Perugia-Catania: se tre indizi fanno prova…
Scritto da Redazione il 15/09/2014(ASI) Se tre indizi fanno una prova, il Perugia non è per caso in testa alla classifica della serie B a punteggio pieno. Dopo il Bologna e il Bari, anche il Catania, altra grande pronosticata della cadetteria, deve arrendersi all’assalto degli uomini di Camplone. Una resa senza appello, visto l’atteggiamento tattico rinunciatario della squadra siciliana: basti il dato che, in novanta minuti, il portiere perugino Provedel non è stato mai impegnato.
Pellegrino, l’ormai ex trainer catanese (la società etnea dopo la sconfitta lo ha esonerato e sostituito con Sonnino) aveva cercato di intasare li spazi, tener la squadra corta e affidare a Rosina il compito di giocare tra le linee e cercare le ripartenze in profondità di Calaiò e Martinho. Tema tattico rinunciatario e praticamente unico, neutralizzato dall’attenta retroguardia umbra che è riuscita a restare alta e a limitare i rischi dell’uno-contro-uno, come voluto da Camplone. Nella difesa biancorossa, l’esperienza di Giacomazzi e Comotto si sono fuse a meraviglia con la baldanza di Goldaniga. Ma l’incontro si è deciso a centrocampo, come era accaduto anche nelle precedenti partite del Grifo. Taddei, sempre più calato nel ruolo di metronomo, ha dettato i ritmi e le aperture, ha cucito tra i reparti, recuperato palloni e, stavolta, ha sbagliato quasi niente nei passaggi (peccato per il rigore, calciato senza criterio). Accanto a lui, Fazzi si è molto sacrificato per contenere Rosina, mentre Verre ha illuminato la scena con una prestazione di personalità, intensa per qualità e quantità, in interdizione e in impostazione. Tanto che molti si sono chiesti perché non giochi già nel massimo campionato. E poi i due esterni, Crescenzi e Del Prete, motorini inesauribili, fondamentali per il 3-5-2, perché capaci al tempo stesso di contenere e ripartire, sprintare e crossare. Una linea mediana che con ritmi alti, continue sovrapposizioni e scambi di posizione, ha costretto il Catania a subire il gioco senza farlo e a concedere inevitabilmente qualche varco nel 4-2-3-1-muraglia di partenza. In attacco, ha pagato l’affidabilità ormai collaudata del premiato duo Rabusic-Falcinelli. Il primo ha fatto a sportellate con Spolli e chiunque gli si parasse davanti. Il marscianese, stavolta meno brillante negli spazi strettissimi dell’area catanese, è riuscito però, al momento giusto, da punta di razza, imbucare il terzo centro in tre partite prendendo il tempo di testa ai due mastini centrali del Catania, dati per insuperabili sulle palle alte dalle descrizioni della vigilia.
Insomma, la ricetta di Andrea Camplone continua ad aver successo. Gli ingredienti sono semplici e genuini: organizzazione, movimenti sincroni, aiuto reciproco, fiducia nei propri mezzi, condizione fisica eccellente e voglia di divertirsi pur nel rigoroso rispetto delle consegne tattiche del tecnico pescarese. E d’accordo: è giusto tenere i piedi a terra, pensare che tutto è ancora da fare, che il campionato è lunghissimo e verranno fisiologicamente momenti meno esaltanti. Ed è vero che il gioco del Perugia è dispendioso e occorrerà utilizzare il turn over con le incognite del caso. Tuttavia, la partenza del Perugia è stata talmente piena di contenuti e certezze da autorizzare un ottimismo, cauto ma fondato. Se gli indizi in procedura penale fanno prova quando sono plurimi, gravi, precisi, concordanti e non interpretabili ambiguamente, il Perugia è, al momento, fortemente indiziato ad essere protagonista in serie B.
Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia