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Perugia-Pescara 1-2. Il sogno svanisce al tramonto. Una bella stagione finisce con una brutta partita dei grifoni.

Scritto da il 26/05/2015

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Il sogno finisce al tramonto. Peccato, il Perugia cede al Pescara dopo una partita di sofferenza, e dopo essere passato in vantaggio al 7′ della ripresa. Una sconfitta dalle mille amarezze e, c’è da giurarlo, dai tanti rimpianti nei mesi a venire. Si, perché i ragazzi di Camplone hanno sbagliato quasi tutto dall’inizio alla fine. Cinque giorni fa il Pescara ha ripreso i play off per i capelli, ora lascia sul posto L Perugia. A mezz’ora dalla fine della partita gli abruzzesi erano sotto e apparivano condannati, nonostante una partita che li aveva visti comandare. Dopo venti minuti, tutto era ribaltato, con i gol di Politano e di Bjarnason su rigore. Episodi? Storie di calcio, si dirà. Certo, ma nel calcio il caso ha un ruolo molto più marginale di quanto non si voglia far credere. Gli episodi spesso vengono perché una squadra li cerca, li persegue con determinazione. Il Pescara di oggi ha annichilito il Perugia giocando corto e accorto, impedendo ai grifoni di ragionare e ripartire, pressandoli senza tregua e con intelligente gioco di squadra. La chiave tattica è stata la mediana, con Verre e Rizzo incapaci di reggere il confronto coi dirimpettai abruzzesi e presi in mezzo tra i mediani Terreira e Memushay; e con Bjarnason che imperversava tra le linee. Risolta così la contesa in mezzo al campo, i pescaresi hanno avuto facile gioco anche sulle fasce, costringendo Fazzi (all’ultimo minuto ha sostituito Faraoni, infortunato nel riscaldamento: e qui si che c’è da maledire la sorte) e Crescenzi a rinculare dietro. Così il Perugia è stato indotto, di fatto, a giocare con un insolito 5/3/2. Un approccio difensivo più subito che cercato, sia chiaro. E più determinato da un atteggiamento mentale che da scelte tattiche preventive. Ma non per questo giustificabile. Perché, aldilà delle strategie di gioco, i grifoni sono scesi in campo contratti, insicuri, timorosi di giocarsi il tutto per tutto in una partita secca. L’esatto contrario degli abruzzesi che, obbligati a vincere, hanno giocato fin dall’inizio per un solo risultato. Ma in casa Perugia non può che essere massimo il rammarico visto che, nonostante un primo tempo sofferto in trincea, Goldaniga aveva portato avanti i biancorossi. E che, quando sembrava che il Pescara avesse perso qualche certezza, è riuscito a raddrizzare il risultato con l’ex Politano, anche grazie ad una papera goffa di Koprivec : purtroppo ogni tanto, nei momenti importanti, il portiere, peraltro bravo, si smarrisce. Dopo l’1-1, gli equilibri psicologici della partita si sono di nuovo rovesciati. Pescara baldanzoso, Perugia incerto e timoroso. Così, quando è arrivato il 2-1 su rigore, a molti è sembrato un epilogo inconsciamente atteso dai grifoni. Il finale è stato solo reazione nervosa dei perugini. Che qualche apprensione ai pescaresi l’hanno creata solo con palle lunghe e sporche, cioè il tipo di calcio che è l’antitesi di quello proposto da Camplone per tutta la stagione. Ma non è bastato. Come non basta questa amara ed evitabile sconfitta per cancellare una stagione comunque molto positiva. Però oggi prevale l’amarezza dei grifoni, restati dieci lunghi minuti sotto la nord a ricevere un applauso significativo e caloroso dei tifosi, comunque grati a Camplone e ai ragazzi. Il rammarico è inevitabilmente il sentimento prevalente sul calare della sera, per quello che poteva essere e non si è stati capaci di realizzare anzitutto per propri demeriti, fatti comunque salvi i meriti del Pescara. E il futuro è ora tutto da scrivere. Probabilmente non ci sarà Camplone, anche se il tecnico ha detto che in settimana si vedrà con la società. Ma lo stesso tecnico, condannato dalla squadra della sua città, ha detto che una delusione così è difficile da metabolizzare.

Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia

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il 26/05/2015.
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