutte le migliori qualità tecniche che aveva a Bologna, ha tagliato le gambe alla reazione perugina. Però urge che la società faccia i suoi passi al mercato, anzitutto per definire la dimensione effettiva che vuole per la squadra e le ambizioni sulle quali si deve sintonizzare l’ambiente. Carne o pesce, salvezza o play off, sarebbe molto utile per tutti definire l’obiettivo.

Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia

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il 19/01/2015.
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