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Perugia-Carpi 0-1. Grifoni, sconfitta immeritata, prestazione sconclusionata.

Scritto da il 25/09/2018

Una sconfitta immeritata, ma una prestazione senza luci. Il Perugia perde col Carpi e sul Curi, sferzato da una tramontana precoce e pungente, scende il gelo del pubblico perugino, che saluta la fine della partita con una raffica di fischi. La squadra di Nesta si salva solo sul piano dell’impegno e dell’agonismo. Per il resto, quanto a idee di gioco, nulla si è palesato, e neppure intravisto. Ci vuole tempo, si è detto nelle settimane scorse, per assemblare un gruppo tutto nuovo e per testare le capacità di un tecnico anche lui esordiente nel calcio che conta. E tempo ancora si deve ragionevolmente concedere. Ma sarebbe anche bene che qualche abbozzo di identità nella manovra del Perugia si cominciasse a consolidare, per non perdere definitivamente la bussola e, con essa, le prospettive e le speranze di una stagione nata con aspettative non certo anonime. Rispetto a Palermo, gli innesti di Bianco, Mazzocchi, Cremonesi e, in avanti, di Kingsley non producono nel primo tempo sostanziali miglioramenti dal punto di vista della manovra. Il Carpi “pane e salame” di Castori, come si sapeva, pressa a uomo, chiude gli spazi, sporca tutte le traiettorie della palla, e con due passaggi in verticale arriva alla conclusione. Niente di eccezionale, ma tanta concretezza e, quando serve, anche le maniere forti e le perdite di tempo. Il Perugia non ci si raccapezza, manovra ostinatamente lento e involuto, mai giocate veloci, cambi di fronte repentini e precisione nei passaggi, come sarebbe necessario per stanare gli emiliani. Davanti, Melchiorri e Kingsley sono serviti poco e male, ma ci mettono del loro con imprecisioni e ritardi. In mezzo al campo, Bianco in regia non fa girare la squadra. Dragomir si accende a corrente alternata, Falasco e Mazzocchi non entrano mai nel vivo del gioco, anche se è proprio l’esterno destro a procurare il rigore nel finale di tempo. Solo che sul dischetto si presenta Moscati che, alla 150esima partita, pensa bene di festeggiare spedendo il pallone in curva. Un errore/orrore pesantissimo, che indirizza negativamente una partita e un risultato altrimenti destinati ad altri esiti. Lottano, i grifoni, non si tirano indietro nei contrasti e sulle seconde palle, ma questo, alla fine, sposta la partita sul terreno voluto da Castori. Qualcosa di meglio si vede nella ripresa, anche se delle sostituzioni di Nesta solo quella di Vido per Moscati è sembrata poter cambiare qualcosa. Sbagliato un contropiede innestato da Vido e sprecato da Melchiorri, il Perugia becca il gol nella più classica delle azioni che Castori insegna ai suoi ragazzi: rinvio lungo da metà campo, spizzata di Arrighini, palla sul filo del fuorigioco a Mokulo che la infila sotto il sette. È già passata la mezz’ora e si capisce che sarà molto difficile per il Perugia raddrizzare il match, perché le idee scarseggiano, gli spazi pure e calano anche le forze psicofisiche. Finisce così con una sconfitta tutto sommato immeritata, una partita ostica come si pensava. Il Perugia deve guardarsi dentro e capire se il progetto di gioco (che pure ci sarà nella testa del tecnico, anche se non si è ancora capito) si adatta alle caratteristiche dei giocatori in rosa. Il tempo ancora c’è, ma chi ha tempo non perda tempo.

Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia

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il 25/09/2018.
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