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Primo step: il dopo Bisoli

Scritto da il 17/05/2016

 

Bisbylandia

Basta dai, se volete il mio parere in breve vi dico che il Grifo era troppo forte per finire dentro alla lotta per la salvezza, ma ha evidenziato troppe mancanze per entrare nei playoff e sperare di salire un altro gradino come fatto ogni anno dalla Serie D in poi. Dopodiché c’è da parlare un mondo per capire come migliorare.

Forse l’aspetto che appare più chiaro nell’analizzare il cammino del Perugia in un’ottica più ampia di quella della mera cronaca è che per la prima volta dalla rinascita, alla fine di quest’anno si registra un passo indietro rispetto al precedente.

È chiaro che a migliorare sempre si arriverebbe tutti alla Champions, e non mi pare agevole, ma segnalare questo evento è importante per capire ciò che non è andato e far sì che resti episodico, e che dal prossimo anno si possa tornare a risalire.

 

LE BUCHE DI MODENA (feat Francesco Baccini)

L’ultima alluvione, quella che ci ha estromesso definitivamente dai playoff, è stata a Modena. Dopo la trasferta emiliana ho sentito persone prendere atto di un certo tipo di situazione, quella di un gioco assente, ad esempio, ma la realtà è che quella trasferta ha messo solo l’ultimo timbro sui difetti che la squadra aveva evidenziato giorno dopo giorno, e che solo un inguaribile ottimismo ed un procrastinare i termini potevano mascherare.

Mancanza di una identità di gioco (e si badi, non di un modulo fisso, ma proprio di una idea di gioco), assenza di una strutturazione tattica, capacità di reazione alle avversità non pervenuta. E quest’ultima caratteristica è sicuramente quella più sorprendente, per una squadra di Bisoli, uno che “negli ultimi sedici metri c’è poco da insegnare”. Tutto questo per un anno. Pesantino, eh.

 

TUTTA COLPA DEGLI INFORTUNI?

No. Premesso che l’assenza delle ali ha sicuramente scombussolato i piani del mister, non è possibile pensare che una squadra non abbia un piano B, né che il piano A sia difendiamoci e ripartiamo veloci sulle ali (che mi pare un po’ semplicistico).

Nelle more c’è il dubbio fondato che nella pausa invernale il lavoro fatto non sia stato molto centrato (per usare un eufemismo) e c’è da dire che la presenza di tanti infortuni muscolari e l’impossibilità di alcuni giocatori di affrontare 90 minuti in maniera decente sono un mistero (poco) buffo che forse andrà prima o poi disvelato. Perché se Taddei ha problemi, e passi, se Alhassan ha problemi, e passi, bisognerebbe capire perché Guberti anche quando stava bene stava male e perché Zapata, che è un freghino, non riesce a fare una partita intera. È fatto d’argilla?

Il Grifo ha segnato 13 gol e ne ha subiti 3 (parziale di + 10) nei primi 15 minuti di primo e secondo tempo, ha subito 20 gol (!) e ne ha segnati undici negli ultimi 15 minuti di primo e secondo tempo. Più che aggrapparsi a non poter preparare in allenamento i mischioni dell’ultimo minuto (spero di averla sentita male questa frase, ma se l’ho sentita bene sarei curioso di vederli, questi allenamenti), probabilmente sarebbero state opportune correzioni come l’evitare di chiudersi tutti in area negli ultimi minuti e qualche correttivo sui sistemi di allenamento per evitare cali di rendimento durante la partita che a mio avviso non sono assolutamente giustificabili solo con la retorica degli infortuni (vedi Cagliari e Crotone, per dire). Ma tant’é.

Forse in sede di campagna acquisti è stato dato poco peso alla cifra stilistica del tecnico, piuttosto impegnativo nella preparazione e nell’impegno quotidiano.

Tradotto in italiano: se dai una squadra a Bisoli prendigli o molti giocatori o un po’ meno, ma molto resistenti.

 

ROSA: QUANTO MANCAVA?

Cosa mancava si sapeva dal 31 agosto: un terzino sinistro e due centrocampisti, di cui un regista, che Dio solo sa se era Bisoli che non lo voleva o Goretti che pensava non servisse. E per fortuna il mister ha pescato Zeblì (c’è da dire che in panchina c’erano rimasti lui e Luchini), anche se poi i due mesi fuori squadra sono stati un altro mistero (poco) buffo.

Se è vero che a parte lo strabordante Cagliari ogni squadra aveva punti deboli, è altrettanto vero che a questo giochino spesso vince chi fa meno errori, e sono abbastanza convinto che il Perugia non ne abbia fatti tanti, rispetto agli altri. Quest’anno, poi, i giocatori sono arrivati mediamente prima del solito, con la possibilità di fare un ritiro estivo assieme, ed un buon numero di proprietà.

Diversamente dal solito, quindi non dovremo ricominciare a fare la squadra daccapo perché abbiamo alcuni begli elementi di proprietà che ci possono garantire tra campo e panchina una decina di giocatori in continuità. E se nel corso del campionato questo fattore non siamo riusciti a farlo fruttare, speriamo che serva almeno per il prossimo anno.

Che alcuni elementi possano rimanere solo con Bisoli è una castroneria, anche perché se uno è bravo è bravo: ricordo DiCara, per dirne uno, passare da Galeone a Guidolin e mantenere un rendimento altissimo.

Se il prossimo allenatore vorrà una difesa che sappia anche impostare ma uno del reparto lo farà meno ce ne faremo una ragione. Il problema è stato quando quest’anno c’era una difesa a 5 con Belmonte che impostava ed andava in confusione, perché Isis che imposta è come vedere me fare la maglia.

 

INSOMMA, POTEVA ANDARE MEGLIO?

Detto questo, io penso si potesse fare molto meglio perché la rosa per raggiungere i playoff sono convinto ci fosse e se gli infortuni ci hanno penalizzato e sono stati un fattore, tante altre variabili hanno concorso a creare una situazione così … depressiva.

 

INSOMMA, POTEVA ANDARE ANCHE PEGGIO?

Penso anche che potesse andare molto peggio, anche se non so se siamo arrivati al livello “rischiare quanto Gagarin”. Ma forse sì.

Perché i due derby vinti non sono stati importanti solo per aver sottomesso i cugini sottolineando le corrette gerarchie regionali, ma hanno – soprattutto, dal mio punto di vista – dato quella spinta che ci ha permesso nel girone di andata di risollevarci da una situazione già delicata ed al ritorno di non avere patemi di ricadute. Averli vinti meritandoli un po’ poco, poi, sarebbe stato quasi un valore aggiunto se da quel dato di fatto si fosse ragionato per cambiare passo. Se volete la mia modesta opinione quest’anno i due derby ci hanno regalato ben oltre i sei punti conseguiti. E senza quei derby il quadro sarebbe stato fosco per davvero. Il Presidente ha detto – a salvezza raggiunta – che prendendo Bisoli aveva la sicurezza di non retrocedere: voglio troppo bene al Presidente, ma io ho avuto paura n’bon po’, e solo la consapevolezza che eravamo ben superiori ad alcune squadre mi ha evitato maggiori tachicardie.

 

COSA LASCIA IL TECNICO?

Poco, poco davvero. Bisoli parla di aver costruito una base per il futuro. È l’evoluzione del discorso dell’autostrada, del prendere tempo in attesa di entrare in forma, che prima o poi qualcosa accadrà. E’ quell’atteggiamento finto umile del fatto che “io lavoro, sono qui sempre”, cosa che chiunque in fa questo lavoro, o meglio, cosa che chiunque fa un qualsiasi lavoro dovrebbe fare.

Bisoli ha saputo allenare l’ambiente attorno alla squadra più che la squadra stessa e nonostante le delusioni che si susseguivano ha avuto ed ha tuttora aperture di credito che all’esame dei soli fatti ai miei occhi sono incomprensibili.

La base per il futuro c’è per davvero, secondo me, ma è quella consegnata dalla società con la scelta di alcuni giocatori di proprietà. Purtroppo, però, nel lascito per il prossimo anno manca la parte tecnica, una struttura (ripeto, non necessariamente un modulo, che può  lasciare il tempo che trova, ma una identità) di gioco che non si è mai palesata se non nelle conferenze stampa in cui il mister raccontava partite che non esistevano.

Bisoli ha parlato spesso di volere un Perugia “camaleontico”. Io, lo scrissi tempo fa: penso che una squadra “camaleontica”, capace di cambiare volto in più occasioni durante la partita, debba avere una forte identità che le permetta di assumerne altre senza perdere coscienza di sé. E qui l’idea di quello che eravamo, quest’anno, era davvero confusa, per dirla in maniera carina.

Quest’anno ho visto il festival dei tempi di gioco persi perché chi aveva la palla doveva sempre guardare dove era il compagno, cosa che è all’opposto del gioco organizzato (di qualunque tipo, da quello più verticale che è il mio preferito al tikitaka che mi frantuma abbastanza le palle) che mi piacerebbe vedere.

 

IDEE DELLA SOCIETA’ ED IDEE DEL TECNICO

Un altro aspetto importante che va chiarito in proiezione 2016-17 sono le dinamiche società – tecnico. Il mister ha detto di aver avuto a disposizione un solo giocatore della sua lista (Volta, per il bene di tutti!), a conferma del modus operandi della società, secondo me peraltro migliorabile ma sostanzialmente corretto: non è opportuno fare colonie di “cocchi” di nessun allenatore.

A mio avviso, tuttavia, il problema non è tanto fare spesa non prendendo i nomi segnalati dall’allenatore di turno, quanto non seguire le indicazioni tecniche dello stesso. Mi spiego meglio: ogni coach ha un suo modo di allenare e giocare ed un direttore sportivo non può fare scelte totalmente autonome come giocasse nella sua stanza a Fifa ’16, ma dovrebbe vincolarle allo stile di gioco ed alle necessità del mister. Poi esistono le eccezioni: se hai una occasione e puoi prendere un ottimo regista tipo Capezzi ed il tuo allenatore ti dice che gioca senza regista, o licenzi il mister perché una risposta così non esiste o l’allenatore ti dice, come Allegri nella conferenza stampa di 3-4 giorni fa, “tu intanto prendimi quell’ottimo giocatore, che poi studio come inserirlo”.

Da qui l’importanza per un ds di una scelta di un mister che abbia in comune con lui le “idee”, cosa che facilita, in teoria, il lavoro dell’uno e dell’altro. Ci saranno state queste idee comuni? Mah!

Nel concreto, se un allenatore chiede, chessò?, il mediano Coppola, io direttore sportivo non sono tenuto a prendere proprio Coppola, però se il tecnico mi dice che ha necessità assoluta di un mediano… prenderei un mediano, e non seguirei un Hegazy, difensore centrale.

Il tecnico si sta iniziando a togliere qualche sassolino dalla scarpa, ma non credo che non sapesse il modus operandi che ha contraddistinto il Perugia nell’era Santopadre – Goretti – Pizzimenti (certo, se il rimpianto del mister è quello di non aver avuto medianacci come Coppola o De Feudis… lasciamo perdere). Secondo me, tuttavia, questa modalità è almeno parzialmente disfunzionale per tutti e sempre: prendere un allenatore e chiedergli cose altre da sé non è molto utile, ma dolersene dopo da parte di Bisolone è da paraculi. Allo stesso modo, per par condicio, non puoi lamentarti del gioco del mister: è come corteggiare Rosy Bindi e poi incazzarsi perché è brutta.

Da questa esperienza, se analizzata con intelligenza, il Grifo può solo crescere perché può avere insegnamenti importanti.

 

STEP BY STEP. PRIMO STEP: SALUTI A BISOLI

La prima scelta in vista della nuova stagione, in tutti i casi, è quella inerente l’allenatore.

Fatto questo, andrà stilato col mister il programma del nuovo anno. Il primo step, quindi, è la scelta dell’allenatore e va fatto il prima possibile per utilizzare questo lasso di tempo dove tante squadre possono pensare ancora all’attualità per programmare e bruciare sul tempo le avversarie.

Confermerei Bisoli? Manco per scherzo!!!

Gli imputo, in sostanza, la mancanza di una idea di gioco, una gestione dell’organico deficitaria, non aver mai offerto uno spettacolo che invogli chi non fa parte dello zoccolo duro a venire allo stadio (prendiamone atto: in 3000 ci andiamo comunque, ma se vuoi arrivare a grandi risultati non puoi basarti solo su di noi) e la tendenza a vedere cose che noi umani non vediamo, che poi le partite raccontate da Bisoli in conferenza stampa dovevano essere proprio belle, se solo fossero state vere. Sinceramente io personalmente è da novembre che mi sento preso in giro da dichiarazioni che non ho mai visto come una difesa del gruppo, come detto da qualcuno, ma come alibi (c’è mancato solo il buco dell’ozono) spesso ad personam usati per prendere tempo.

Speriamo si trovi il modo di risolvere tutto nel più breve tempo possibile e nel migliore dei modi. E di voltare pagina.

La scelta del nuovo tecnico dovrà essere alla base di tutto, e poi col mister giù a studiare assieme le necessità del Grifo.

Tanto ci saremo, come sempre: già mi mettono pensiero 3 mesi senza partite ufficiali…

Forza Grifo!

 

Federico “Bisby” Basigli

Scritto da
il 17/05/2016.
Registrato sotto PERUGIA CALCIO, Primo Piano.

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