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Approfondimento tecnico a cura di Michele Antognoni

Scritto da il 05/03/2015

Approfondimento_antognoni

Ed è subito sera.
Neanche il tempo di gioire per il bel filotto di vittorie ed una ritrovata quadratura, presagi di un futuro dal respiro balsamico d’alta quota, che ci tocca commentare invece un altro passo falso per sintetizzare il quale scomodiamo niente meno che Ungaretti ed uno dei suoi capolavori, simbolo dell’ermetismo: in poche, pochissime parole tanti concetti e tante sensazioni. Ed è subito sera, per l’appunto. Vediamo di capirci qualcosa.
Troppo facile prendersela con gli assenti che hanno finito con lo stravolgere un assetto che aveva restituito certezze, vittorie ed entusiasmo. Ma purtroppo è in parte cosi (e non tanto per colpa dei sostituti) ed in parte è colpa dell’atteggiamento tattico sbagliato tenuto nel primo tempo. Scendiamo nel dettaglio.
1) Corroborato dai recenti successi, in previsione della sperata e probabile coda dei play off, constatata oltretutto la squalifica di Hegazy e la non perfetta condizione fisica di alcuni (Crescenzi, Fossati, Fazzi e Ardemagni) e con Lanzafame febbricitante,Camplone ha dato spazio a chi nell’immediato e in prospettiva gli possono garantire alternative su cui poter contare, con l’obiettivo dichiarato di farli sentire parti importanti del progetto play off e mettergli minutaggio nelle gambe. Comotto e Taddei possono vantare un curriculum che in serie B non ce l’ha nessuno, Falcinelli è pur sempre il capocannoniere della squadra e Vinicius ha gioventù e gamba, tant’è che ieri ha fornito la prima, convincente (per quanto non esaltante) prestazione da che è a Perugia. Il giusto tempo che occorre ad un ragazzo di 21 anni passato in poco meno di due anni dalle spiagge di Copacabana, alla sponda destra (in tutti i sensi in quanto -per definizione – laziale) del Tevere per approdare dalle parti di Lido Santino. Il problema non è che i sostituti siano andati male singolarmente (Comotto invero ha fatto il suo, Taddei ha giochicchiato, facendo girar bene la palla pur sbagliando parecchio quando in realtà da lui ci si attende che faccia la differenza, Falcinelli ha sgomitato e si è dannato l’anima pur senza incidere): il problema è che si è smarrita la squadra. Il Perugia del primo tempo di ieri somigliava paurosamente all’ultima Italia di Prandelli: una squadra priva di identità che imbarcava acqua dietro, spenta a centrocampo dove non si è quasi mai sfruttata la superiorità numerica, inconsistente in attacco. Fabinho, già acciaccatino e svogliato di suo, senza gli spazi a disposizione e senza Ardemagni al fianco ha detto a Dionisi di pensarci lui a imitarlo. Peccato che Dionisi giocasse col Frosinone. Giacomazzi, senza Hegazy al fianco e con Taddei in mezzo non solo è tornato ‘più basso’ dei venti centimetri che aveva acquistato con Hegazy vicino. Si è permesso pure la licenza -suicidio che è costata l’1-0: tentato scambio in verticale sulla trequarti nostra con Taddei di una leggerezza che nemmeno in amichevole contro il Bar Paolo, palla persa, innescato Dionisi che con una finta l’ha messo col culo per terra e partita messa perfetta sui binari del Frosinone. Complimenti: giustamente Camplone lo ha lasciato a negli spogliatoi a sorseggiare il the caldo offerto dal Bar Paolo.
2) Il Frosinone, lo sanno anche i sassi, gioca sempre nella stessa maniera. Stellone deve essersi ripassato per bene le lezioni di tattica sul 4-4-2 di Arrigo Sacchi. Con la non trascurabile differenza che ‘luomo straordinerio’ di Fusignano, aveva come terzini Tassotti e Maldini anziché Matteo Ciofani e Crivello che coi piedi che si ritrovano sarà pur vero che sarebbero stati perfetti interpreti de ‘o zappatore’ di Mario Merola, ma sono funzionali nei ristrettissimi spazi del Matusa al recupero delle posizioni dietro la linea della palla. È tutto qui il gioco del Frosinone: 4-4-2 con aggressione sistematica del portatore di palla avversario con zero spazi a disposizione per gli avversari per le ripartenze. Sulle quali invece, sfruttando gli errori nel palleggio degli avversari, costruisce le proprie azioni da rete con fiondate in velocità sull’imprendibile Dionisi o sugli esterni (il provocatore Soddimo e in alternativa su Paganini o Carlini) o palla lunga per le spizzate di Daniel Ciofani. Punto. Gioco zero. In mezzo al campo cerniera perfetta tra Gucher e l’ottimo Gori (che ha pure preso per il collo Falcinelli), per non parlare dei due centrali difensivi Blanchard e Russo che non saranno elegantissimi ma dalle loro parti non passa nemmeno uno spillo. Il Perugia a disposizione per mettere in difficoltà il Frosinone aveva due soluzioni: o aspettarli come ha fatto l’Avellino che infatti li ha uccellati 3-0 e colpirli in contropiede (usando le loro stesse armi), oppure (come il Perugia ha fatto solo il secondo tempo) creare la superiorità numerica sulle due fasce con le catene Vinicius- Verre e Faraoni-Rizzo con Taddei ad innescare ora l’una ora l’altra con conseguente giocata al centro dell’area o per la inzuccata di Falcinelli (che ha infatti mancato il gol di un niente) o per l’inserimento di una mezzala come Verre e Rizzo che infatti hanno avuto un’occasione importante a testa. Piccolo dettaglio: questa seconda opzione è stato possibile utilizzarla solamente sullo 0-1 prestando il fianco al micidiale contropiede del Frosinone che infatti con l’insopportabile Soddimo prima (non si è smentito e ha messo le mani in faccia a Faraoni prima, e a Rizzo poi…), con Carlini poi e con Frara infine -complice una sciagurata chiusura di Goldaniga dalla parte di Baldan con conseguente buco dalla sua parte di 30 metri di campo- ha potuto vincere la partita. Sarà bene, in prospettiva non poi cosi peregrina di affrontare nuovamente il Frosinone ai play off, capirla bene la lezione di come gioca il Frosinone. E più in generale sarà bene per l’intera serie B capire in fretta e per bene (se è ancora in tempo) come stanno facendo il Frosinone ed il Carpi a scappare verso la A: del modo di giocare (identico per entrambe anche se il Carpi ha più qualità) e di affrontarle si è detto sopra. Resta solo da dire che sia il Carpi che il Frosinone hanno apportato solo 3 ritocchi di qualità all’organico della stagione passata. Ci vuole del tempo per costruire una squadra vincente: col tempo anche Matteo Ciofani e Crivello possono far parte di un gruppo che è ad un punto dalla zona A. È una lezione che a Perugia o peggio ancora a Bologna, Catania, Bari non si vuole capire.
Sabato arriva il Lanciano, l’unica squadra che nell’intero girone di andata ci abbia dato una lezione di calcio, reduce oltretutto dalla vittoria che gli hanno scippato a Vicenza, nientemeno. 4-3-3 assai allegro in difesa ma molto, molto pericoloso in attacco con Gatto, Thiam e Monachello. Fortuna che mancherà per squalifica Mammarella, arma letale stile Mel Gibson, sulle palle inattive.Torniamo alle certezze, alla solidità, alla identità: facciamo tornare il sole, che la sera è passata.
Michele Antognoni – TifoGrifo.com

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il 05/03/2015.
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