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Un tuffo nella memoria del Grifo- Davide Baiocco, la maglia numero 98, e quei valori di lealtà che oggi trasmette a tanti giovani. Ecco il secondo tempo della sua vita.

Scritto da il 12/11/2018

Eccellenza Siciliana, una domenica di qualche anno fa…

Un giovane calciatore,- dicono sia un talento-, guarda con spavalderia il centrocampista avversario. “Il vecchietto non toccherà palla, a lui ci penso io, me lo bevo con due tocchi”. Il suo commento nasce da un pensiero colmo di arroganza.

Avanza indisturbato verso l’area di rigore avversaria dribblando avversari come birilli, fino a quando si ritrova di fronte il vecchietto. Sorride il giovanotto, ma è un ghigno superbo, grave colpa per chi non ha dimestichezza con l’umiltà. Tutto si sviluppa in un attimo, il vecchietto, -come lo ha definito il giovane,- disarciona il pallone dai piedi dello sfidante che non reggono al contrasto, e lo lasciano cadere a terra. L’effetto ricorda quello di una foglia arrugginita, spazzata via dal vento gelido in una giornata d’autunno.

Il giovane è fermo, spaesato, punito nell’orgoglio. Chi sei?, domanda con tono di voce stridulo.

Mi chiamo Davide Baiocco. Dopo aver compreso bene il nome del diretto avversario, il talentino si rialza di scatto, come animato da profonda ammirazione per chi ha mostrato forza ed umiltà. In quel preciso istante comprende che dovrà ancora maturare. “Oggi ho capito, grazie a Davide Baiocco, che senza umiltà non andrò da nessuna parte”. A fine partita i due si scambiano la maglia, onorando i veri valori dello sport.

Davide Baiocco, una vita nel calcio, “esattamente venticinque anni. Il calcio mi manca. Mi mancano le partite, il rettangolo di gioco, ma non il contorno. Il sistema andrebbe cambiato, rifondato totalmente. Altre realtà come quella spagnola, francese e tedesca nelle difficoltà hanno cambiato in meglio, hanno saputo rinnovarsi. In Italia siamo indietro”.

Baiocco ha appeso gli scarpini al chiodo in gennaio, “Momentaneamente, diciamo così. Lo sport è stato e sarà sempre parte integrante della mia vita. È cominciato il mio secondo con un percorso differente che riguarda il benessere e la salute. Tutto questo è possibile grazie ad una piattaforma che ha migliorato non solo il mio stile di vita, ma anche quello di tantissime persone, di numerosi giovani, e questo mi gratifica moltissimo”.

Baiocco, altruista in campo, non poteva non esserlo anche fuori. Chi ha a cuore il benessere e la salute del prossimo, la formazione dei giovani, contribuisce a promuovere quei valori di lealtà, di solidarietà che nello sport dovrebbero essere sempre mantenuti e coltivati.

Giramondo in bianconero, fino ai confini della Libia, una Supercoppa Italiana sollevata nell’agosto del 2002, città straordinarie in Italia, come la sua Perugia, e quel Grifo a cui è legato da una storia d’amore che nessuno potrà mai cancellare, neanche il fallimento del 2004.

Impossibile non ricordare la famiglia Gaucci: “Ai Gaucci mi legano sei anni della mia vita, non posso rimanere indifferente quando penso a loro. Ricordando Luciano,- che a Perugia chiamavano Uragano-, tornano alla mente momenti belli, tantissime vittorie, ma anche ritiri punitivi, litigi, minacce”.

Ricordi in agrodolce, un po’ come tante specialità della Sicilia, terra che lo ha adottato facendolo sentire un figlio naturale, secondo Sigmund Freud, la più bella regione d’Italia, un’ orgia inaudita di colori, di profumi, di luci, una grande goduria.

 “L’ultimo ricordo della mia esperienza a Perugia purtroppo non è positivo. Coincide con il fallimento, ma qui vorrei precisare che un’azienda può fallire, fa parte della vita. Diciamo che in alcune situazioni c’è stata poca chiarezza”.

Quel solo, unico e grande rammarico che ogni tanto riaffiora dalle sottili curve della memoria, facendo luccicare i suoi occhi vispi, dallo sguardo intenso.

“La cosa più brutta, difficile da digerire, è rappresentata dal fallimento. Avrei voluto chiudere la carriera in biancorosso e riportare il Grifo in A. Noi vecchietti avremmo meritato più trasparenza, avremmo dovuto e voluto essere maggiormente coinvolti nelle difficoltà. Con Alessandro Gaucci ho chiarito questi aspetti. Di lui apprezzo le enormi conoscenze in materia calcistica. Potrebbe intraprendere una brillante carriera dirigenziale dovunque”.

Tanti allenatori si sono avvicendati all’ombra di Pian di Massiano, soprattutto nella gestione Gaucci, ma Baiocco è stato fortunato, avendone incrociati due che hanno lasciato un segno importante nella storia biancorossa. Serse Cosmi e Stefano Colantuono, due facce della stessa medaglia, la vittoria, cercata, voluta, partita dopo partita.

“Serse mi ha consacrato nel calcio che conta. Ha rischiato puntando su di me, mi ha concesso la possibilità di rappresentare la squadra della mia città. Ho coronato il mio sogno, quello di ogni bambino. Con Stefano Colantuono ho vissuto una stagione molto soddisfacente da un punto di vista sportivo. È finita male per questioni societarie. Siamo arrivati a disputare la finale playoff per la promozione in serie A contro il Torino, segno che abbiamo lavorato bene. Due allenatori importanti, mentre in passato qualcun altro mi aveva illuso, c’era mancanza di fiducia che mi ha ferito come uomo, ma allo stesso tempo fortificato. Ho compreso che non si deve mai mollare. Ho ben impresso il concetto di resilienza”.

Tanti compagni di squadra, amici sparsi per il mondo, rapporti forti, intensi, custoditi gelosamente nel cuore.

“Dovrò migliorare nella gestione dei rapporti con i compagni. Non amo le telefonate di comodo. Anche se non li sento da tanto, rimangono importanti e li porto nel cuore. Un rapporto è vero proprio perché non può essere cancellato dal silenzio. Vedo Peppe Mascara, sento Pasquale Rocco e Marco Di Loreto che fa cose molto belle con i giovani, anche in ambiti extracalcistici”.

Quando si condividono emozioni, gioia e rabbia si intrecciano con sottile equilibrio, i rapporti si fortificano. È così che si vincono e si perdono le partite, e Baiocco ne ha giocate tantissime. Vittorie, certo, ma anche sconfitte. Ogni minuto di gara, ogni istante di partita è stato utile per crescere ed arricchire lo spirito, rafforzare l’animo.

“Ricordo tante partite, come quella all’Olimpico contro la Roma, la prima rete in serie A, il doppio derby vinto contro la Ternana nel 2004/05. Che vittoria quella del 4-0! C’è stata anche qualche sconfitta.”

Ci sembra ancora di vederlo con la maglia biancorossa, di sentire le voci che commentano in tribuna: “Guarda quanto corre il numero 98, Davide Baiocco, il Furino del Grifo, un figlio di Perugia come noi. E’ forte anche nei contrasti, te lo dico io, uno così non lo fermi facilmente. Quando glielo tolgono il pallone!”.

Svetonio diceva: “Acta est fabula, plaudite! La spettacolo è finito, applaudite”.

Non per te, caro Davide, dunque continua a correre, così come facevi con la maglia biancorossa numero 98, strappa il ritmo al tempo, risorgi con un altro respiro. Il secondo tempo della tua vita è appena cominciato.

Raffaele Garinella-Tifogrifo.com

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il 12/11/2018.
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