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Foggia-Perugia 2-1. Grifo Principe Azzurro, rianimata un’altra Cenerentola.

Scritto da il 14/10/2017


Terza sconfitta consecutiva del Perugia, adesso in caduta libera. Quattro cadute in cinque partite e tre Cenerentole rilanciate in successione (Brescia, Pro Vercelli e Foggia). La crisi ora è certificata, profonda, apparentemente inspiegabile. La (ormai) solita svagatezza difensiva, la ormai puntuale incertezza di Rosati, le maglie larghe e i reparti distanti sulle ripartenze del Foggia, due gol subiti per errori grossolani, senza reagire, e nessun pericolo vero creato, nessuna azione costruita con la convinzione di potercela fare, nonostante un pur lodevole possesso palla. Poi allo scadere della prima frazione, l’assolo di Han, l’unico a metterci cuore e testa nel primo tempo, e il rigore trasformato da Di Carmine. Quindi, una ripresa che avrebbe dovuto essere almeno tutta grinta e morsi, visto che il gioco spumeggiante delle prime giornate è uno sbiadito ricordo, ma che si trasforma in una rincorsa confusa e senza lucidità. La qualità non si è vista e gli errori in fase di impostazione si sono sprecati, il Perugia ne ha azzeccate poche e, per dirla tutta, non ha avuto neppure gli episodi dalla sua parte (leggasi traversa di Terrani al 90’). Il tutto, condito da un livello di cattiveria agonistica del tutto insufficiente per sostenere grandi ambizioni perché, mentre i foggiani, quando era il momento, randellavano, i grifoni hanno preferito specchiarsi accademicamente nelle proprie virtù pregresse. Alla fine il pareggio sarebbe stato in sostanza anche meritato, visto che il Foggia è calato di ritmo e ha commesso molti errori. I pugliesi hanno anche avuto un paio di occasioni in contropiede, sventate da interventi pregevoli di Nocchi, entrato a inizio ripresa al posto di Rosati, che ha accusato un malessere nell’intervallo. Però sono stati i grifoni a tenere l’iniziativa, ma è mancata precisione negli ultimi venti metri, sintomo di un disegno di gioco che ha perso la freschezza, la propositività e la convinzione di inizio stagione. Il Perugia quando è aggredito non sa più cosa fare, o almeno non sa più come deve farlo. Si smarrisce alle prime difficoltà, come se difettasse l’autostima. Giunti assicura che il Perugia saprà tornare su quei livelli. Ad oggi, però, non vi sono indizi per supportare questa tesi. Aldilà anche dei risultati, la crisi del Perugia sembra di quelle da psicanalista. Qualcuno sostiene che si sarebbe rotto l’incantesimo nello spogliatoio. Altri puntano il dito contro una preparazione atletica che sarebbe stata troppo mirata ad una partenza sprint. C’è anche chi minimizza e ritiene che la crisi sia un calo fisiologico, come se ne attraversano sempre nel corso di una stagione. Sta di fatto che il cigno superbo delle prime giornate si è trasformato in un anatroccolo zoppo, goffo e incerto. Troppo brutto, forse, per essere vero. Ma quale sia l’alchimia per farlo tornare bello, o almeno forte, questo è un rebus di cui oggi non si sa chi, come e quando troverà la chiave. Nel frattempo, il campionato incombe con la trasferta di La Spezia, campo dove la tradizione non sorride al Grifo. Eppure, il Perugia in Liguria dovrà dare segnali inequivocabili di svolta vera perché, anche se appena venti giorni fa era impensabile, non è più tempo di analisi blande e di atteggiamenti interlocutori.

Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia

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il 14/10/2017.
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