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Brescia-Perugia 2-1. Grifoni molli, li punisce in rimonta l’ex Caracciolo.

Scritto da il 30/09/2017

Giunti l’aveva detto, questa era una partita da affrontare con la testa giusta. Ma i suoi non l’hanno ascoltato. E il Brescia operaio, organizzato, capace di chiudere tutte le linee di passaggio, ha fatto meglio del Perugia per quasi tutta la partita. Sul piano tattico, poi, il pressing alto e la superiorità costante a centrocampo dei bresciani, con i due esterni Cancellotti e Furlan a spingere costantemente, ha impedito al Perugia di fare il suo gioco, specie sulle fasce, e lo ha costretto a ricorrere con troppa frequenza alle palle lunghe. Ma è stato sul piano della cattiveria agonistica che i grifoni hanno sostanzialmente perso l’incontro. Già nel primo tempo, le rondinelle di casa volavano più alte dei grifoni. Questione di centimetri, ma anche e soprattutto di determinazione, che è mancata negli uomini di Giunti mentre è abbondata in quelli di Boscaglia. Così si spiegano i tanti errori negli appoggi e l’incapacità di essere squadra nelle fasi cruciali e nelle giocate decisive. La grinta feroce che si era vista contro il Frosinone è latitata a Brescia. E, forse, anche sul piano fisico si è intravisto qualche calo rispetto al recente passato, anche se resta da stabilire se le gambe hanno ceduto in conseguenza della testa, cioè di un approccio mentale sbagliato e remissivo. Sul piano della valutazione dei reparti, in avanti i tre attaccanti, pur potendo contare su diversi uno contro uno, si son segnalati come solisti e hanno sbagliato, oltreché tutti i cori, anche gli assoli, a volte per eccesso di leziosismi. I trequartisti, oggi tutti e tre in campo, non hanno inciso, ingabbiati tra i centrali di centrocampo e di difesa dei lombardi, con ampie giustificazioni per Falco che rientrava dall’infortunio e non ha ancora una preparazione adeguata. In mezzo, nessuna illuminazione di Colombatto e men che meno di Bandinelli e Bianco, per non dire di Emmanuello, subentrato. Dietro, gli esterni sono usciti poco dal guscio (il gol è nato, guarda caso, da uno dei pochi cross di Pajac) mentre i centrali e il reparto difensivo tutto devono interrogarsi a fondo sul fatto che è bastato da solo il pur bravo Caracciolo, entrato a mezz’ora dalla fine, a ribaltare il risultato. Eppure, il Perugia era riuscito a passare in vantaggio con un’incornata magistrale, da ariete, del solito Han. A maggior ragione la sconfitta, pur meritata sul piano agonistico, pesa e lascia l’amaro in bocca. Perché, per quanto immeritato, il vantaggio e, poi, il pareggio, avrebbero potuto  essere gestiti con maggiore attenzione e con l’oculatezza che richiede la serie b. Questione di concentrazione, questione di cinismo. Questione di carattere e di doti agonistiche che, forse, non sono la dote precipua di questa squadra, contro la quale, non a caso, gli avversari la giocano sempre con l’accetta in mano e il coltello tra i denti. Peccato, alla fine, la sconfitta, che per certi versi richiama i limiti agonistici già intravisti a Palermo e che, fosse stata evitata, avrebbe anche dato continuità alla vittoria col Frosinone e proiettato il Perugia in testa da solo, in attesa del posticipo di lunedì del Frosinone con la Cremonese. Invece, è quasi tutto da rifare. Ripartendo, certamente, dal gioco acquisito ma, soprattutto,  dalla consapevolezza che in cadetteria per far pesare la qualità del gioco occorre, prima, dare tutto sul piano della lotta.

Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia

Scritto da
il 30/09/2017.
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