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Italiane per lo Stato non per la Federazione

Scritto da il 15/11/2014

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A tener banco in questi giorni in casa Pallacanestro Perugia è il provvedimento degli organi di giustizia sportiva che ha ribaltato il verdetto del campo, revocando le due vittorie conquistate dalla serie B/F contro Roseto e Fermo ed infliggendo alla Società altrettante sconfitte per 20-0.

La decisione ha colpito la squadra biancorossa rea di aver schierato a referto tre giocatrici di “formazione non italiana”, una in più del massimo consentito dalla normativa federale la quale considera giocatrice di “formazione italiana” l’atleta che in quattro stagioni sportive ha collezionato almeno quattordici presenze nei campionati giovanili.

La stranezza risiede nel fatto che Margherita Cardinali e Luisa Brizioli sono nate in Umbria da genitori italiani e sono cittadine italiane.

Questo per la legge italiana, non per la Federazione, che sportivamente parlando considera le due giovani atlete non italiane di formazione in quanto non hanno collezionato il numero di presenze minimo obbligatorio previsto dall’art dall’art. 51 RE Gare.

Incredula ed amareggiata la SISAS Pallacanestro Perugia, che nei termini stabiliti ha prontamente presentato ricorso alla Corte Sportiva d’Appello del Comitato Regionale Abruzzo contro una normativa che reputa, al di la del caso che l’ha riguarda, dannosa e penalizzante per il movimento.

Per comprenderne gli effetti devastanti della disposizione applicata basti pensare che Drazen Dalipagic, uno dei più grandi a livello mondiale in questo sport prese in mano la palla a spicchi all’età di 18 anni dopo trascorsi giovanili dando calci al pallone; questo, oggi, l’art. 51 RE Gare lo impedisce ed iniziare in Italia a praticare questo sport a quindici anni comporta il venir meno di quel percorso imposto dal regolamento per l’acquisizione della “formazione” necessaria per esser considerati italiani.

La Società non ci sta e difenderà i diritti acquisiti sul campo difendendo i diritti delle atlete stesse. Il Consiglio di Stato in passato ha stabilito l’inapplicabilità delle norme emanate dalla FIP quando contrastanti con le previsioni più generali e prevalenti della Comunità Europea sulla libera circolazione e sulla parità di diritti tra tutti i cittadini europei (a maggior ragione di un italiano in Italia). La Società, inoltre, porterà a conoscenza degli organi giudicanti la specificità delle situazioni di Margherita e Luisa, vittime degli eventi e non “furbacchione” dato che il percorso giovanile delle giocatrici umbre è stato contrassegnato dal dover prender parte nel 2009/2010 ad un campionato giovanile organizzato a dieci giornate, da un grave infortunio al crociato che ha precluso il raggiungimento del quorum minimo, e dall’impossibilità di poter partecipare per due anni consecutivi al torneo under 19 per mancanza di un numero minimo di squadre che consentisse al Comitato Umbria di organizzare il campionato.

E’ evidente come il provvedimento del Giudice Sportivo che ha colpito la Società in realtà ha colpito duramente loro, le quali potrebbero trovarsi escluse in futuro dalla lista delle convocate non per scelta tecnica bensì per non essere, loro malgrado, considerate dall’art 51 RE Gare .sportivamente italiane, facendo ricadere su di loro delle colpe che direttamente non hanno avuto.

“Rispettiamo quanto deciso dal Giudice Sportivo che regolamento alla mano non poteva fare altrimenti” afferma il Direttore Generale Pallacanestro Perugia Andrea Meucci. “La Società ha prontamente inoltrato ricorso ed ora ci aspettiamo dagli organi competenti che si tenga conto della specificità dei due casi e che si decida non con l’applicazione letterale della norma bensì grazie ad una applicazione logica che tenga conto della ratio, dello spirito e della finalità che ha ispirato la norma. Se il fine è quello di tutelare le giocatrici cresciute nei vivai, l’applicazione letterale (che ha portato alla decisione di primo grado) è inaccettabile comportando un effetto devastante per il movimento. La realtà nostra, che è comune la stragrande maggioranza delle società femminili del panorama cestistico nazionale, non è fatta di gruppi “scelti” ne di campionati a venti e più partite. Con fatica cerchiamo di portare e tenere in palestra le ragazze, di sostenere il movimento. Abbiamo gruppi numerosi, accogliamo ad ogni età ragazze che amano questo sport, cosa dovremmo dir loro? Cambiate sport perché non riuscirete ad avere quattro stagioni con almeno quattordici partite all’attivo?”.

Sulla stessa linea il responsabile del settore femminile Filippo Fiorucci “Mi lascia perplesso che venga fissato un minimo standard di partite obbligatorie a livello di campionati giovanili (quattordici n.d.r.) e non ci sia uniformità nel numero di giornate di campionato uguale per tutte le Regioni. In Umbria quest’anno il campionato under 17 è composto di venti partite, le squadre sono cinque, ne verranno giocate sedici tra prima e seconda fase. Perché in Umbria sedici mentre nella prima fase di Lombardia, Veneto, Emilia Romagna diciotto ed in quello campano 22 se il quorum minino di quattordici partite ai fini della formazione è uguale per tutti? Mancare tre partite per una lesione, impegni personali, motivi scolastici, malattia, turnover per gruppi numericamente elevati non è fantascienza e le conseguenze ora sono note a tutti.

Lo sport italiano è in crisi, il basket femminile non ne è esente: attività di sviluppo e di promozione dovrebbero essere la base per ripartire ed i regolamenti lo strumento per incentivare e supportare queste iniziative, partendo dal presupposto che ogni ragazza o bambina che si avvicina a questo sport, qualunque età essa abbia costituisce una ricchezza; la prima squadra di qualunque società di ogni sport è da sempre il sogno delle giocatrici del settore giovanile, il traino e l’ambizione delle giovani, non è accettabile che si neghi loro di sognare.

Ci vuole buon senso e ci aspettiamo che questo illumini la decisione degli organi federali in primis, fino a suscitare un dibattito che conduca quanto meno ad una rivisitazione della norma”.

Una problematica diffusa e che ha colpito molte società del panorama cestistico nazionale, la Pallacanestro Perugia si è mossa con l’auspicio che, nell’interesse del movimento, si stimoli la discussione e magari si crei una task force che solleciti un dibattito approfondito e una rivisitazione della normativa.

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il 15/11/2014.
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