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Bisol1 ed un primo bilancio

Scritto da il 30/12/2015

Bisbylandia

 

Difensivista e garibaldino. Lavoratore e “patacca”. Bisolone, ossia Bisol1, in pochi mesi ci ha già fatto vedere tutto ed il contrario di tutto. Argomento.

Le prime partite sono state un calvario. Squadra rinunciataria, baricentro appoggiato alla propria trequarti come una panza sul divano dopo il pranzo di Natale, Ardemagni lasciato solo là davanti che nemmeno il povero Gagarin nello spazio aperto e sconfinato, popolato solo da difensori avversari, con le forme di vita sue alleate a lanciare pallonate che il povero numero 9 doveva cercare di stoppare alla bell’e meglio e scaricare su qualche compagno a qualche decina di metri da lui.

Col senno di poi, avendo visto che esiste anche altro, c’è chi imputa il non-gioco delle prime uscite ad un fattore fisico, chi ad uno tattico, chi ad uno psicologico. Direi che le tre cause concorrono alla spiegazione, ma se devo dare una scala gerarchica il fattore fisico- che c’è- mi sembra il meno influente. Ci sta, perché la preparazione è piuttosto robusta e ci sta un sovraccarico iniziale: Bisoli l’ha sempre fatto presente e anche alcune partenze stentate, come a Bologna o Cagliari, lo testimoniano. Ci sta meno se si pensa alla partita casalinga col Cesena, ed alle successive battute di arresto con, per dirne un paio piuttosto avvilenti, Ascoli e Bari. Anche la costruzione di un senso di squadra, sempre da riedificare dopo grandi cambiamenti in rosa, è un fattore importante e forse, abituati come siamo a vedere rivoluzioni costanti, gli abbiamo dato poco peso.

 

L’impressione che il Grifo dà è che se la squadra riesce a mettere la partita su un determinato binario, prende consapevolezza e forza, come una pallina che incrementa la velocità su un piano inclinato. Non è ancora capitato spesso, ma quando è successo (Brescia, Livorno, Cesena, partite comunque giocate per parecchi minuti in superiorità numerica) la sensazione è stata di un Perugia davvero forte e solido, capace di abbinare attacchi veementi e solidità difensiva. Spesso, come detto soprattutto nelle prime fasi del campionato e fuori casa, è però prevalsa una visione dell’approccio alla gara attendista, apatica, che se da un lato ha permesso una protezione difensiva altissima, dall’altro ha inibito totalmente l’istinto “sessuale” per il gol.

 

In questo il mister ha la scusante di una rosa non completa, che lo ha costretto a schierare spesso giocatori poco freschi o al limite dell’infortunio, cosa che in un campionato serrato e compresso con 20 partite in 3 mesi e mezzo non è una scusante da poco. A ciò c’è da aggiungere che se l’anno scorso mancavano, in rosa, il bomber ed il portiere che desse sicurezze, quest’anno le carenze sono venute fuori con l’assenza del terzino e del centrocampista. Se Bisolone non avesse estratto dal cappello Zeblì avremmo avuto difficoltà ad arrivare a 3 persone a centrocampo, mentre la “Zambrottizzazione” di Spinazzola è stata una scelta decisiva per coprire l’evidente buco presente sulla fascia sinistra di difesa (se compri Alhassan con una situazione fisica da definire non puoi lasciare che sia unico in quel ruolo). A questo deve aggiungersi il lavoro fatto su Drolè, che step dopo step sta diventando un fattore importante. Accantonati gli esperimenti da seconda punta, da quando Bisoli lo ha programmato sul comando, che penso gli abbia scritto anche sulla porta di casa,

 

“SALTA L’UOMO, ARRIVA SUL FONDO CONVERGENDO

POSSIBILMENTE VERSO L’AREA E METTILA IN MEZZO FORTARELLA”

 

Drolè riesce spesso a raggiungere l’obiettivo consegnando a Ardemagni o chi per lui (tipo Zapata a Vercelli) premi produttività sotto forma di assist al bacio. Grandi meriti a Bisoli, in questi eventi, perché portare a questo livello giocatori con poca o nessuna esperienza (in senso generale o relativo al ruolo) è stato un lavoro importante sia da un punto di vista tecnico-tattico che di costruzione di patrimonio per la società. Importante, in questo senso, è anche il fatto che ci siano un buon numero di calciatori di proprietà, che sicuramente, rispetto ad un prestito, garantiscono un attaccamento alla maglia maggiore (ripenso sempre al buon Politano che, quando venne in prestito in serie C, per non rischiare di farsi male saltò sulla palla contro il Pisa) e la possibilità di una rendita futura.

 

Ecco, un altro concetto che è stato determinante per le sorti del Grifo è stata la scelta dell’impostazione base. All’inizio del campionato Bisoli era arrivato a cambiare modulo anche 2-3 volte in una partita, spostando i giocatori continuamente. Il mio parere è che variare i moduli, quando hai una squadra che ha una identità definita, è un valore aggiunto, variarli quando non sai ancora cosa sei è un ulteriore fattore ostativo alla creazione di una tua personalità.

Da quando il Grifo ha deciso di quale identità dotarsi, e da quando ha iniziato a lavorare per renderla sempre più solida, in quel momento è iniziata l’uscita dalla palude. Dopodiché, quando l’identità sarà pienamente acquisita, allora e solo allora pensare a varianti non sarà più un problema ma un importante bonus. D’altronde lo spogliatoio pare saldo (e con qualche cessione si puntellerà anche meglio), e la preparazione atletica secondo me è davvero un grosso punto a favore del mister, se si pensa che nonostante le emergenze e giocatori non al meglio a livello fisico atleticamente in campo non siamo sembrati mai in grossa sofferenza.

 

Il Perugia con Bisoli è una squadra verticale, che cerca l’attacco piuttosto che il possesso palla, e paradossalmente ricorda il primo Perugia di Camplone non solo per il modulo (quello alla fin fine lascia il tempo che trova) quanto in alcune fasi del proprio atteggiamento. Ad esempio sugli esterni, con i dovuti paragoni, Cangi e Liviero bassi facevano un gioco simile a Del Prete e Spinazzola, mentre sulle fasce Politano e Fabinho (Rantier) supportavano la punta centrale (Ciofani- Ardemagni) in maniera affine a come fanno Drolè e Parigini (Zapata, Fabinho, Guberti).

 

Le fasce per assurdo sono più importanti ora sia perché i mediani attuali, per varie ragioni, si inseriscono ancora un po’ meno sia perché- e questo è stato un peccato originale- manca un giocatore che dia ordine. Detto che l’Esposito di quell’anno è meglio perderlo che trovarlo, la soluzione Taddei è evidentemente un ripiego, a mio avviso. Grandi meriti a Rodrigo per essersi fatto trovare pronto, ma un regista più puro a me non dispiacerebbe. In estate parlavo di Capezzi, Paredes e Mandragora, prestiti all’epoca percorribili (specie il primo, che a mio avviso sarebbe stato il più utile). Oggi Ronaldo dell’Empoli potrebbe essere davvero una valida alternativa (oltre che un bel battitore di punizioni, così evitiamo l’opzione “puntatone di Belmonte”). Se poi il Milan volesse dare minuti di campo a Jose Mauri e in A non ci fosse nessuno interessato… Ma di mercato faremo in tempo a parlarne.

 

Tornando a Bisoli, le interviste rilasciate dopo alcune partite mi avevano fatto dubitare della sua visione del calcio. Sentirlo quasi estasiato dopo prestazioni al limite dell’osceno mi aveva fatto sorgere molti dubbi, mettiamola così, con quei racconti delle gare quasi onirici, come fossero le memorie di un personaggio un po’ “patacca” dello splendido Amarcord di Federico Fellini, certo con meno poesia. Capisco la difesa del gruppo e del proprio lavoro, ma se le prestazioni sono scadenti e tuttavia l’ambiente dimostra comunque di aver compreso la necessità di attendere una fase di rodaggio più lunga di altre volte (nonostante la rosa sia stata allestita in tempi abbastanza veloci), almeno ci si possono risparmiare commenti fin troppo immaginifici che all’esterno fanno dubitare della possibilità di una inversione di rotta.

Peccato veniale, si dirà, ed è vero, ma al tempo stesso buona parte del pubblico viene da una storia che consente una disamina piuttosto oggettiva delle situazioni: gli applausi dopo la sconfitta nei playoff o dopo l’1-4 contro il Novara penso siano abbastanza significativi. C’è poco da inventarsi, e se in un campionato di 42 partite qualcuna ne canni, è nello stato delle cose. L’importante è che non si rinunci a giocarle, e su questo passi avanti ce ne sono stati, ed evidenti.

 

Ora.

 

Gennaio scompaginerà i giochi, anche se alcuni valori già sono piuttosto chiari e quindi è possibile non si verifichino “terremoti”.

Il Cagliari per me è di un’altra categoria, il Crotone ha un vantaggio abissale, tanto che per entrare ai playoff, prendendo a riferimento la classifica dello scorso anno (ottavo l’Avellino a 59), gli basterebbe mettere insieme i 14 punti fatti nel girone d’andata dal derelitto Como (!), sai che sforzo.

Vedo molto bene il Novara, che quest’estate ha fatto un ottimo mercato (Casarini, Galabinov e Faraoni, per dirne alcuni), e bene il Pescara, che per numero e qualità ha una delle migliori mediane della serie B e davanti ha pescato il jolly con Lapadula.

Forse pagherà un po’ nel ritorno il Brescia e non mi aspetto sfracelli nemmeno dal Bari (la rosa più anziana della Serie B, al momento, e l’incognita del cambio allenatore… peccato che Agostinelli sia andato a Tirana…), mentre Perugia, Cesena ed Avellino (ero sicuro che con un attacco con gente come Trotta- Castaldo- Tavano- Mokulu ed un bel centrocampo gli irpini sarebbero rientrati nelle zone alte) hanno sicuramente le carte in regola per restare nelle alte sfere, dove potrebbero reinserirsi l’Entella e soprattutto lo Spezia, che è la squadra che, con l’Avellino, era “l’intrusa” nella parte sinistra della classifica. Una decina di squadre per due posti da promozione diretta (col Cagliari che ha in mano la prenotazione per uno dei due) e sei da playoff.

Penso che oggettivamente non siamo da primi due posti, perché recuperare 12/15 punti al Crotone con in mezzo ottime squadre come Novara e Pescara mi sembra eccessivo, né tantomeno da restare fuori dai playoff. Un target potrebbe essere quello tra il quarto ed il settimo posto.

Con i giusti puntelli in rosa, che permetteranno di infoltire numericamente la truppa di Bisoli ed evitare “spremiture” eccessive, col giusto atteggiamento in campo, la squadra potrà giocarsi la promozione ai playoff.

Che il 2016 ci porti tanta gioia, allo stadio come a casa.

Tanti auguri a tutti, e forza Grifo!

 

Federico Basigli – TifoGrifo.com

Scritto da
il 30/12/2015.
Registrato sotto PERUGIA CALCIO, Primo Piano.

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