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Spezia-Perugia 4-2. Va in scena il festival dell’horror. Protagonista la difesa perugina.

Scritto da il 21/10/2017


Il Perugia non gioca Malesia Spezia, ma perde sonoramente. Tiene l’iniziativa, ma segna due reti e ne subisce quattro. Crea con una certa continuità dalla metà campo fino all’area di rigore, ma l’azione si perde negli ultimi venti metri. E, poi, la difesa tracolla (13 gol beccati in 4 partite) ormai votata al tragicomico, con errori da dilettanti a ripetizione, che vanificano nei momenti decisivi quanto di buono la squadra sta costruendo. La differenza tra Spezia e Perugia l’hanno fatta proprio le difese, con quella spezzina sempre arcigna, magari non elegante, ma efficace nel momento di massima pressione biancorossa; e quella perugina svagata, molle, sempre in affanno ad ogni sussulto avversario. Emblema della situazione, il terzo gol spezzino, arrivato intorno alla mezz’ora, a spezzare le speranze del Perugia dopo una ripresa giocata decentemente (Colombatto e Brighi su tutti) nella quale il Grifo aveva dimostrato di meritare il pareggio. Rilancio lungo della difesa spezzina, sulla palla Monaco e Volta si ostacolano a vicenda e danno il via libera all’ex Forte che dal limite batte Rosati, forse non impeccabile nella circostanza, come già nel secondo gol spezzino, sul quale si è fatto piegare le mani. E anche sul primo gol, regalato allo Spezia dopo neppure due minuti di gioco (tanto per non smentire il fatto che i perugini amano partire ad handicap regalando il vantaggio agli avversari) la difesa ha assistito statuaria al colpo di testa di e poi al tocco sotto di Masi. La reazione, dopo il 2-0 di Mastinu, c’è stata sul piano del gioco, ma non della concretezza e neppure della convinzione. In molti contrasti e in tutte le conclusioni si è palesata la fragilità del momento, che è tutta mentale. I grifoni hanno ormai perso sicurezze e fiducia in se stessi. E alle prime difficoltà si squagliano con una mollezza impressionante. La squadra ha sbandato di brutto, imprevedibilmente e ora ad essere sotto test c’è, inevitabilmente, la capacità di Giunti di saperla riportare sui binari, come si conviene ad un condottiero che amministra le doti tecniche e quelle psicofisiche dei propri giocatori. Da dove ripartire? I problemi sono molteplici, e sono anche tecnici, a partire dalla difesa, che era una delle certezze nelle scorse stagioni, ma che ora paga anzitutto le insicurezze di Rosati. Il portiere va certamente protetto, attraversa un periodo di difficoltà acuto e profondo. Forse la miglior tutela è dargli un periodo di lungo riposo, fermo restando che chi dovrebbe sostituirlo è, al momento, ovviamente un’incognita. Però occorre provarci, perché i difensori sbagliano troppo e troppo grossolanamente e devono essere messi condizione di non farlo, dandogli qualche garanzia in più tra i pali. Poi, se si riacquisisce qualche certezza dietro, occorre vedere se questo aiuterà tutta la squadra ad esprimersi secondo le proprie possibilità, che c’erano e rimangono, come a Spezia si è intravisto, purché si torni a giocare con la testa leggera, rischiando anche qualche giocata fuori dell’ordinario, osando, ma senza essere velleitari. Perché gli episodi non girano, è vero, ma non avvengono a caso e sono figli naturali di un atteggiamento incapace di cercare quelli favorevoli e di sventare quelli contrari. E perdere una partita giocata almeno alla pari beccando quattro gol da polli, è un’aggravante, non un’attenuante. E da queste spirali se ne esce solo con spirito di gruppo assoluto, cuore caldo, testa fredda e determinazione senza se e senza ma. Alla società e allo staff tecnico il compito di cercare, tutti e subito, questi ingredienti basilari per tentare il ricompattamento, anche sostituendo chi in questo momento non dà le dovute garanzie. Senza questo, la stagione che sembrava un film da Oscar, potrebbe volgere all’horror. E questo sarebbe un esito non rispondente ai valori effettivi della squadra. Martedì col Cesena sarà già redde rationem.

Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia

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il 21/10/2017.
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