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Spareggio Perugia – Torino, il ricordo di Tovalieri: “Il rigore più difficile della mia carriera. Qui ho lasciato un pezzo di cuore”

Scritto da il 09/07/2018
Vent’anni e non sentirli. Già, perchè a distanza di tanto tempo la gente ancora si ricorda di Sandro Tovalieri. Malgrado a Perugia fosse stato solo “di passaggio”. Novembre 1997 – settembre 1998: è questo il breve periodo in cui il bomber di Pomezia ha vestito la maglia biancorossa. Pochi mesi, ma sufficienti per lasciare un’impronta indelebile nel cuore dei tifosi. Di quell’annata, contrassegnata da molte difficoltà (furono ben tre i cambi di allenatore operati dal presidente Luciano Gaucci), si ricordano le 10 reti che contribuirono alla rincorsa dalla metà ai primi posti della classifica e soprattutto il calcio di rigore messo a segno nello spareggio di Reggio Emilia contro il Torino, che ha fatto impazzire di gioia le migliaia di tifosi arrivati al Giglio (allora si chiamava così) dal capoluogo umbro. Poi, una nuova avventura nella massima serie, prima di essere costretto, a malincuore, a fare le valigie e trasferirsi ai rivali storici della Ternana, squadra con cui, ironia della sorte, avrebbe già dovuto militare sei anni prima ma il tesseramento saltò per problemi societari. Abbiamo incrociato il Cobra al Museo del Grifo in occasione del suo secondo anniversario e affrontato diversi temi, anche i più scottanti.
E’ sempre bello tornare a Perugia…
E’ una sensazione gradevolissima tornare qui, perché in quella stagione ho lasciato un pezzo di cuore. Insieme ai miei compagni siamo riusciti a portare a termine una rincorsa difficilissima, terminata con un uno spareggio soffertissimo e tesissimo. Sapevamo che con quei 95 minuti potevamo passare come eroi. Quello che mi è rimasto è l’affetto della gente, che è la cosa più importante.
Che ricordo hai di quella partita e soprattutto di quel rigore?
Credo che questo ricordo me lo porto dietro a lungo perché non si può cancellare facilmente. E’ stato senza dubbio il rigore più difficile e pesante della mia carriera, perché se lo sbagliavi in campionato avevi la possibilità di recuperare, in questo caso invece no. L’ho calciato sotto una curva pienissima e dopo una settimana in cui avevo svolto pochi allenamenti, visto che avevo male ad un tendine. Avevo persino chiesto la sostituzione ad un certo punto, poi ha pareggiato Ferrante e non sono più potuto uscire. Però è finita bene. Ho visto gente che prima del tiro era girata di spalle e che poi è esplosa completamente. Si sa che in questi momenti si può passare da eroi a qualcos’altro…
Sei rimasto nel cuore di tutti, anche di coloro i quali non sono proprio avanti con gli anni. E’ merito soltanto di quella vittoria o c’è anche dell’altro?
Credo che lo spareggio sia la ciliegina sulla torta, ma anche il riconoscimento da parte del tifoso del nostro attaccamento alla maglia. Non ha mai mollato, ci sono stati anche dei momenti difficili con delle contestazioni quando le cose non andavano bene. Non abbiamo vissuto dei mesi tutti in allegria, ma il calcio era fatto così, di confronti e di litigate. Oggi magari è diverso. Se abbiamo lasciato un bel ricordo in sei mesi vuol dire che abbiamo dato qualcosina. La base di tutto è stato proprio l’attaccamento alla maglia e penso che lo abbiamo dimostrato.
In questo senso quant’è cambiato il calcio oggi? 
Magari anche i giocatori di oggi, anche se non tutti, sono attaccati, ma il calcio è diverso. Firmi un contratto di due o tre anni e magari rimani. Anche io avevo firmato per due anni, poi il mio presidentissimo (Luciano Gaucci ndr) aveva deciso diversamente. Io gli voglio un bene dell’anima, ma era un personaggio così focoso che se voleva raggiungere degli obbiettivi li raggiungeva.
Sul campionato di serie B appena trascorso che ne pensi?
Ho avuto la fortuna di lasciare dei bei ricordi in qualunque ambiente sia stato e quindi ho seguito un po’ tutti. Ma visto che è andata bene il prossimo anno non seguo più nessuno (scherza) e vediamo che succede…
Arriviamo al momento più difficile. Quanto ti è dispiaciuto dover lasciare questa squadra e questa città?
Sono passato da un momento di innamoramento totale da parte della città a quello di dover lasciare. Dopo due mesi ero in direzione Terni. Naturalmente grande rispetto per i tifosi rossoverdi (che lo hanno abbracciato con qualche anno di ritardo ndr), che mi hanno voluto bene e che sia a me che Cucciari ci hanno accolto benissimo nonostante arrivassimo dal Perugia. Purtroppo per il presidente se hai 33 o 34 anni sei vecchio. Avrei dovuto fare l’Altafini della situazione, ma mi sentivo ancora in grado di dare qualcosina. Diciamo che il nostro rapporto non era finito nel migliore dei modi, poi ci siamo spiegati e chiariti.
Un pensiero sull’attuale allenatore del Perugia, Alessandro Nesta
Ho avuto il piacere di giocarci contro facendo anche dei gol, ma gli faccio un grosso in bocca al lupo. Non mi piace giudicarlo vista la particolare situazione in cui è arrivato, ma spero di vederlo all’opera e che svolga un buon lavoro.
Conosci Santopadre? Che rapporto hai con lui?
E’ davvero molto buono. So quanto ci tenga a questa città e quanto voglia portare il Perugia ai massimi livelli. E’ stato anche giudicato per alcune sue scelte, ma esse sono rivolte al bene della società e al fine di realizzare qualcosa di diverso, ma certe volte non ci si riesce. Credo però che, siccome sono diversi anni che sta qui, la gente gli voglia bene.
Enrico Fanelli – TifoGrifo.com
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il 09/07/2018.
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