Esclusiva TifoGrifo. Breda: “Non chiamatemi normalizzatore. Il Grifo attuale è più forte di quello dello scorso anno. Da Alvini a Castori è cambiato tutto. Vi spiego le differenze tattiche. Il mio esonero? Un furto subìto. Fidatevi di Castagnini”.
Scritto da Redazione il 07/12/2022
Mister cosa porti in una squadra?
Io porto contenuti. Mi aggiorno continuamente, adoro allenare quasi più che giocare. La squadra che alleni é una tua creatura. Quando arrivo in una squadra analizzo i problemi e cerco le soluzioni. Non mi interessa parlare di impegno e grinta, ma di diagonali, contrasti, marcature. Le situazioni vanno tutte codificate e private di confusione. L’altro aspetto fondamentale è legato alla condizione fisica.
Tanti ti definiscono erroneamente normalizzatore.
Non sono un normalizzatore, sono un attivatore ed un codificatore. Mi è capitato di fronteggiare situazioni disperate. Terni, Latina, Perugia e Livorno, tutti esempi in cui abbiamo fatto cose egregie. I calciatori devono percepire la fiducia, molti vengono visti come capri espiatori. Qualche collega gli scarica addosso le colpa per tutelare se stesso. L’ultimo caso riguarda Blessin, che ha dato dei dilettanti ai propri calciatori. A Pisa nonostante ci fosse Maran, un eccellente allenatore, la squadra avvertiva poca fiducia. Con D’Angelo si sono ritrovati. La stessa cosa è avvenuta a Bolzano con Bisoli.
Qual è il tuo modulo ideale?
Un allenatore non deve essere esclusivamente legato ad un solo modulo. È opportuno conoscerne parecchi e scegliere quello giusto in base alle caratteristiche della rosa a disposizione. A Terni sviluppammo il 4-2-3-1, a Perugia il 3-5-2, a Livorno il 3-4-2-1. Il vantaggio di chi subentra è legato ad un numero di partite a disposizione che può analizzare.
Lo studio dall’esterno è privo di condizionamenti emotivi, è più razionale individuare le problematiche. Col cambio tecnico tutto si azzera, comprese le gerarchie.
Come giudichi il Perugia di Castori?
Il Perugia sta diventando una squadra che combatte con le giuste armi. Adesso ha finalmente l’identità di una squadra di Castori.
Il problema è su chi fare la corsa, basta leggere la classifica, ci sono squadre importanti in lotta per non retrocedere. Per fortuna nel calcio i nomi non contano.
Come mai ci sono tante difficoltà rispetto alla scorsa stagione?
L’attuale rosa del Perugia è competitiva, forse anche più forte di quella dello scorso anno, ad eccezione di Chichizola, un portiere fantastico. Quello che la squadra ha pagato è stato il cambio di filosofia da Alvini a Castori. Due allenatori molto bravi, ma tanto diversi. Durante lo scorso campionato , il Perugia è andato ben oltre i propri limiti, sarebbe stato meglio cambiare completamente, scegliere un allenatore che attuasse un modulo differente. Alvini sviluppa una pressione a tutto campo, uno contro uno, Castori lavora più di reparto e per un difensore diventa difficile tornare a fare lavoro di reparto. Il lavoro di Alvini aiuta molto la fase difensiva, perché si lavora con duelli individuali e con palle quasi sempre sporche. L’avversario da marcare è quasi sempre di spalle, quasi mai un calciatore che punti la linea difensiva. Cose che, invece, sono tornate con il calcio di Castori. Il lavoro tattico di Alvini è rimasto unico, quest’anno nessuno fa le stesse cose. Le novità di quel Perugia sorprendevano gli avversari mentre la serie B di quest’anno è molto classica da un punto di vista tattico.
Da calciatore hai mai vissuto le difficoltà che sta vivendo la rosa del Grifo?
Mi è capitato a Salerno nel 1995. Passammo da Delio Rossi a Franco Colomba. Con Delio Rossi eravamo Zemaniani, facevamo pressing totale e pressione alta a tutto campo. Con Colomba sviluppammo un 4-3-3 diametralmente opposto. Per la squadra, quel cambiamento rappresentò una sofferenza perché eravamo convinti di quello che facevamo. Problemi che avremmo avuto anche se fossimo passati da Colomba a Rossi.
Parlaci del tuo Perugia.
Ho trovato una società disperata con una rosa forte. Durante il primo periodo, non abbiamo fatto benissimo. Con il lavoro, abbiamo trovato la necessaria continuità, al resto ha provveduto l’ottima campagna acquisti di Gennaio. Goretti fu bravo nel prendere Gustafson, un centrocampista che aggiunse qualità. Pagammo forse una panchina corta e la mancanza di alternative. Penso all’infortunio di Bandinelli, la sua fu una grave perdita che compromise la nostra rincorsa verso le posizioni di vertice. Adattammo Buonaiuto, ma non garantì lo stesso rendimento.
E quell’esonero?
Fui esonerato senza avere la possibilità di misurarmi nei playoff che avevo conquistato sul campo con la squadra. Le reali motivazioni di quell’esonero non le conoscerò mai. Se la società aveva acquisito dubbi su di me dopo il derby contro la Ternana, avrebbe potuto mandarmi via dopo quella partita. Per come lavoravamo noi, la sosta avrebbe rappresentato l’occasione per presentarsi ai playoff in forma.
Quell’esonero lo percepisco come un furto nei miei confronti.
Il tuo era un bel Perugia.
Giocavamo col 3-5-2 che esaltò Di Carmine e Cerri. Cerri realizzò – giocando da seconda punta – il record di reti in carriera. Non ha più segnato così tanto neanche da prima punta. Nonostante l’imponente fisico, è dotato di grandissima tecnica. Riusciva a mandare Di Carmine negli spazi. Erano una coppia letale per gli avversari. Se mi avessero concesso tempo avrei sviluppato anche alternative tattiche.
Peccato che Diamanti non funzionò. Cosa successe?
Diamanti è un leader, dalla personalità forte ma talvolta discontinua, molto emotivo. Non devi inquadrarlo, è un anarchico nel senso buono, non egoista. Deve agire liberamente. A Perugia non stava benissimo da un punto di vista fisico, in quella struttura ben codificata era difficile da collocare, non era semplice trovare l’equilibrio in fase di non possesso. A Livorno, l’inserimento riuscì bene, avevo attaccanti che in fase di non possesso facevano quello che lui non avrebbe potuto fare. Facemmo un’impresa ancor più grande. Quando arrivai, la squadra era ultima con soli 3 punti in classifica.
Ci salvammo senza passare dai playout.
Che mercato devono aspettarsi i tifosi del Perugia?
Andranno via calciatori che faticano ad assorbire il 3-5-2 di Castori. Ci saranno acquisti mirati, non nomi di grido che servono a poco, ma interpreti adeguati. Castagnini lo conosco molto bene, è stato il mio direttore a Salerno, ha competenza ed equilibrio. Saprà attingere anche dalla Lega Pro, categoria che conosce molto bene e che ha vinto. È fondamentale presentarsi al calciomercato con la migliore classifica possibile. A cominciare dal prossimo turno contro la Spal, squadra che non ha ancora equilibrio e neanche tanta intensità.
In attacco cambierà qualcosa?
Di Carmine ha bisogno di fiducia continua e costante, deve sentirsi importante, quasi coccolato. Se non si sente protagonista, perde entusiasmo. Alcuni calciatori nella competizione si esaltano, altri perdono entusiasmo. A Perugia bisogna comprendere le caratteristiche degli attaccanti, e puntare con decisione su qualcuno.