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Non svegliateci (non ancora)

Scritto da il 16/09/2014

BisbylandiaIl Grifo va, e dopo Bologna e Bari asfalta un Catania venuto al Curi per raccattare un pareggio e tornato a casa, miseramente e giustamente, con le pive nel sacco ed un mister esonerato. Un Catania ben messo dietro, vigoroso nel coprire ma non altrettanto nel ripartire, con Calaiò lasciato solo tra i difensori biancorossi e Rosina costantemente triplicato ogni volta che toccava palla. Come col Bologna, si stenta a capire fino a dove arrivino i meriti del Perugia e dove inizino i limiti degli etnei e della loro impostazione tattica. Ma intanto siamo a quota nove punti ed abbiamo passato a punteggio pieno il ciclo terribile di inizio campionato.

Se in Coppa Italia il Grifo era ancora in fase embrionale e si potevano notare principalmente le giocate dei singoli ma non ancora il progetto di gioco (che si è delineato chiaro nelle partite di campionato), quello che viene fuori pensando alle tre gare iniziali di Serie B è che quando una squadra come il Perugia sceglie di giocare un calcio vivace e strutturato, correndo dal primo al novantesimo, ed un’altra prova solo qualche sortita sulla base delle capacità dei singoli, o la seconda squadra è nettamente superiore alla prima o rischia seriamente la sconfitta, spesso senza nemmeno l’onore delle armi.

Il Perugia ha fatto – ancora- la differenza nei confronti del Bologna sul doppio binario del gioco e della corsa: se dopo 5 partite ufficiali diventa quasi scontato sottolineare nuovamente come il Grifo giochi bene, molto bene, ed abbia già una identità tecnico- tattica spiccata e quasi sfacciata, dato che anche sabato di 14 giocatori impiegati solo 2 erano a Perugia lo scorso anno, viene da chiedersi se si possa andare avanti così anche quando dovesse esserci un calo rispetto alla forma fisica. In merito a questo aspetto, il Grifo e Camplone penso abbiano imparato molto insieme, e molto dalla stagione conclusasi con il “dramma sportivo” di Perugia- Pisa del 2 giugno 2013.

A mio avviso, infatti, quello della sfortunata (e per molti versi impossibile…) rincorsa all’Avellino è stato uno dei Perugia più belli che io abbia mai visto (chiaramente contestualizzando categorie ed interpreti): sempre all’attacco, sempre a tavoletta, corse e sovrapposizioni, un ritmo infernale impossibile da proporre per nove mesi. Da lì nacque quel finale tremendo ai playoff e l’esonero del mister, fino al ritorno ed alla nascita, già dallo scorso anno, di un Perugia diverso, meno arrembante nell’interezza dei 90 minuti ma più quadrato, più capace di amministrarsi.
L’evoluzione è continuata quest’anno: finalmente Camplone ha potuto allenare il Grifo già dal momento del ritiro, cosa che ha permesso all’allenatore di avere fin da subito il polso della situazione della squadra e di plasmare in quel poco tempo l’identità tecnico-tattica di cui abbiamo parlato. Quello che però è altrettanto importante è la capacità sviluppata di saper governare i tempi di gioco: rispetto allo scorso anno, ed a maggior ragione rispetto a due anni fa, il Grifo sa amministrare il pallone anche quando non corre a mille, distribuendo meglio le energie lungo i 90 minuti di gioco.

Quando sei padrone del ring, dosando le energie nel corso delle riprese, costringi l’avversario a girarti intorno, a perdere energie. Quando sei padrone del gioco, analogamente, costringi l’avversario a coprire e rinculare mentre- tenendo sempre perfette le distanze- i giocatori riescono a correre nella maniera giusta, evitando di disperdere energie ed avendo l’opportunità di accelerare poi quando opportuno. Col Catania l’impressione è che il gol fosse questione di tempo, e se non è stato nell’occasione del palo di Taddei, e se non è stato nell’occasione del rigore, la sensazione che alla fine la forza d’urto del Grifo avrebbe fatto breccia nella retroguardia degli etnei era netta.

La capacità di gestire il gioco, è chiaro, non preserverà in senso assoluto da cali di forma, partite sfortunate e momenti bui che lungo un campionato da 42 partite ci saranno per forza, ma sono una bella assicurazione che poche squadre ad oggi si possono concedere. Complimenti a questo gruppo (società- staff- squadra- tifosi) che sta facendo di tutto per permettersi sogni grandiosi.

Se Verre continua a giocare da predestinato, se Giacomazzi, dopo un esordio un po’ titubante col Bologna, si dimostra semplicemente fantastico, se i centrali di difesa concedono un gol, a partita quasi chiusa, in tre gare, se sulle fasce Crescenzi e Del Prete vanno che è un piacere, se Fazzi debutta tra i pro in un ruolo non suo e diventa subito materiale da capolista, se Taddei calamita palloni e davanti Rabusic sfianca e Falcinelli colpisce, se tutto ciò è stato detto, va spesa una parola anche per Provedel.

A Bari il giovane scuola Chievo ha fatto un mezzo miracolo parando la conclusione a botta sicura di Galano; col Catania, invece, a vedere gli highlights sembra non abbia fatto interventi particolarmente impegnativi, ma se avete visto la partita sapete che non è così.
Porto come prova principe l’uscita di testa nel corso del primo tempo con la quale ha sventato una incursione che poteva essere letale. Nel suo piccolo, a mio avviso, quella uscita vuol dire tante cose, testimonia infatti come il ragazzo sia sempre concentrato, sempre sul pezzo: mentre quella palla stava arrivando il portiere sapeva già che probabilmente il giocatore avversario sarebbe riuscito a passare dietro al nostro difensore, che aveva sbagliato i tempi dell’anticipo, e sapeva che, se ciò gli fosse riuscito, sarebbe stato da solo, uno contro uno, davanti a lui.
Quell’anticipo di testa, che nell’economia di una gara, ritenendolo quasi banale, può essere bypassato senza dargli peso alcuno, in realtà è stato davvero importante perché ha disinnescato una chiara occasione da gol alla radice. Provedel gioca con la tranquillità e con l’attenzione dei grandi giocatori, cercando sempre di leggere lo sviluppo dell’azione per guadagnare quei centesimi di secondo che separano lo sfiorare la palla dalla grande parata. Un’altra perla per questo Grifo, che contro il Vicenza ha l’occasione di continuare un volo tanto bello quanto impreventivabile in queste proporzioni. La sfida contro la formazione ripescata dalla Serie C sarà una sfida affascinante, dato che proporrà un canovaccio diverso: il Perugia sarà la capolista che dovrà andare all’assalto della formazione meno quotata.

Dovrà, il Grifo, mantenere l’atteggiamento da provinciale affamata e continuare a menare le danze con la lucidità e le capacità dimostrate fino ad oggi. Nuovi novanta minuti (più recuperi) ci aspettano: da vivere a testa alta, compatti come solo chi è risorto dalle ceneri ed ha guadagnato ogni singolo passo avanti può essere.
In alto i cuori e sotto col Vicenza,  da affrontare con la solita mentalità.  Forza Grifo!

Federico Basigli – TifoGrifo.com

Scritto da
il 16/09/2014.
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